tag:blogger.com,1999:blog-8571328645660738549.post3539573298227201268..comments2023-10-30T11:07:12.251+01:00Comments on L'eminente dignità del provvisorio: Ma dov’è la grande narrativa? (botta e risposta tra Marco Cimmino e Gabriele Marconi)Unknownnoreply@blogger.comBlogger7125tag:blogger.com,1999:blog-8571328645660738549.post-26995002430510937872008-06-17T17:20:00.000+01:002008-06-17T17:20:00.000+01:00Probabilmente è per questo che mi occupo di quello...Probabilmente è per questo che mi occupo di quello che scrivono gli altri: un po' come uno che è negato per il basket e finisce col fare l'arbitro...Comunque, il dibattito tra Gabriele e me, è, soprattutto, un divertissement tra due amici che si conoscono troppo bene. Benchè qualcosa di vero ci sia.<BR/>Davvero scrivo tanto male?<BR/>Sono mortificato!Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8571328645660738549.post-81975995554548385162008-06-09T17:52:00.000+01:002008-06-09T17:52:00.000+01:00Questo Cimmino non sa scrivereQuesto Cimmino non sa scrivereAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8571328645660738549.post-9617059156057410382008-05-20T10:25:00.000+01:002008-05-20T10:25:00.000+01:00Sono contento che la nostra chiacchierata sia stat...Sono contento che la nostra chiacchierata sia stata di stimolo... Ad ogni buon conto (come penso abbiate intuito) la nostra è stata una provocazione estremizzata delle nostre rispettive preferenze: poi ci sono sempre dei territori comuni (romanzi belli e punto) dove incontrarsi e andare totalmente d'accordo.Gabriele Marconihttps://www.blogger.com/profile/13428133603556453192noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8571328645660738549.post-78586980146070889322008-05-20T10:04:00.000+01:002008-05-20T10:04:00.000+01:00Volevo scrivere ieri sera, ma ero un pò stanco e n...Volevo scrivere ieri sera, ma ero un pò stanco e non ero riuscito a leggere attentamente l'articolo e i vostri commenti.<BR/><BR/>Diciamo che è veramente un grande impiccio. Perchè alla fine ha sia ragione Marconi quando dice che Gadda alla fine non scompare mai dalle pagine, ma anche ragione Cimmino nel dire che una pagina di Gadda, nel suo "pasticciaccio" è veramente eccezionale, anche se devi prendere l'effervescente per leggerla tutta. <BR/><BR/>Però io credo che non si possano fare delle distinzione nette e precise, mi è quasi praticamente difficilissimo. Anche io non leggo Follet, King e Grissman perchè mi fermo già alla copertina troppo americana, e anche su tutti sono entusiasti e me lo consigliano, non sono ancora riuscito a leggere Khaled Hosseini, però invece mi sono sparato a grandi dosi Coelho. Allo stesso tempo mi piace Gadda, Proust, e sono affascinato da Celine o dall'Ulisse di Joyce. Oppure amo la pedagogia di Pennac la freschezza di Pennac.<BR/><BR/>Mi verrebbe da dire: l'importante è chi si legga. Poi alla fine le cose veramente belle si incontrano lungo il cammino se si vuole, perchè anche la letteratura è un percorso nostro, tutto personale.<BR/><BR/>E la penso uguale sul fatto di una letteratura pedagogica: sono scelte, di vita, oppure casuali. E dietro non c'è sempre una tentazione bacchettona. Ci sono volte in cui ci si vuole perdere nell'estetismo e nelle difficoltà, e a volte in cui si ha bisogno di leggere (o anche di scrivere) qualcosa che si pensa possa esser d'aiuto.<BR/><BR/>Tutto qui? :)Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8571328645660738549.post-62211667506338306732008-05-19T19:33:00.000+01:002008-05-19T19:33:00.000+01:00"perchè dei contenuti intesi come via pedagogica a..."perchè dei contenuti intesi come via pedagogica alla narrativa non sappiamo cosa farci".<BR/><BR/>Concordo, caro Roberto, e d'altronde sai quali sono le mie idee in fatto di letteratura :-)<BR/><BR/>"Gomorra" non l'ho letto neppure io, a volte sono tentato di affrontarlo per togliermi la curiosità, poi lascio perdere. Vorrei capire cos'è davvero: se si tratta di un romanzo inchiesta, non m'interessa; ma potrebbe trattarsi di una qualche interessante ibridazione a cui è destinato il romanzo contemporaneo. <BR/>Il dibattito tra Cimmino e Marconi è sicuramente interessante, tuttavia io sono più possibilista. Da debenostiano -:-))) - amo le differenze, l'estremo diversificarsi delle possibilità. <BR/>In un interessante scritto che possiamo trovare su "Superate questa linea", Salman Rushdie risponde alle pretese illazioni sulla "morte del romanzo" sostenendo che le "forme ibride" sono letterarie e fondamentali quanto le altre, se hanno la giusta qualità letteraria. L'arte del romanzo sopravvive anche attraverso la letteratra di viaggio di Kapuscinsky, oppure di mediazione culturale come quella di Magris o il riesame dei miti operato da Calasso. "Gomorra" potrebbe benissimo rientrare in quel filone del "romanzo giornalistico" inaugurato negli States da Tom Wolf... Questo non significa che mi piaccia, però io non faccio testo. <BR/>In fin dei conti la letteratura non si è mai posta di questi problemi, semmai se li pone il mercato. E' o no letteratura Montaigne, e dove mettiamo i trattati sull'Amore di Michelet o Stendhal? E Leopardi? Uno stesso autore può sperimentarsi in varie forme e ibridazioni, senza per questo lasciarsi invischiare dalla saggistica o dal cosiddetto "impegno".