Articolo di Graziella Balestrieri
per L'eminente dignità del provvisorio
Il Principe ovviamente è Francesco De Gregori, per brevità chiamato artista!
“Chi è ferito e non cade, ma continua ad andare. A sbattersi nel buio senza farsi vedere…ma tu guarda il mio cuore mangiato, l’amore ha sempre fame, non l’avevi notato e dice con disinvoltura, senza paura dice: “mai”, senza paura mai. E fa curvare i pianeti e fa piegare la schiena, tutta la notte, aspetta un saluto e a pensare “ti amo”.
E il cielo è ancora scuro,ma la notte è passata , e poi l’amore indecente, che si lascia guardare, l’amore prepotente che si deve fare e gli amori ormai passati e ancora vivi nella mente che dell’amore non si butta via niente… che si gioca per vincere e chi vince è perduto” (Cardiologia, Calypsos, 2006)
E il cielo è ancora scuro,ma la notte è passata , e poi l’amore indecente, che si lascia guardare, l’amore prepotente che si deve fare e gli amori ormai passati e ancora vivi nella mente che dell’amore non si butta via niente… che si gioca per vincere e chi vince è perduto” (Cardiologia, Calypsos, 2006)
Disse quella mattina il Principe al Cielo, che di quella stella il Cielo si era oramai innamorato. L’aveva vista sola sola brillare lontano dalle altre. L’aveva vista perdersi e ritrovarsi, piccola nel suo mondo, svagata mentre vagava tra milioni di anni. Il Cielo così immenso ne ebbe dapprima sorpresa poi se ne spaventò innamorandosene e chiese alla Luna, alla Notte, al Sole, al Giorno e al Mare di dargli un aiuto perché da quel momento non avrebbe più potuto vivere senza il sorriso splendente di quella Stella. E lei che se ne stava in giro ad aspettare chissà cosa, piccola e dalle punte sempre chinate in giù per provare sempre vergogna e non perder timidezza, seppe dal Principe che il Cielo le aveva mandato un saluto d’amore, voleva che ella sapesse e che in cuor suo custodisse e contemplasse quell’amore destinato a morire prima ancora che a nascere.
Così il Cielo convocò il Sole e chiese “tu che puoi devi donarmi ciò che ancora non ho, devi donarmi ciò che solo tu puoi togliere. Mi serve, mio caro Sole che tu il giorno dorma ancora un po’, che tu faccia sì che la mia notte duri anche un’istante in più, cosicchè io possa avere il tempo di amare e custodire la mia stella, di proteggerla e di avvolgerla nella notte, muoio al pensiero che tu possa negarmi il mio colore azzurro e ciò che mi rende immenso”.
Il Sole accettò e dal mattino dopo, quando il Cielo gli strizzò l’occhio, si ritirò e ricomparve la Luna, ricomparve la notte, tutto scomparve nel buio, si intravedeva solo il loro amore. Il Principe che era stato scelto venne preso da un altro pianeta, portato con forza fra il mare e le nuvole a camminare su queste, con le sue parole diventare un messaggero tra il Cielo e la Stella, con la promessa che un giorno sarebbe ritornato da dove era venuto. Il Cielo lo scelse poiché l’unico in grado di cantare le cose che lui non sapeva, l’unico che avrebbe dato un senso eterno a un amore che di felice avrebbe avuto solo l’eternità nel ricordo. Fu fatto custode, il Principe, di quell’amore, con un cappello sempre in testa e lo sguardo rabbuiato dalla gioventù. Quando il Cielo lo convocò, il Principe non si tirò indietro: “Eccomi qua sono venuto a vedere lo strano effetto che fa… per questa voce che dovrebbe arrivare fino all’ultima fila oltre al buio che c’è e al silenzio che lentamente si fa e alla luce che taglia il mio viso improvvisamente eccoci qua… siamo venuti per poco perché per poco si va… abbiam lasciato soltanto un momento la nostra vita di là” (La valigia dell’attore,1997).
