lunedì 18 giugno 2007

Questi libri maledetti salvati dai remainders (di Pierluigi Biondi)

Dal Secolo d'Italia di domenica 17 giugno 2007
“Avanzo”, “scarto”, “residuo”, è la traduzione letteraria della parola inglese remainder. Nel gergo dei bibliofili, invece, rappresenta un termine in grado di scaldare i cuori e scatenare passioni, riaccenderne di sopite e alimentarne nuove. Infatti, con remainders si definiscono quei libri finiti fuori catalogo e di cui si sono perse, a volte irrimediabilmente, le tracce.
È successo per le opere prime di Alberto Pincherle e Kurt Suckert, meglio conosciuti con i noms de plume di Alberto Moravia e Curzio Malaparte. Ma forse il caso più eclatante, riportato da Paolo Di Stefano sulla terza pagina del Corriere della Sera di qualche tempo fa, riguarda il premio Nobel Günter Grass e il suo celebre Tamburo di latta. Stampato in cinquemila copie da Valentino Bompiani, finì dritto dritto al macero, forse a causa di passaggi particolarmente scabrosi e, in alcuni casi, apertamente blasfemi. Di Stefano ipotizza che «Bompiani non avesse letto il libro prima della pubblicazione e che fosse rimasto sconcertato quando se lo ritrovò, rilegato, tra le mani». La leggenda vuole che dell’edizione “vietata” del 1962 rimanga una sola copia, il cui proprietario, com’è facile immaginare, difficilmente se ne priverà: inutile affannarsi a cercarla. Naturalmente, quella del Tamburo di latta è una storia a sé: il libro – successivamente stampato da Feltrinelli e chissà da quanti altri – conobbe una fama immensa, alimentata nuovamente pochi mesi fa, in maniera un po’ sinistra, dal clamore suscitato dalla rivelazione del passato da SS di Grass. Se un Nobel censurato fa notizia, non altrettanto accade per quei titoli condannati all’oblio dallo scarso successo di pubblico, dal fallimento della casa editrice o perché mai più ristampati. Per tutti questi volumi, la risposta laconica (quanto definitiva!) che ci si sente ripetere nei circuiti di distribuzione convenzionali è sempre la stessa: esaurito. Certo: magari il vostro negoziante di fiducia, pur di assecondare la vostra insana voglia di rarità, proverà a fare una ricerca sul suo computer. Ma in cuor suo già sa che è una perdita di tempo e vorrebbe dirvi di pensare ad altro, consigliandovi di comprare, in alternativa, quel best-seller che fa bella mostra di sé impilato in centinaia di copie sul pavimento o negli scaffali del punto vendita.
Meglio, molto meglio, provare a tuffarsi sui siti internet specializzati o scartabellare nella polverosa confusione di certe librerie. Lì sì che, gorgogliose, sopravvivono le sorprese. Capita, ad esempio, di imbattersi nell’introvabile Il cacciatore ricoperto di campanelli di Giuseppe Lo Presti. Romanzo dal vago sapore nietzscheano edito nel 1990 da Arnoldo Mondadori, Il cacciatore sparì ben presto dalla scena. Forse a causa della storia del suo autore, un terrorista di estrema destra detenuto nel carcere di Prato deceduto poco dopo aver dato alle stampe il suo lavoro, probabilmente per l’assoluta mancanza di appeal di titolo e copertina.
Fu solo per un caso che trovò ospitalità nel catalogo della casa editrice milanese, come si legge nella prefazione di Aldo Busi: «Questo romanzo mi pervenne alla redazione di Epoca e le dediche, una stampata nell’introduzione e l’altra vergata a mano, invocavano da sole la diffidenza: la prima diceva “A tutti i camerati caduti” e l’altra iniziava con “Al Maestro” eccetera. La leggenda vuole che lo scrittore affermato butti il tutto subito nel cestone della carta. Sia come sia, lette dieci pagine di Il cacciatore (il cui titolo originale, orrorifico, era L’indominio della discordanza, il cui significato sfuggiva anche al Lo Presti stesso), ne ho letto subito altre venti, con mio grande stupore. Con la pubblicazione di questo romanzo si scaglia di nuovo una nuova e rara pietra contro i filtri editoriali gestiti dalla strainculata classe media cosmopolita tuttora incapace di accreditare all’altare della letteratura chiunque sia fuori dall’establishment sociomondanoletterario». Pubblicato, quindi, per sfida. Fino a tre anni fa, de Il cacciatore se ne trovava una copia soltanto sul sito di un venditore on-line svedese. Dopo varie prove di stabilire un contatto – effettuate da chi scrive in un improbabile inglese, tentativi regolarmente andati a vuoto – è improvvisamente ricomparso su www.comprovendolibri.it al prezzo irrisorio di tre euro: la felicità, talvolta, ti viene quasi regalata.
