Articolo di Errico Passaro
Dal Secolo d'Italia del 16 novembre 2010
Il nove di questo mese, abbiamo avuto la possibilità di presentare in una libreria romana, insieme al regista e sceneggiatore Roberto Leoni, il romanzo di fantasia eroica L'assassino nero di Marta Marat (Cavallo di Ferro, pp. 271, € 16,00).
Il romanzo è la storia del viaggio esteriore di Ravul, sicario di professione, che si riflette nel viaggio interno del protagonista alla scoperta di sé stesso. In questo senso, gli attacchi che egli subisce dal mondo umano, animale e vegetale sono altrettante prove di iniziazione. Un tratto distintivo è l'antieroismo dei protagonisti: una compagnia scalcinata composta da Ravul, appunto, che esibisce le sue debolezze (il tremito della mano, i suoi rimorsi crescenti, il ricordo della scena originaria dei genitori uccisi, così simile a quella di Batman; il dubbio sulle proprie origini misteriose e sui poteri latenti); Amaryllis, fuggiasca; Samvise, ribelle; Argon, prigioniero evaso. Un'altra caratteristica è l'uso parco del fantastico e del magico, con qualche apparizione di serpidi, strani animali e piante e qualche misteriosa trasformazione. Un ulteriore elemento di differenziazione rispetto a tanti romanzi consimili è il ricorso a forti contrapposizioni di sentimenti: amore (Ravul/Amaryllis), odio (Ravul vs Johan, fratelli più simili di quanto sembri), mistero (Ravul/Argon, che ha sul primo un inspiegabile ascendente). Il secondo fattore di interesse è quello legato allo stile: senso del ritmo, poche lungaggini descrittive, dialoghi secchi, flashback. Un terzo fattore di interesse è dato dalla giovanissima età dell'autrice, ancora in età di liceo. Torna qui la polemica già uscita fuori con Licia Troisi, ora "attempata" veterana, e poi con Egle Rizzo e Chiara Strazzulla: gli scrittori under 18 sono dilettanti allo sbaraglio? La loro è solo un'astuta operazione commerciale o vera gloria? A nostro parere, la questione mal posta: una giovane scrittrice è fatalmente più vicina di ogni altro al gusto del suo pubblico (solitamente adolescente o adolescenziale) della fantasia eroica, quindi dove è lo scandalo? L'opera, dunque, ha un indubitabile valore intrinseco. La sua presentazione, tuttavia, ha vissuto di vita propria. Rispetto alla media di questi eventi, riservati a pochi carbonari e tirati via con pesanti tracce di autoreferenzialità, l'incontro dell'autrice con i suoi lettori è stata una vera e propria festa di gruppo. All'inizio, gli ambienti della libreria, solitamente ingessati nel loro silenzio come piccole chiese, si sono illuminati dai risi e dai sorrisi dei convenuti, dai loro saluti, dai lori frizzi e dai loro lazzi. Poi, quando il sottoscritto in qualità di moderatore ha dato inizio alla serata letteraria, il pubblico si è fatto un blocco unico, partecipando con attenzione autentica allo sviluppo della scaletta. Dapprima, chi vi scrive ha contestualizzato il romanzo nel genere per cerchi concentrici, con il cerchio più ampio del fantastico dentro cui si iscrivevano via via la fantasia eroica, la fantasia eroica femminile, la fantasia eroica femminile italiana, la fantasia eroica femminile italiana giovanile. Poi, la parola è andata a Roberto Leoni, che, fra l'altro, ha sottolineato come una bella ragazza qual è Marta Marat, invece di seguire il modello sociale dominante della velina e della cubista, si affatichi in una attività oscura e ingrata come quello dello scrivere. Quindi, chi vi scrive si è lanciato in un'intervista a botta e risposta in stile Iene, snocciolando a raffica domande come "Sei cresciuta insieme al romanzo? Hai mai pensato di non farcela? Quanto è autobiografico il tuo romanzo? Quali sono le tue fonti di riferimento, letterarie e non? Come è iniziata la passione per i libri? Quali spinte dalla scuola? Come immagini le tue storie? Qual è il tuo metodo di lavoro? Qual è il momento della scrittura che preferisci? Quale idea hai del romanzo in genere: solo una storia o anche il contenitore di qualche messaggio? Quale altro genere letterario ti piacerebbe praticare? Quali attori sceglieresti per impersonare i protagonisti del romanzo? A chi vuoi dedicare il tuo romanzo? A chi non vuoi dedicarlo?". Alle domande del moderatore sono seguite altrettante domande da parte del pubblico, per nulla intimidito dalla situazione. Ma il momento più toccante è stato quando il microfono è andato agli attori Selvaggia Quattrini e Simone Formicola, che con afflato religioso hanno letto brani del romanzo di particolare intensità. In quel punto, è sembrato di tornare alle radici della fantasia eroica, alle fiabe e leggende narrate intorno al fuoco da campo dai guerrieri o davanti al focolare domestico dai patriarchi della famiglia, in un tempo in cui la cultura e la tradizione era tramandata di generazione in generazione per via orale. Quando l'applauso degli intervenuti ha chiuso la serata, è sembrato che non un rito mondano, ma una celebrazione religiosa si fosse conclusa.
Errico Passaro
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