Il Sole accettò e dal mattino dopo, quando il Cielo gli strizzò l’occhio, si ritirò e ricomparve la Luna, ricomparve la notte, tutto scomparve nel buio, si intravedeva solo il loro amore. Il Principe che era stato scelto venne preso da un altro pianeta, portato con forza fra il mare e le nuvole a camminare su queste, con le sue parole diventare un messaggero tra il Cielo e la Stella, con la promessa che un giorno sarebbe ritornato da dove era venuto. Il Cielo lo scelse poiché l’unico in grado di cantare le cose che lui non sapeva, l’unico che avrebbe dato un senso eterno a un amore che di felice avrebbe avuto solo l’eternità nel ricordo. Fu fatto custode, il Principe, di quell’amore, con un cappello sempre in testa e lo sguardo rabbuiato dalla gioventù. Quando il Cielo lo convocò, il Principe non si tirò indietro: “Eccomi qua sono venuto a vedere lo strano effetto che fa… per questa voce che dovrebbe arrivare fino all’ultima fila oltre al buio che c’è e al silenzio che lentamente si fa e alla luce che taglia il mio viso improvvisamente eccoci qua… siamo venuti per poco perché per poco si va… abbiam lasciato soltanto un momento la nostra vita di là” (La valigia dell’attore,1997).
Il Cielo che nella sua grandezza appariva così insicuro e tremolante chiese consiglio al Principe dicendogli “io non so se sono capace di amare, voglio provare, ma lei è sfuggente, non osa guardarmi, trema e vuole che richiami il Sole, dice che di questa notte non ricorderà nulla perché al mattino il giorno avrà fatto il suo dovere, mi dice che potrebbe stancarsi di spiarmi fra le nuvole, dice che forse un giorno potrei abbandonarla per un’altra stella. Dice di scaldarsi tiepidamente di giorno e di aspettare alla finestra il segnale della Luna che con due occhi grandi e neri le fa cenno di scendere giù e lei piccola piccola si riscalda immediatamente e immediatamente io ne avverto il calore così tanto da farmi arrossare ed il Sole mio amico che se ne va a dormire dietro ai monti. Tutto ciò che è vita ci circonda. Ma lei trema accanto a me, io la avvolgo tra le mie nuvole dico al vento di non spostare il suo sorriso e dico a me stesso di non voler mai più che la mia stella sia di un altro cielo. Lei che ricambia il mio amore, ha paura. Ma non è vero, mio Principe diglielo tu che le starai sempre accanto, che se io dovessi non amarla più scatenerei l’inferno dei cieli, radunerei i fulmini, le tempeste migliori, le pioggie e nessuna stella brillerà più perché il Cielo morirà”. Il Principe andò di buona lena dalla Stella e le comunicò nel modo suo quello che il cielo voleva dirle. Andava di giorno il Principe, era questa la sua missione: continuare a essere il buio anche di giorno per far brillare l’unica Stella degna del suo Cielo. E sì la notte, ti potevi fidanzare con la luce dei treni… e un uomo con il cappello che ti accompagna alla fermata e tu che prendi la sua mano e pensi adesso si che sono innamorata. E non importa niente se non capisci che non era vero, c’è sempre tempo per un’altra mano e per un sogno ancora intero. Prendila come viene, prendila come vuoi non ti impicciare più della tua vita che non sono affari tuoi. Prendila come viene, prendila come va, Stella stellina, Stella cadente, Stella stellina" (Stella stellina, Viva l’Italia,1979).
Fu una notte che il Cielo si addormentò disperato ed in preda all’ira, non trovava la sua Stella. Gli avevano comunicato che lei insieme a tante altre sarebbe dovuta cadere, scomparire, sarebbe scomparsa nel nulla e lui, il Cielo non l’avrebbe più rivista. Svegliò il Mare scese giù in fretta e gli disse “mi servono i tuoi abissi, questa notte i tuoi abissi per me e la mia Stella, niente e nessuno dovrà separarci, aiutaci a continuare il nostro viaggio”. Il Mare fu preso da spavento, non aveva mai visto il Cielo così agitato ma non disse no anzi quella notte gli fece cenno di scendere giù e ad un certo punto scomparve l’orizzonte. Il Mare chiamò le sue onde che arrivarono così in alto a rubare la Stella, e il Cielo e lei caddero giù insieme nell’abisso. Fu la notte di un amore consumato, fu quella notte che non si amarono mai più. Fu il momento in cui il Cielo capì che la Stella prima o poi se ne sarebbe andata perché in quella notte aveva raggiunto il massimo della luce. Lei gli aveva donato tutto, lui ad un certo punto chiamò la pioggia per iniziare a piangere. Caddero tante lacrime e il Cielo capì che quell’amore prima o poi avrebbe preteso la normalità e lui così immenso ed infinto, questo non poteva darglielo.