Sempre la Mondadori, venti anni prima, fu protagonista di un altro caso editoriale con la pubblicazione de La distruzione del sulfureo Dante Virgili. Come ricorda Antonio Franchini, di professione editor e scrittore, nel suo Cronaca della fine (Marsilio, 2003) «nella primavera del 1970, quando la rivolta giovanile ormai si era irradiata dal cuore dell’Europa dando vita al decennio della politica e della creatività, del pacifismo e della lotta armata, dell’amore estatico e dell’odio ideologico, la Arnoldo Mondadori editore pubblicò un romanzo in lode di Hitler, ma non se ne accorse nessuno. Il titolo di quest’opera maledetta era La distruzione. Un esergo da Dostoevskij lo motivava: “Noi proclameremo la distruzione. Perché, ancora una volta, questa piccola idea è così affascinante? Verrà un tale sconquasso, come il mondo non l’ha finora veduto”. Dai Demoni, naturalmente. L’autore aveva un nome tanto impegnativo da sembrare finto, e finto in maniera tanto goffa da poter essere vero; si chiamava Dante Virgili». Franchini chiarisce anche la natura perversa del quarantenne creatore de La distruzione: «Leggendo si capiva subito che l’autore proprio non era né uno di quei versatili professionisti né uno di quei pacifici depravati che, attingendo a una loro propria interna, segreta, controllata attrazione per l’orrore, sono capaci, a seconda del caso e delle circostanze, di ricostruire “dal di dentro” la psicologia di un nazista, di un terrorista, di un serial killer o d’un qualunque altro genere di mostro a scelta. Leggendo, chiunque poteva capire che quello scrittore, quell’uomo doveva essere lui stesso il mostro. E se era così, Dante Virgili non poteva essere considerato né l’uomo né il cane, ma il morso stesso, la ferita». Tra le pagine visionarie e allucinate de La distruzione si scopre un’inquietante preveggenza: «Ma la prossima volta. Non saranno eterni santuari le città yankees combuste dilaniate. VEDO i grattacieli d’acciaio sotto un diluvio di fiamme». Un vaticinio, con trent’anni d’anticipo, dei tremendi fatti dell’11 settembre statunitense. Singolare che, in piena contestazione, un libro con queste credenziali sia potuto giungere in libreria: meno strano è che vi sia rimasto invenduto e che sia divenuto, di conseguenza, un remainder, di quelli smarriti per sempre. In questo caso non ci sono ricerche che tengano, né librerie clandestine che regalino speranze. Neanche un qualsiasi sito svedese offre una seppur minima chance. La distruzione è scomparsa, dimenticata, dispersa. Forse bruciata, come meriterebbe. Se non fosse per la casa editrice anconetana peQuod che, come un novello Montag – il protagonista del romanzo Farenheit451 che salva i libri dal rogo – ripubblica, nell’ottobre 2003, i deliri di Virgili. PeQuod, incontentabile, si (e ci) concederà il bis con Il metodo della sopravvivenza, il romanzo inedito di Virgili scritto – tra un ricovero in clinica e l’altro – nel 1991. In quella circostanza, però, il tritacarne redazionale della Mondadori non si fa cogliere impreparato e non concede il nulla osta. L’anno dopo Virgili muore, solo come era sempre stato. Gli unici lontani parenti di cui si aveva notizia rifiutano persino di vedere per l’ultima volta il corpo basso e grasso, quasi deforme, del maniacale bolognese che sognava il Reich. La pubblicazione del Metodo, inizialmente prevista per maggio, è stata posticipata ad ottobre per “attendere” la contestuale produzione del film-documentario su La distruzione diretto da Simone Scafidi e intitolato "Dante che vide i grattacieli in fuoco", che sarà proiettato al Festival del Cinema di Roma, in programma dal 18 al 27 ottobre 2007.
Né basso né grasso – piuttosto estremamente affascinante – era Roger Nimier, scrittore in odore di collaborazionismo dalla vita disordinata ed intensa che, appena venticinquenne, stupì pubblico e critica francese con Le Hussard Blue (Gallimard, 1950). Amante delle belle donne e delle auto potenti, il suo straordinario talento letterario si infranse nel ’62 contro un muro della periferia parigina, mentre lanciava a folle velocità per le strade della capitale transalpina la sua Aston-Martin.
Fosse accaduto ai giorni nostri, una morte così spettacolare, quasi alla James Dean o alla Lady D, avrebbe assicurato un successo immediato ai suoi libri e ricche royalties agli eredi. Dovettero passare, invece, altri due anni (era il 1964) prima che un suo racconto, Giovani tristi, sbarcasse in Italia tradotto dal compianto Alfredo Cattabiani e pubblicato per la torinese Edizioni dell’Albero nella collana “Letteratura d’amore”: le ultime due copie conosciute sono state vendute su ebay più di tre anni fa. Per chi fosse interessato alla eccezionale prosa dell’ussaro Nimier è disponibile in italiano il suo Le spade (Meridiano Zero, 2002), in cui il giovane Francois Sander “solo per togliersi un capriccio” si rende responsabile – nella Francia occupata del ’44 – di un efferato ed inutile omicidio in preda ad un istinto di vitalismo auto-distruttivo tale e quale a quello del Frank protagonista de La neve era sporca di Georges Simenon.
Quelli citati sono solo alcuni degli esempi di seducenti quanto sconfinate opportunità di scoperte offra la narrativa che sopravvive nelle pieghe dell’ufficialità. Libri che non possono vantare copertine tirate a lucido o fascette con recensioni entusiaste. Libri di cui, in pochissimi, hanno sentito il bisogno di parlare. Libri scomodi e, per certi versi, disprezzati. Libri di cui – nonostante ciò o, forse, proprio in virtù di ciò – non possiamo fare a meno.
Pierluigi Biondi, 33 anni (L'Aquila), giornalista, collaboratore dell'Ufficio Stampa del Consiglio Regionale d'Abruzzo, sindaco di Villa Sant'Angelo (Aq) dal 2004.

