domenica 2 settembre 2012

Ma quanto è attuale quel moralista di Alberto Sordi

Dal Secolo d'Italia del 2 settembre 2012
 
«Il più pulito c'ha la rogna». Non tutti lo sanno, ma la paternità della celebre frase è del moralista più famoso. Non di Antonio Di Pietro, non di Beppe Grillo, predicatori in servizio permanente effettivo, ma di Agostino, il giovane segretario del presidente della sezione italiana della fantomatica Oimp, l'Organizzazione Internazionale della Moralità Pubblica, interpretato dall'indimenticato Alberto Sordi ne "Il moralista".
Ce lo meritavamo, Sordi e soprattutto se lo meritavano i tanti moralisti che affollavano e affollano il proscenio italiano. «Moralista, mi sa dire la morale che cos'è?» domanda Fred Buscaglione nel motivo che nel 1959 accompagna la pellicola diretta da Giorgio Bianchi. «È una frottola per i semplici ma non è fatta per me», si risponde. E ancora: «Se ti parlo di ideali e di virtù, non mi credere, perché ti ingannerò». Il moralista, spiega il cantante piemontese, «polemizza, stigmatizza e condanna il mondo intero». Infine avverte: «non vi fidate di me perché vi ingannerò».
Burocrate all'apparenza integerrimo e in realtà cinico e disonesto, Agostino è un perfetto Mr. Hyde in giacca e cravatta. Doppia morale, la sua. «Due voci sento in me, due vite vivo», chiosa sornione il grande Fred. In quella ufficiale Agostino è l'irreprensibile e incorruttibile burocrate in guerra contro la volgarità, in quella accuratamente nascosta è un losco individuo che fa la tratta delle bianche e tenta di ingraziarsi l'influente presidente dell'organizzazione (Vittorio De Sica) corteggiandone la figlia racchia, una strepitosa Franca Valeri.
Il film, rigorosamente censurato - uscì nella sale vietato ai minori, sic! - venne considerata una piccola vendetta del cinema italiano proprio nei confronti della censura dell'epoca, tutta democristiana. Democristiano ortodosso era anche Oscar Luigi Scalfaro, già membro della commissione di censura cinematografica. Esemplare, al riguardo, lo scandalo del "prendisole". Le lancette del tempo vanno riportate al 1950. Il 20 luglio di quell'anno a Roma fa un gran caldo e nel ristorante Chiarina di via della Vite l'allora poco più che trentenne sottosegretario Scalfaro sta pranzando con alcuni colleghi di partito quando scorge una signora con le spalle nude e scatena l'inferno. Se il futuro presidente della Repubblica si limitò ad apostrofare la donna - «poco onesta!» - intimandole di rivestirsi o addirittura le affibbiò uno schiaffo, rimane tutt'ora complessa materia da storici del costume. Di sicuro l'argomento appassionò e divise l'opinione pubblica. Seguì dibattito. Letteralmente, perché dopo la querela della signora, Edith Mingoni inToussan, militante del Movimento Sociale Italiano, se ne occupò anche il Parlamento. In difesa della signora si schierò persino Totò, perché Scalfaro, pare, rifiutò di misurarsi a singolar tenzone con padre e marito della donna, rispettivamente colonnello e capitano, trincerandosi dietro a motivazioni religiose. Si narra, peraltro, che Federico Fellini ne trasse ispirazione per tratteggiare il grottesco bacchettone interpretato da Peppino De Filippo nell'episodio Le tentazioni del dottor Antonio in Boccaccio 70, pellicola del 1962.
Icona insuperata del moralista che predica bene (si fa per dire) e razzola male, tuttavia, rimane l'Agostino sordiano. Nella scelta del nome, gli sceneggiatori si sarebbero ispirati a un altro democristiano d'antan, l'onorevole Agostino Greggi, esponente della corrente cattolica più conservatrice della DC e non a caso "incaricato per la moralità" del suo partito. Agli inizi della sua carriera politica, nel 1957, l'On. Greggi, ebbe il suo warholiano quarto d'ora di popolarità: fu avvocato di parte civile in una celebre causa intentata a Roma contro un manifesto in abiti succinti di Brigitte Bardot, protagonista del film distribuito in Italia col titolo Miss Spogliarello, sulla base di una petizione firmata da circa ventimila persone. Fu verosimilmente partendo da questo episodio che gli sceneggiatori de Il moralista, infiocchettarono il film. Anche se, a differenza del memorabile personaggio di Alberto Sordi, l'Onorevole Greggi, che per un breve periodo aderì alla Destra Nazionale, non venne mai coinvolto in scandali di alcun tipo, caso più unico che raro di moralista galantuomo. Altri tempi e altri uomini, verrebbe da dire. Ben altra e ben minore la credibilità dei moralisti di oggi, sempre pronti a puntare il dito e altrettanto veloci a nascondercisi dietro, nella fanciullesca illusione di non essere visti e come tali riconosciuti.

Roberto Alfatti Appetiti


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