Fu una notte che il Cielo si addormentò disperato ed in preda all’ira, non trovava la sua Stella. Gli avevano comunicato che lei insieme a tante altre sarebbe dovuta cadere, scomparire, sarebbe scomparsa nel nulla e lui, il Cielo non l’avrebbe più rivista. Svegliò il Mare scese giù in fretta e gli disse “mi servono i tuoi abissi, questa notte i tuoi abissi per me e la mia Stella, niente e nessuno dovrà separarci, aiutaci a continuare il nostro viaggio”. Il Mare fu preso da spavento, non aveva mai visto il Cielo così agitato ma non disse no anzi quella notte gli fece cenno di scendere giù e ad un certo punto scomparve l’orizzonte. Il Mare chiamò le sue onde che arrivarono così in alto a rubare la Stella, e il Cielo e lei caddero giù insieme nell’abisso. Fu la notte di un amore consumato, fu quella notte che non si amarono mai più. Fu il momento in cui il Cielo capì che la Stella prima o poi se ne sarebbe andata perché in quella notte aveva raggiunto il massimo della luce. Lei gli aveva donato tutto, lui ad un certo punto chiamò la pioggia per iniziare a piangere. Caddero tante lacrime e il Cielo capì che quell’amore prima o poi avrebbe preteso la normalità e lui così immenso ed infinto, questo non poteva darglielo.
Il Principe così raccontava: “Avevano parlato a lungo di passione e spiritualità. E avevano toccato il fondo della loro provvisorietà. Lei disse sta arrivando il Giorno chiudi la finestra il mattino ci scoprirà. E lui sentì crollare il mondo, sentì che il tempo gli remava contro…lei disse misteriosamente "sarò sempre tardi quando ritornerai” e lui buttò un soldino nel Mare, lei lo guardò galleggiare, si dissero “Ciao” per le scale e la luce dell’alba da fuori sembrò evaporare” (Compagni di viaggio, Prendere e lasciare,1996).
Il Principe aveva capito e disse al Cielo che avrebbe dovuto fare un altro sforzo,un tentativo, che rinunciare a dirle le cose sarebbe stato come rinunciare a se stessi. Il Cielo voleva donare alla sua la Stella un’altra notte magnifica da ricordare, più cose lui gli avrebbe donato di se stesso più ricordi il loro amore avrebbe custodito. Così disse al Principe “questa notte vai tu da lei e dille quello che già sai”. Il Principe che di notte non aveva mai viaggiato bussò alla porta della Stella e disse “Buonanotte, buonanotte amore mio, buonanotte tra il telefono ed il cielo, ti ringrazio per avermi stupito per avermi giurato che è vero… buonanotte questa notte è per te…. buonanotte fra le stelle e la stanza, per sognarti devo averti vicino e vicino non è ancora abbastanza. Buonanotte tra il mare e la pioggia, la tristezza passerà domattina e l’anello resterà sulla spiaggia…buonanotte questa notte è per te” (Buonanotte fiorellino, Rimmel, 1975).
Ma la Stella che oramai non provava il sorriso di una volta girò la coda e disse al Principe “Principe io non amerò che il mio Cielo ma se il mio Cielo mi ama come io amo lui, che mi desideri allora! e che mi venga a prendere, che mi porti lontano ,che mi porti da dove vieni tu. Chiedo solo un giorno ed una notte, che io possa vedere quanto il suo amore gli faccia tremare la mano nel tenere la mia sotto al calore del Sole e di notte come sempre la mia luce sarà il suo occhio migliore. Se io rinuncio a brillare per lui, lui dovrà rinunciare ad essere per tutti sempre presente. Altrimenti volerò via e solo il ricordo rimarrà e queste tue parole.
Ma la Stella che oramai non provava il sorriso di una volta girò la coda e disse al Principe “Principe io non amerò che il mio Cielo ma se il mio Cielo mi ama come io amo lui, che mi desideri allora! e che mi venga a prendere, che mi porti lontano ,che mi porti da dove vieni tu. Chiedo solo un giorno ed una notte, che io possa vedere quanto il suo amore gli faccia tremare la mano nel tenere la mia sotto al calore del Sole e di notte come sempre la mia luce sarà il suo occhio migliore. Se io rinuncio a brillare per lui, lui dovrà rinunciare ad essere per tutti sempre presente. Altrimenti volerò via e solo il ricordo rimarrà e queste tue parole.
“Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno, giuro che lo farò e oltre l’azzurro della tenda nell’azzurro io volerò, quando la donna cannone d’oro e d’argento diventerà senza passare per la stazione l’ultimo treno prenderà. In faccia ai maligni e ai superbi il mio nome scintellerà e dalle porte della notte il giorno si bloccherà…. e con le mani amore per le mani ti prenderò e senza dire parole nel mio cuore ti porterò e non avrò paura se non sarò bella come dici tu, ma voleremo in cielo in carne ed ossa e non torneremo più, senza fame e senza sete e senza ali e senza rete voleremo via. Così la donna cannone quell’enorme mistero volò, tutta sola verso un cielo nero nero si incamminò, tutti chiusero gli occhi nell’attimo esatto in cui sparì” (La donna cannone, La Donna Cannone, 1983)
Il Cielo apprese dal Principe questa richiesta e chiese un’ultima volta di poterla incontrare. Chiese ospitalità al Mare e al Sole cosicchè al momento del tramonto in Cielo ci sarebbe stata la prima stella, la sua unica Stella. Non cambiò nulla del suo sguardo verso di lei, disse alla nuvola di raccoglierla e di farsi fiore con delicatezza e di avvicinarla a lui. Spense il Sole ed il Mare divenne coperta su cui sdraiarsi ancora un’ultima volta. Lo sapeva che quella era l’ultima volta, la Stella non sarebbe più tornata indietro. Le prese la mano e le disse “Bellamore bellamore non mi dimenticare, isola in mezzo al mare, lampada nella sera, Stella Polare. Bellamore bellamore fatti guardare nella luna e nel sole… questa notte che viene non darà dolore ,questa notte passerà senza farti male, questa notte passerà o la faremo passare. Bellamore bellamore non te ne andare tu che conosci le lacrime e le sai consolare, non mi lasciare tu che non credi ai miracoli ma li sai fare. Questo tempo che viene non darà dolore, questo tempo passerà senza farci del male o lo faremo passare” (Bellamore, Canzoni D’amore, 1992).
La Stella lo guardò per un’ultima volta e con le punte rivolte verso l’amore della sua intera vita disse "Io che ti ho amato avrei rinuciato,tu che di questo amore non hai fatto altro che donarmi ricordi da accumulare non hai fatto altro che creare una “valigia” con la quale io scapperò via da te.
Chiamò il Principe la Stella e gli disse “Principe l’ultimo messaggio è quello che tu sai”. Così il Principe che già preparava il ritorno nel suo pianeta andò del Cielo: "Bene, se mi dici che ci trovi anche dei fiori in questa storia, sono tuoi, ma è inutile cercarmi sotto al tavolo ormai non ci sto più… ricordi che giocavo con i tuoi occhi nella stanza e ti chiamavo mio, ed oltre la coperta all’uncinetto c’era il soffio della tua pazzia. Però stai attento a tendermi la mano, perché il braccio non lo voglio più… e puoi chiamarmi ancora amore mio. E ancora mille volte, mille anni, ci scommetto mi ringrazierai per quel sorriso ladro e per i giochi… però non mi confondere con niente e nessuno e vedrai niente e nessuno ti confonderà, soltanto l’innocenza dei miei occhi c’è ne già meno di ieri, ma che male c’è… le navi erano carte di giornale, eppure vedi sono andate via, magari dove tu volevi ed io non ti ho portato mai… ma puoi chiamarmi ancora amore mio”(Bene, Francesco De Gregori, 1974)
La Stella chiamò il suo Principe e di notte decise di schiantarsi sulla terra, tanto ormai il Cielo non l’avrebbe più vista, il Cielo nella sua immensità non sarebbe tornato indietro, troppa immensità da sorvegliare per aver gli occhi solo per lei, troppo conoscitore del grande per accontentare una così piccola creatura.E sparirono, il Principe la prese per mano perché lo aveva promesso al Cielo e non l’avrebbe mai più abbandonata.
