Intervista a cura di Michele De Feudis
Dal Secolo d'Italia del 3 gennaio 2012
Nell'Olimpo dei centauri, nella classe regina, dal prossimo campionato ci sarà - oltre Valentino Rossi e Andrea Dovizioso - un altro pilota italiano: è Michele Pirro, classe 1986, da San Giovanni Rotondo, piccolo paese in provincia di Foggia, con il ricordo di Marco Simoncelli nel cuore. «Per realizzare un sogno non bisogna mollare mai»: questo è il mantra sul quale il pugliese ha costruito la sua breve carriera, rinunciando alla sicurezza del market gestito dal papà per tentare di sfondare sulle due ruote. Ha firmato per il team di Fausto Gresini, e correrà con la Crt non ufficiale. Nella passata stagione in Moto2 ha vinto l'ultima gara del mondiale, a Valencia nel novembre scorso, dedicando il successo a Sic, da poco scomparso, con sulla carena stampato il motto del campione di Cattolica, «Race your life». Componente del gruppo sportivo della Polizia di Stato, ieri è stato ospite a I fatti vostri su Rai2 per raccontare le prossime tappe della sua avventura in MotoGp.
Pirro, quando ha scoperto che il suo futuro sarebbe stato in sella a una motocicletta?
Da ragazzino. A quattordici anni ho iniziato a gareggiare nel circuito di Binetto, la mia prima gara ufficiale l'ho corsa a Misano, nella categoria 125cc. Ho ottenuto ottimi risultati nel campionato italiano monomarca Aprilia, e ho conquistato il titolo europeo Moto 125 nel 2004. Adesso mi aspetta un bel salto di categoria.
Dalla prossima stagione i concorrenti saranno i migliori piloti del mondo.
Dopo Andrea Dovizioso e Valentino Rossi, l'Italia in MotoGp sarà rappresentata da me… La vittoria di Valencia confermava i miei progressi. Avrei potuto vivere una annata da protagonista in Moto2, puntando al titolo, ma le cose sono cambiate e ora mi aspetta una grande sfida.
Con che spirito si cimenterà in questa categoria?
Non avrò una moto competitiva ma una Crt non ufficiale. Dovrò crescere sul piano dell'esperienza e della capacità di gestire le emozioni in un contesto differente, contro avversari dal valore assoluto.
A che piazzamento può ambire?
Classificarmi nei primi dieci già sarebbe un risultato eccellente alla prima stagione. Mi piacerebbe ben figurare nelle tappe italiane di Misano e del Mugello.
Il dramma della morte di Marco Simoncelli resta scolpito nell'immaginario di tanti appassionati di motociclismo. Come vive da pilota il rapporto tutto particolare con il fattore "rischio" nelle gare?
Ci pensiamo, non possiamo negarlo. I pericoli sono insiti nella nostra professione. Il nostro mestiere è correre, battere i record delle piste…
Una passione senza troppe domande?
Noi amiamo la velocità, lottiamo contro il tempo andando al massimo in ogni curva. In passato ho avuto anche io degli incidenti, non di grande entità, ma sullo sfondo resta la grande passione per una disciplina sportiva che regala grandi emozioni. Naturalmente non bisogna generalizzare.
A cosa si riferisce?
Noi corriamo in pista. Sulle strade, anche sui curvoni invitanti del mio Gargano, bisogna essere prudenti e non sfidare mai la sorte.
È cresciuto con il poster di qualche campione sul muro della sua camera?
No. Sono Michele Pirro, ho il mio stile. In passato ho ammirato Valentino Rossi. Vorrei affermarmi per quello che posso dimostrare in sella alla mia moto.
Cosa mancherà di Simoncelli al mondo del motociclismo?
Lascia un vuoto immenso, soprattutto per i suoi famigliari e i suoi amici. Era unico nel trasmettere allegria e buon umore a tutti, dai compagni piloti ai meccanici.
Quale messaggio possono trasmettere i campioni dello sport a un'Italia in piena crisi economica?
La recessione si sente anche nel nostro settore. I prossimi mesi saranno costellati di difficoltà e privazioni. Non bisogna farsi travolgere dal pessimismo. La mia generazione ha bisogno di speranza e fiducia nell'avvenire.
La sua storia personale può essere un esempio?
Sono un "terrone" che ha compiuto un bel pezzo di strada da un paesino del foggiano per arrivare a competere nella massima categoria del motociclismo, grazie al sacrificio e all'impegno quotidiano. Nessuno mi ha regalato nulla. Ecco, il vero insegnamento in questi tempi difficili è di non mollare mai, lottando strenuamente per raggiungere i propri obiettivi. La crescita professionale che mi aspetta sarà legata alla capacità di salire continuamente i gradini che si presenteranno sulla strada.
Il suo cantante preferito?
Vasco Rossi.
Quello di "una vita spericolata"… Cosa preferisce sul grande schermo?
Tutti i film dell'attore Checco Zalone. È davvero straordinario nel demolire i luoghi comuni.
Un libro?
"Diobò che bello!" di Marco Simoncelli. Racconta in pieno lo stato d'animo di noi motociclisti, con quella voglia di correre più veloci del vento.
Intervista a cura di Michele De Feudis
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