<BR/><BR/>Concordo con te che la letteratura, quella vera, rifiuta ogni forma di "pedagogia". Purtroppo in Italia, quella attuale, questo proposito latita: facciamo romanzi pedagogici, telefilm pedagogici, film pedagogici e canzoni pedagogiche. Un'indecenza.<BR/><BR/>Per quanto riguarda il narrare, o meglio, il narrare storie o no, credo che un romanzo non possa esimersi dal narrare. Narrano anche Musil e Broch, che è tutto dire. Personalmente credo che un romanzo, in quanto tale, debba però rifiutarsi di diventare un film (anche se il buon Lynch ha rotto le regole). Kundera, ne "L'immortalità", spiega bene il concetto divagando per tutto il romanzo in micro narrazioni e digressioni, entrando nella storia come autore, filosofeggiando... Eppure non ci si annoia mai. Ce lo spiega lui stesso mettendosi a pranzo con un suo amico a mangiare il pollo: romanzi come "I tre moschettieri", gli spiega, sono lineari, narrano una storia solo per costringerti a star lì per sapere come va a finire. Intento nobile, ma riduttivo. Viceversa, continua, io posso volermi godere il gusto di questo pollo all'infinito, sentirne il profumo, distinguerne le sfumature, descriverlo. La letteratura è piacere. Alla fine è questo che conta.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8571328645660738549.post-33180517846265966802008-05-19T18:54:00.000+01:002008-05-19T18:54:00.000+01:00Sì, davvero un bel dibattito, altro che ventidue l...Sì, davvero un bel dibattito, altro che ventidue lettori, questo è "IL" problema di tutti noi malati di letteratura :))<BR/>Contenuti vs/stile? Semmai, storia e storie vs/scrittura perchè dei contenuti intesi come via pedagogica alla narrativa non sappiamo cosa farci. Gomorra sarà un bellissimo libro, onore al merito di Saviano ma la mia copia rimane intonsa a raccogliere polvere. Degli scrittori americani che avete citato - lo confesso, faccio ammenda - non ho letto nulla. Neanche di Stephen King, malgrado le raccomandazioni di Federico Zamboni che a suo tempo mi ha prescritto dosi massicce... "leggi On writing!", mi ha detto... l'ho comprato ma l'ho solo sfogliato, però mi aspetta nella mia libreria. In compenso ho letto - avidamente - tutti i libri di John Grisham. Saranno pure, i suoi, "disprezzabili best-seller di genere" ma la scrittura si paga il biglietto da sola. Lo consiglio ai diffidenti, pregevole anche quando esce fuori dal collaudato circuito del legal thriller.<BR/>Infine, sono d'accordo con Claudio quando si sofferma sul piacere della lettura indipendentemente dal "sapere come finisce". "Avventurarsi" in un romanzo di Marco Lodoli (il miglior scrittore italiano, a mio parere), ad esempio, è un'esperienza di (piacevole) alienazione che lascia, dopo la lettura, la sensazione che descriveva Gabriele... di meraviglia, di disorientamento. Un po' come i migliori racconti della Ortese o di Landolfi.Roberto Alfatti Appetitihttps://www.blogger.com/profile/14592903799948988750noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-8571328645660738549.post-77420843045556829532008-05-19T16:42:00.000+01:002008-05-19T16:42:00.000+01:00Che bel dibattito, di quelli che si leggevano ai t...Che bel dibattito, di quelli che si leggevano ai tempi d'oro della letteratura e della critica letteraria. E' stato piacevole leggere entrambi, trovarsi tra due concezioni apparentemente opposte della letteratura che però trascurano (o vogliono appositamente trascurare) la terza (che è poi la "sintesi").<BR/>Come Marco Cimmino sento talvolta che la narrazione in sé non è l'essenziale (penso a certi scrittori odierni, da Lucarelli a Cataldo: ottime idee e trame, ma scrittura zero), mentre la scrittura è alla base della letteratura vera (penso a Tondelli, che scriveva: "Il linguaggio è tutto"). Uno scrittore come Massimiliano Parente non lo leggo per "sapere come finisce", piuttosto mi inebrio delle sua straordinaria prosa e per il desiderio di "andare oltre" (lo stesso vale per Moresco).<BR/>Come Gabriele Marconi, tuttavia, penso anche che scrivere in modo coinvolgente, costruire trame complesse e apparentemente divaganti in strutture "ampie", e magari piacere al pubblico, non significa per forza scrivere male. <BR/>E' sicuramente un dibattito ampio, da approfondire, che però solo la letteratura può risolvere. Probabilmente non esiste una formula assoluta (per fortuna), e non è detto che i due intenti non possano coniugarsi il più possibile.<BR/><BR/>Concordo comunque con Gabriele Marconi: King è un grande scrittore, e non lo metterei con Follet o Forsyte. King ha scritto cose di genere, ma anche prove notevoli per azzardo letterario come appunto "It" o "La storia di Lisey", che torcono scrittura e forma all'inverosimile, mandando in frantumi ogni concezione lineare sullo scrivere best-sellers.Anonymousnoreply@blogger.com