Articolo di Michele De Feudis
Dal Secolo d'Italia del 7 gennaio 2011
Un viaggio nell'Italia a cavallo tra anni settanta ed ottanta, attraverso le voci dei protagonisti di un'epoca, tra le nebbie degli anni di piombo, la querelle P2, la lotta alla partitocrazia, corsi e ricorsi storici con il richiamo al “terzo polo”, allora incarnato dalla Fiamma tricolore come alternativa ai due volti del regime incarnati dal Partito comunista e dalla Democrazia cristiana.
L'iniziativa porta la firma di Radio Radicale, che con un collage dei preziosi documenti audio custoditi nei propri archivi, ha realizzato e proposto ieri pomeriggio uno speciale di oltre quattro ore sul segretario del Movimento sociale italiano, Giorgio Almirante, ricco di interventi, tribune politiche e degli incroci tra Marco Pannella e il leader missino. Un "racconto" che è anche la migliore risposta a chi oggi si scandalizza per le pretese "commistioni" nel gruppo di Fli tra l'area laica e libertaria ed esponenti cattolici, dimostrando come un certo dialogo e certe contaminazioni nel nome della politica sono presenti a pieno titolo nel percorso della destra italiana.
“Raccontiamo un pezzo della storia d'Italia attraverso le voci del tempo – spiega il direttore di Radio Radicale, Paolo Martini – e così il materiale documentario in nostro possesso ci consente di offrire un ritratto a tutto tondo di Giorgio Almirante e della sua parte politica. Abbiamo raccolto interventi del segretario del partito postfascista dal 1977 al 1984. Poi toccherà agli altri grandi, da Enrico Berlinguer a Bettino Craxi...”. Il lavoro di ricerca è stato selezionato da Aurelio Aversa, redattore del media radicale che cura ogni notte un interessante spazio radiofonico con materiale d'epoca ri-attualizzato in rapporto con le recentissime vicende del Palazzo. “Tra Pannella e Almirante – analizza ancora Martini – emergono differenze su alcuni grandi temi come la pena di morte, ma di contro appaiono sorprendenti le assonanze lessicali comuni, dal momento che Pr e Msi sono stati a lungo, pur da posizioni distanti, entrambi avversari implacabili della deriva partitocratica della Repubblica italiana”.
Lo speciale di Radio Radicale contente di ascoltare nitidi i toni forti delle contrapposizioni dell'epoca, le reminiscenze di un'Italia che non aveva ancora assorbito i veleni della guerra civile, tra l'ottusità dell'arco costituzionale e le fibrillazioni geopolitiche che scuotevano quotidianamente il suolo patrio. Doti oratorie indiscutibili, unite al garbo come modello di confronto civile, erano il marchio distintivo di una stagione politica nella quale la tenuta del sistema Italia fu a lungo messa in discussione tra stragismo, terrorismo, rapimento e morte di Aldo Moro, caso Sigonella...
Un contatto “lessicale” tra l'attuale contesto politico e la fine degli anni settanta appare in un intervento di Almirante, nel luglio del 1977. Il segretario missino, scagliandosi contro l'intesa sempre più stretta tra Dc e Pci, dopo aver sottolineato l'ambiguità dell'eurocomunismo, citando la rivista “Tempi Nuovi”, lanciò un affondo contro ogni contaminazione, proclamando il partito della Fiamma come “Terzo polo, terzo polo di destra, opzione politica fondata su tre elementi cardine: una visione di ordine, la proposta di un patto sociale, anti lotta di classe, che potesse favorire la cogestione dei lavoratori nelle imprese, e infine un programma economico non coercitivo”. Questo approccio, del resto, ceetifica anche la profondità di visione che nasceva a destra in quegli anni, in un'area che pur non avendo alcuna possibilità di assurgere a ruoli di governo, non rinunciava a lanciare proposte innovative in merito al superamento della contrapposizione tra capitale e lavoro.
La polemica con il regime è forte, virulenta. Almirante rivendica l'ascolto che nel paese le sue tesi stanno registrando e mette in guardia gli avversari, richiamandoli a tenere in debita considerazione “la sensibilità di piazza”, quel segnale ricorrente di radicamento che il Msi, “in tutte le piazze libere” (da tumulti e ostilità antifasciste) affermava con posizioni polemiche contro ogni forma di conformismo e decadimento dei costumi parlamentari.