Il Cielo lo venne a sapere in pieno giorno e scatenò l’inferno, chiamò i lampi, le nuvole cariche, il vento che lo avrebbe fatto sparire via per sempre. Si accorse che la Stella non c’era più e finita quella luce era morta anche la sua esistenza. Chiamò a se con forza un’ultima volta il Principe, che si levò il cappelo e rimase nascosto dietro alle nuvole. "Dille mio Principe che io muoio senza di lei, che era la mia vita e che non voglio un’altra possibilità, per questo muoio, ho chiamato il vento, lui mi spazzerà via, ho parlato con il mare, lui non lascerà di me una sola traccia”.
Il Principe tornò sulla terra e disse alla Stella “Ciao ciao andarmene è un peccato però Ciao ciao. Bella donna alla porta che mi saluti. E baci, abbracci e sputi, e io che sputo amore, io che non sputo mai. Già parte il treno sventola il fazzoletto, amore mio però piangi di meno, ciao ciao, ciao amore ciao. Ciao amore, amore mio, amore ciao,come va? Guarda che mare guarda che barche piccole che vanno a navigare”. (Ciao ciao, Scacchi e Tarocchi,1985).
La Stella non ci credeva, il suo Cielo aveva preferito morire piuttosto che non vederla più. Si affacciava ogni sera alla finestra e non vedeva nulla, teneva la mano del Principe con la speranza che lui solo potesse dargli notizie. Ed il Principe che non aveva paura, ma solo barba e baffi ed il cappelo sempre quello, la guardava rincuorato quasi a dirle che quel cielo sarebbe sempre sopravvisuuto ed ogni sera le indicava un punto esatto dove guardare: “Pioggia e sole cambiano la faccia a alle persone, fanno il diavolo a quattro nel cuore e tornano e non la smettono mai, sempre per sempre tu ricordati dovunque sei se mi cercherai sempre per sempre dalla stessa parte mi troverai. E ho visto gente andare perdersi e tornare e perdersi ancora, e tendere la mano a mani vuote, e con le stesse scarpe camminare per diverse strade o con diverse scarpe su una strada sola. Tu non ci redere se qualcuno ti dirà che non sono più lo stesso ormai, pioggia e sole abbaiaono e mordono ma lasciano, lasciano il tempo che trovano. Il vero amore può nascondersi, confondersi ma non può perdersi mai, sempre e per sempre dalla stessa parte, mi troverai, sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai” (Sempre e per sempre, Amore nel pomeriggio, 2001).
Così la Stella che non brilla più di tanto in tanto guarda quel punto che non si trova in alto, ma giù, negli abissi di quel mare che custodì il loro amore. Non in alto, a furia di guardare in alto si era trovata per terra senza il suo amore a cui aveva chiesto un giorno normale. Di quella normalità ora non sapeva più cosa farsene perché pensandoci bene si chiedeva "come ho potuto chiedere normalità se mi è stata concessa la cosa più speciale del mondo, non avrei mai dovuto chiedere al Cielo di diventare piccolo come me”. Il Principe le sta accanto ed ogni volta che viene chiamato la porta nella valigia, in viaggio insieme a lui. Quando è il momento la tiene in una mano “ … E dietro alla festa smascherare il dolore, sangue su sangue precipita senza rumore. Sangue su sangue precipita senza rumore. E tutto è perduto e tutto è ricordo tutti i colori di questa gigantografia e come la tua mano tremava mentre tenevi la mia e ogni parola sul mondo diventava bugia, sangue su sangue non macchia, va subito via. E tutto è dovuto e tutto è rimpianto in questa notte che si sta avvicinando ogni giorno di più. Stai dormendo oppure fai finta anche tu? stai sognando o stai pensando anche tu?
Che siamo chiusi in una scatola nera nessuno ci libererà chiusi in una scatola nera che nessuno mai ritroverà… Dietro ad un miraggio c’è sempre un miraggio da desiderare come del resto alla fine di un viaggio c’è sempre un viaggio da ricominciare….sarebbe bello una sera doverti riaccompagnare… accompagnarti per certi angoli del presente che fortunatamente diventeranno curve nella memoria “ (Sangue su sangue,Viaggi e miraggi)
La Stella oggi sogna e ricorda grazie Principe, il Cielo la guardà da laggiù e nel frattempo questo grande amore è diventato solo “UNA CURVA NELLA MEMORIA”.
“E guarda l’amore che non ha commenti da fare, l’amore comunque che non ha paura del mare”.
Graziella Balestrieri
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