Articolo di Giovanni Tarantino
Dal Secolo d'Italia del 6 settembre 2011
Per fortuna si gioca. Lo hanno ammesso in molti: non se ne poteva più. E va bene che il calcio italiano fa acqua da tutte le parti, che stiamo andando giù in picchiata, che solo l’1% dei giocatori del nostro campionato sono giovani italiani under 21, che siamo in balìa di stranieri di ogni nazionalità, che le nostre società hanno fatturati assurdi e che per di più uno sciopero o una serrata hanno fatto slittare la prima giornata di campionato. Ma adesso si era superato ogni limite. La crisi d’astinenza del tifoso italiano sta per finire, domenica prossima si gioca.
Improvvisamente si è trovato l’accordo tra Lega e Associazione italiana calciatori, il sindacato di categoria guidato dall’ex romanista Damiano Tommasi. Un accordo irraggiungibile a ridosso del 28 agosto, data che avrebbe dovuto segnare l’inizio del campionato di serie A. «Le parti sono distanti» si diceva diplomaticamente alla vigilia della prima giornata che mai si sarebbe giocata. Troppo distanti. Ora si sono riavvicinate, come per incanto. Come se non esistessero più problemi, o come se all’improvviso fossero stati tutti risolti.
Invece non è stato risolto quasi nulla. La Lega adesso vuole ascoltare le richieste dell’Assocalciatori e pare disposta ad accettare la proposta di accordo-ponte che Tommasi aveva esposto già a fine agosto. Quella che, per intenderci, molti presidenti avevano giudicato allora «inaccettabile». Inizialmente sembrava che il problema fosse legato alla tassa di solidarietà, ma dopo i calciatori hanno affermato che l’avrebbero pagata senza problemi e senza gravare sui club. I club, dal canto loro, «mettevano le mani avanti», come si suole dire, ribadendo che i calciatori beneficiano di contratti al netto – caso unico o raro nel mondo del lavoro, dove i pochi fortunati che vengono contrattualizzati beneficiano di contratti al lordo – e che quindi non sentivano ragione. Poi si è scoperto che il problema non era nemmeno questo. Il problema erano gli articoli 4 e 7 del contratto dei calciatori, che riguardano i giocatori fuori rosa e gli allenamenti differenziati. Della serie chi è causa del suo mal pianga se stesso: diverse squadre hanno oltre trenta calciatori, molte tra queste non disputano competizioni europee. C’è un problema di esubero, molti giocatori di fatto non servono ai rispettivi allenatori. Sono i figli di un mercato di scambi che l’ha fatta da padrone negli ultimi anni: giocatori ceduti in prestito che poi fanno ritorno alla casa madre senza potere essere utilizzati. Finiscono per allenarsi a parte, rimangono “congelati” fino a gennaio, non scendono in campo e non vengono ceduti. L’Assocalciatori era intervenuta in loro difesa. L’altra casta, come è stata ribattezzata, quella dei presidenti, adesso firmerà la resa, i calciatori in esubero saranno reintegrati nelle rose e si alleneranno coi compagni. La Lega è pronta a firmare il rinnovo del contratto.
Ma molti maligni avevano pensato che, in realtà, dietro il diniego dei presidenti si celasse altro, che il vero problema non era firmare l’accordo-ponte. Diverse squadre erano ancora incomplete, il calciomercato si sarebbe concluso in 31 agosto in Italia, e il 5 settembre per alcuni campionati esteri. Le rose di alcuni club erano da sistemare, con giocatori considerati in esubero da sistemare o da convincere a trasferirsi altrove. Risolti questi problemi, per una soluzione che ha fatto comodo a molti ma non ai tifosi, adesso si può cominciare.
Tanto per fare degli esempi, a pochi minuti dalla conclusione della sessione estiva di mercato il Milan ha rilevato Nocerino – che dovrebbe sostituire in panchina l’infortunato Flamini – dal Palermo, il cui presidente Zamparini ha smantellato una squadra salvo concludere tre acquisti, Alvarez, Barreto e Della Rocca a 28 minuti dalla chiusura delle trattative. L’Inter, che aveva ceduto Eto’o ai russi dell’Anzhi e Pandev al Napoli, ha preso Forlan e Zarate al fotofinish, mentre la Juventus, che non ha preso nessuno degli acquisti che quotidianamente nel corso dell’estate annunciava Tuttosport, non è riuscita a fare fuori Amauri, che ha rifiutato tutte le proposte che gli sono giunte dalla Turchia e adesso, grazie all’articolo 7 di cui sopra si faceva menzione, potrà essere reintegrato in rosa e allenarsi coi compagni. E con ogni probabilità non scenderà mai in campo.
Nel frattempo i buongustai si sono consolati guardando in tv le partite del campionato spagnolo e di quello inglese. C’è chi delira per il Barcellona, chi crede nel riscatto del Real Madrid di Mourinho; chi invece preferisce il calcio d’Oltremanica, meno spumeggiante di quello spagnolo, o meglio catalano, ma a modo suo spettacolare. Lo dimostrano, per esempio, gli 8 gol che il Manchester United ha rifilato all’Arsenal una decina di giorni fa. A suon di gol e di bel gioco, Sky illustra ai tifosi italiani immagini di un calcio che non è perfetto ma che dà spettacolo; dove esistono i buchi e i crack finanziari ma anche la cantera. Dove l’ossessione per la vittoria non cancella l’attenzione verso il bel gioco. Meno male, tuttavia, che domenica si ricomincia col nostro campionato, altrimenti di questo passo, a guardare il calcio degli altri, oltre a talenti come Sanchez e Pastore, e oltre ai posti in Champions League, forse perderemmo anche i tifosi...
Giovanni Tarantino
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