Ricca e interessante è la rassegna di documenti degli anni Ottanta, periodo nel quale iniziarono a crollare tutta una serie di ostracismi nei confronti della comunità politica missina. Lo storico Paolo Mieli, infatti, rileva che “a questa "pacificazione" in campo culturale se ne accompagna una di carattere politico. Nel 1982 Marco Pannella tiene un discorso al congresso del MSI; nel febbraio del 1983 i missini organizzano ad Amalfi un convegno sulla riforma delle istituzioni cui prende parte l'ex-presidente della Corte costituzionale Bonifacio; il segretario del PCI Enrico Berlinguer manda un telegramma alla famiglia di Paolo Di Nella un giovane militante del MSI ucciso da terroristi rossi al cui capezzale è accorso anche il presidente della Repubblica Pertini; insediandosi alla presidenza del Consiglio, nell'agosto del 1983, Craxi si pronuncia contro la "ghettizzazione" del Msi e poche settimane dopo, all'inizio di settembre, si intrattiene in un lungo colloquio con il ministro degli Esteri missino Mirko Tremaglia. E ancora: nel 1984 Dc e Pli invitano una delegazione del Msi al loro congresso; nel giugno di quell'anno con un gesto a sorpresa Almirante va alle Botteghe Oscure a rendere omaggio alla salma di Berlinguer; un anno dopo Craxi consulta il segretario del MSI per l'elezione del presidente della Repubblica”.
Sui rapporti tra Marco Pannella e Giorgio Almirante (definiti da Massimo Teodori “seduttori d'alto rango” nella politica italiana) grande rilevanza ha la partecipazione del leader non violento al XIII congresso del Msi, primo segretario di partito che intervenne ad una assise della Fiamma. Pannella, nei giorni precedenti aveva lanciato una provocazione, in sintonia con le tesi di Pier Paolo Pasolini: aveva affermato che “I veri fascisti oggi sono i democristiani”, creando imbarazzo nell'area identitaria del partito che si apprestava ad ospitarlo. Il 20 febbraio 1982, Almirante fece precedere il saluto di Pannella all'assemblea missina da un suo breve intervento, nel quale rivendicò che “il fascismo è qui”, smentendo l'esponente radicale, e rivendicando la propria continuità ideale con “il fascismo come libertà, come movimento, come tradizione sociale, nell'idea di sintesi tra Stato, Nazione e lavoro”. La replica di Pannella fu senza nessun livore, anzi l'esponente libertario rivelò di conoscere a fondo “la base missina” ed esaltò il ruolo di Radio Radicale che consentì (e consente ancora) attraverso la trasmissione degli interventi degli eletti del Msi “a tutti gli italiani di ascoltare e giudicare” le posizioni del “polo escluso” (come da definizione del politologo Piero Ignazi). Infine tra le tante chicche di archivio risaltano le posizioni di fermezza di Almirante sul caso Moro, espressione di una stagione vissuta dal partito su toni fortemente reazionari (fino alla campagna nazionale per il ripristino della pena di morte) e l'ostilità missina nei confronti della P2. Il segretario nazionale, infatti, riaffermò proprio durante una audizione nella commissione parlamentare d'inchiesta, la sua cultura estranea alle associazioni segrete fin dalla gioventù, “quando ero caporedattore del quotidiano fascista “Il Tevere””.
Michele De Feudis
3 commenti:
E' proprio vero che fu Pannella a sdoganarci sin dai tempi lontani degli anni di piombo, quando sui muri alcuni scellerati scrivevano "Uccidere un fascista non è reato". Pannella allora era l'unico politico a difendere, fuori dal nostro recinto, la voce di noi giovani missini. Ricordo ancora una sua intervista radiofonica della seconda metà degli anni '70 nella quale si rivolgeva a noi. Provo ancora gratitudine per quella solidarietà dimostrataci negli anni sanguinosi, che si coniuga a quella a favore di Paolo Signorelli detenuto nelle patrie galere. La voce dei radicali insieme a quella di tanti giovani di destra si levò alta e forte a favore di Paolo Signorelli, che tanti media dipingevano come il Nemico Pubblico n. 1. Grazie Marco Pannella per il tuo impegno di allora a favore di noi discriminati: ti ringrazia l'antico militante del FdG del 1978.
Un "debito di riconoscenza" che, per quello che mi riguarda, mi portò in un paio di occasioni a votare per il partito radicale. Una presenza importante, la loro. Così come fondamentali sono state alcune loro battaglie quando il nostro partito - per opportunismo più che per convinzione - si assestava su comode posizioni conservatrici.
Sempre puntuali i tuoi commenti, Giovanni. Ti ringrazio.
Roberto
E' sempre un vero piacere commentare i post del tuo blog Roberto. Nella marmellata spesso sgradevole, che connota larga parte del web, i tuoi spunti sono graditissimi e motivo di riflessione sulle nostre storie giovanili, non sempre così negative e disdicevoli come dicevano e dicono i detrattori. Giovanni
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