Dal Secolo d'Italia del 30 settembre 2012
«Lo sai chi era al telefono? Sergio Bonelli». Mio figlio Valerio aveva sei o sette anni, all'epoca, e già vantava una discreta collezione di Tex. Si limitò a guardarmi sospettoso, per poi sibilare: «Ma se lo sanno tutti che Bonelli non esiste». I miti, chi meglio di un bambino può dirlo?, vivono nello spazio immateriale dei sogni. E Sergio Bonelli ne "fabbricava" tanti, instancabilmente. Se quell'indolente di Babbo Natale, i suoi regali, li porta un solo giorno l'anno, non c'è stata settimana che l'editore milanese non ce li abbia fatti recapitare in edicola. È sufficiente passare e lasciare un piccolo dazio, davvero poca cosa per le emozioni che ci hanno dato e continuano a darci. Come dare torto a Valerio? Per chi, come me, è cresciuto con le copertine zagoriane di Gallieno Ferri e con le storie incredibili di Guido Nolitta, ovvero di Sergio, ricevere la telefonata di un mito lascia increduli.
Quella telefonata, poi, diventò una piacevolissima consuetudine. Non c'era volta che scrivessi un articolo su uno dei "suoi" personaggi - e il Secolo d'Italia è stato tra i quotidiani che maggiore attenzione hanno rivolto alle nuvole parlanti - senza che squillasse il telefono. Era l'editore più importante del fumetto popolare ma non aveva perso il gusto di fare due chiacchiere con chi, con molta meno competenza di lui, si occupava di "giornaletti".
Alcune telefonate, però, giungevano a sorpresa. Nel gennaio del 2011, Maurizio Cabona ed io finimmo nell'occhio del ciclone per aver aderito all'invito di CasaPound a partecipare a un convegno dal provocatorio titolo "Camerata Corto Maltese". «Non si faccia intimorire, ci vada e dica la sua». Esordì così, Bonelli, ricordando con la consueta ironia tutti i pregiudizi e la supponenza con cui benpensanti e conformisti, neanche troppo tempo prima, avevano trattato i suoi eroi politicamente scorretti. Poche settimane dopo, le edizioni romane de "Il Fondo" raccolsero i miei articoli in un volume il cui titolo, "All'armi siam fumetti", riaccese mille polemiche. «Pubblica un libro e non mi dice nulla?», mi chiese sornione Bonelli. Una copia, balbettai, dovrebbe già essere sulla sua scrivania. «Appunto. E pensava di cavarsela così? Ne voglio almeno venti perchè voglio regalarle ai miei collaboratori. E voglio pagarle!». La telefonata si chiuse col rinnovato invito ad andarlo a trovare a Milano. Ho rimandato sempre, colpevolmente. Fino a quando, il 26 settembre dello scorso anno, Sergio se n'è andato senza preavviso, lasciandoci ancora una volta tutti di stucco. Non si vive di rimpianti ma di azioni e lui, da "avventuriero" qual era, ce lo ha insegnato. L'impresa, perché è stata davvero un'impresa, va avanti e la Sergio Bonelli Editore, capitanata dal figlio Davide e retta da una collaudata schiera di fedelissimi amici e collaboratori, gode di ottima salute. L'altro "figlio" di Sergio (quello di carta e inchiostro, il primo), Zagor, dà bella mostra di sé nella Collezione Storica a colori, che ha superato brillantemente la soglia, inizialmente programmata, dei prima trenta numeri e viaggia verso i cinquanta. "Mister No", il secondo figlio, quello che per temperamento più gli assomiglia, è appena tornato in edicola nell'Almanacco dell'Avventura 2013. Il volume ospita, per la prima volta a colori, "Il re del Sertão", una delle più belle storie in assoluto di Jerry Drake, disegnata da Roberto Diso e scritta non a caso da Guido Nolitta, cui l'Almanacco è dedicato, con una inedita quanto suggestiva hit-parade di libri, film e dischi preferiti da Bonelli. E non c'è modo migliore per onorarne il ricordo se non quello di passare qualche ora a sbirciare tra le opere e le atmosfere che ne hanno ispirato il lavoro e a riscoprire col suo sguardo i luoghi che ha visitato, l'Amazzonia, l'Africa e il West, e quelli storici che aveva riversato nelle sue sceneggiature.«Amava gli sconfitti e gli antieroi della Legione Straniera - si legge nel volume - e gli uomini veri che rischiavano tutto, siano essi esploratori o semplici cercatori di fortune». Lui è stato l'uno e l'altro e verrebbe da dire: come lui nessuno mai, anzi "Come Tex nessuno mai", per citare il documentario - realizzato dal regista Giancarlo Soldi e presentato in anteprima il 26 settembre a Roma - in cui la grande avventura umana ed editoriale di Sergio Bonelli viene ripercorsa come le tappe di un viaggio. Un viaggio, il suo, che a me e Valerio piace pensare non sia finito e che possa continuare con chi l'ha preceduto e raggiunto, dall'amico fraterno Hugo Pratt a Enrico Bagnoli, il disegnatore di Martin Mystere scomparso lo scorso 8 settembre a Milano.
Roberto Alfatti Appetiti
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