martedì 6 settembre 2011

Chapeau, professor Seedorf

Dal Secolo d'Italia del 6 settembre 2011
Definirlo un intervento a gamba tesa potrebbe sembrare esagerato, ma di certo Clarence Seedorf non è stato tenero con i selezionatissimi partecipanti al Workshop Ambrosetti, il prestigioso appuntamento di Cernobbio di cui fanno parte personalità come Shimon Peres, Jean-Claude Trichet, Josè Maria Aznar ma anche politici italiani di primo piano come Tremonti, Brunetta, Alfano e Frattini.
Il ruolo che gli avevano confezionato gli organizzatori del seminario era quello, decorativo , del testimonial: raccontare le proprie imprese sportive, emozionare con garbo, intrattenere gli illustri ospiti senza scossoni, allegerire le tensioni che, inevitabilmente, avrebbero condito le discussioni sulla profonda crisi che viviamo.
Compitino che Noemi Cantele (tricolore di ciclismo), Elisa Di Francisca (campionessa europea di fioretto), Maurizio Felugo e Stefano Tempesti (pilastri del Settebello campione del mondo) hanno assolto “brillantemente”. Meno diligente, invece, il fuoriclasse del Milan, campione dalla spiccata personalità (anche fuori dal campo) che non s’è mai lasciato intimorire dai fischi o condizionare dagli applausi.
«Ho seguito il dibattito e credo che tutti voi, politici, industriali ed economisti avreste qualcosa da imparare dallo sport», ha esordito spiazzando la platea. «In questo momento – ha aggiunto – servirebbe un sano ritorno ai valori di base, all’impegno e al sacrificio. Di tutti». Poi, l’affondo: «Da osservatore credo che vi manchi la capacità di accettare e di elaborare la sconfitta. Per noi dello sport è pane quotidiano. In vent’anni di carriera calcistica ai massimi livelli so che ogni risultato può essere raggiunto soltanto se si impara a gestire i momenti di crisi. Nessuno dovrebbe nascondere a se stesso la realtà e dovrebbe ripartire riconoscendo gli errori fatti».
Non solo: «Ogni squadra con la quale ho vinto la Champions aveva dovuto smussare problemi nello spogliatoio e cambiare strategia in corsa. Non c’è alcun risultato senza tanta tanta fatica. E qualche bagno di umiltà. In questo lo sport può essere illuminante per tutti. Anche per chi decide i destini della nostra politica e della nostra economia».
Fuor di metafora: basta litigi e personalismi. Fuori il coraggio, quello necessario per assumere le decisioni impopolari, prima che arrivi il temuto fischio finale.
Chapeau, professor Seedorf.

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