Hanno incendiato le anime, condizionato il costume e annunciato
rivoluzioni. Altro che armi di distrazione di massa, i fumetti hanno
fatto la nostra storia accompagnando i mutamenti della società. Roberto Alfatti Appetiti, li racconta nel suo libro I fumetti che hanno fatto l'Italia. Eccone dieci, in esclusiva per i lettori di Caffeina Magazine.
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1) Tutto iniziò con il Corriere dei Piccoli. Ogni
storia, individuale e collettiva, ha una data e un luogo di nascita.
Per il fumetto italiano coincidono con il primo numero del Corriere dei Piccoli, popolarissimo supplemento settimanale del Corriere della Sera pensato per i più giovani. Arrivò in edicola il 27 dicembre del 1908.
2) Dalle pin-up di Boccasile all’epopea del fumetto erotico. Erano belle come Gino Boccasile le aveva fatte. Prosperose senza l’aiuto del chirurgo estetico. Parliamo delle pin-up
di carta e inchiostro che anticiparono il modello femminile di
seduzione degli anni Trenta. Un nuovo tipo di donna: non più angelo del
focolare ma emancipata e libera. Vita esile, gonna stretta e petto in
fuori, così si presenta tra il 1937 e il 1938 ai testosteronici giovani
del Littorio dalle pagine, anzi dalle copertine, de Le grandi firme, il periodico fondato da Pitigrilli e diretto da Cesare Zavattini
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3) Come Tex nessuno mai. Sono in circolazione dal 1948 ma
lei sembra avere bisogno di un certo restyling mentre lui, al
contrario, non è mai stato messo in discussione. I coetanei sono la
nostra Costituzione e Tex: della prima c’è chi vuole riformulare titoli e
testi, del secondo non c’è titolo che non vada ancora letteralmente a
ruba. Il paragone non vuole essere irrispettoso, ché l’eroe d’inchiostro
più amato dagli italiani, ancora prima che un’inossidabile icona, è
ormai un’istituzione.
4) Bassotti vs zio Paperone, una lezione contro il manicheismo. «Ciò che rende simpatico zio Paperone è la sua eroica fermezza e inflessibilità – scrive Buzzati
– perché nel nostro mondo industrializzato, dove tutti i ricchi
sembrano vergognarsi dei loro capitali, e si allineano con la cultura di
sinistra, e invitano alle loro feste coloro che proclamano
apertamente la loro intenzione di spogliarli, è confortante trovare un
plutocrate che, senza pudori, ostenta lo splendore dei suoi miliardi, e
se li tiene ben stretti. Un capitalista di carattere, finalmente».
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5) Diabolik,
il primo nero di successo. Diabolik scontava l’aver archiviato come
superato lo stereotipo, mutuato d’Oltreoceano, dell’eroe buono votato al
salvataggio dell’umanità, della rassicurante se non proprio pedagogica
lettura per adolescenti. Diabolik non può avvalersi di alcuna
attenuante. Se fosse stato un proletario intento alla ridistribuzione
dei redditi, il Soccorso Rosso si sarebbe speso per lui ma Diabolik ruba
e non lo fa mosso dall’altruismo come un qualsiasi Robin Hood.
6) Gli anni di piombo, dal Commissario Spada all’assassinio di Alceste Campanile «I
fratelli Cervi, la Resistenza, l’antifascismo – scrive l’emiliano doc
Lucio Dalla nella prefazione – ma anche il fascismo aveva dei risvolti
affascinanti». Anni da separati in casa per molte famiglie italiane.
Anni che diventeranno di piombo, come l’uso netto quanto irreversibile
del bianco e nero restituisce perfettamente. (Continua a leggere dopo la
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7) Ranxerox, un pugno nello stomaco dei benpensanti. L’estetica del coatto che troverà un interprete esilarante in Carlo Verdone, ha un progenitore meno pacioccone e decisamente più spigoloso: Ranxerox, il Pinocchio trash concepito nel 1978 da Stefano Tamburini. Un papà degenerato al quale nessun legislatore affiderebbe un’adozione, neanche a distanza.
8) Frank Frazetta e quei poster che alimentarono sogni rivoluzionari. Che si tratti di fantasy o
fantascienza e persino di cinema e rock, infatti, non c’è genere che
non sia stato influenzato dalla singolarità del suo stile ricco di
colori forti, caratterizzato dal sapiente uso dei chiaroscuri e dalla
cura estrema del particolare.
9) Tangentopoli, tutto iniziò con Paolino Paperino. Il
primo iscritto nel registro degli indagati, pochi lo ricordano, è stato
Paolino Paperino. Nell’albo dell’aprile 1988, intitolato Paperino portaborse – storia scritta da Giorgio Pezzin e disegnata da Guido Scala
– brucia sul tempo persino Luciano Sandulli/Silvio Orlando, il
professore di lettere che, nel richiamato film di Luchetti, lascia la
cattedra per portare la borsa dell’onorevole Cesare Botero, il ministro
delle partecipazioni statali interpretato da Nanni Moretti.
10) Da Capitan America a The Fixer, l’interventismo politico
nei fumetti. Quando i supereroi, forti della loro popolarità, escono
dalla neutralità ed entrano nell’agone politico, modificano ogni
precedente equilibrio. Non devono contendersi le briciole delle tribune
elettorali, non sono costretti a beccarsi come galli in avvilenti talk
show per racimolare un po’ di visibilità.
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