39 commenti:

Anonimo ha detto...

beh, che volete, sarà che non sempre sono stato in quattrini tali da potermi permettere di comprare quello che volevo leggere di primo acchito (a volte li rubavo in librerie da catena...);

sarà che ho un po' anche il gusto della ricerca fuori catalogo,

gli è che per anni (adesso un po' meno, per la verità) sono stato un itinerante delle librerie remainders e "libri usati" di roma:

dalla grotta del libro in via dei giubbonari, alla spelonca polverosa di via della circonvallazione gianicolense, alla reimenders di piazza s. silvestro...

le bancarelle di libri di porta portese, poi me le sono fatte tutte...

e lì mi sono fatto incetta, proprio a duecento lire, dicasi duecento lire, di introvabili prime edizioni:

da "Dux" della Sarfatti, alla "Guardia di ferro" di Codreanu alla "Psicologia delle folle" di Gustav Le Bon...

quanto me date per questi ultimi tre?

base d'asta: un milione d'euro...

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

Caro Miro, so cosa vuoi dire quando parli di gusto della ricerca fuori catalogo... io mi sono specializzato nella ricerca online, ore e ore di appostamenti silenziosi sulle aste ebay (negli ultimi anni decisamente troppo frequentate)e perlustrazioni pazienti di siti di vecchie librerie... Tra i pezzi da novanta recuperati recentemente... vanto un Gilles di Drieu, prima edizione super-rilegata dal peso di mezzo quintale, D'Artagnan innamorato, Giovani tristi e Storia di un amore di Nimier, la prima edizione rilegata e praticamente nuova di Histoire du cinema ('48) di Brasillach-Bardeche e Histoire de la musique di Rebatet...
Di Brasillach, su ebay, l'anno scorso mi sono beccato le opere complete, dodici tomi pubblicati nell'immediato secondo dopoguerra...

Anonimo ha detto...

"Il cacciatore ricoperto di campanelli", di Lo Presti, lo acquistai all'uscita ma non l'ho mai letto. Forse era stata la presentazione di Busi, autore che una ventina d'anni fa stimavo, ad attrarmi. Ora manco so che fine ha fatto.
Piccolo appunto: Lo Presti non è morto all'uscita del romanzo. Era da poco uscito di galera e, forse qualche anno dopo, fece una rapina e fu beccato all'uscita e rimesso dentro. Dev'essere morto lì, se è morto...

Anonimo ha detto...

ecco de "Il cacciatore..." di Lo Presti"

non ne sapevo, fino ad oggi, un beneamato nulla...

chi ne fa una recensione APPROPRIATA per il mio sito e per quello di roberto?

i primi grati gliene saremo noi: roberto(ci scommetto...) ed io (senza scommeterci che, tanto, vincerei facile...)

annettete, nel caso, una doviziosa scheda biografica del suddetto Lo Presti...

grazie, fin d'ora...

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

Il libro l'ha scovato Pierluigi - su un sito svedese - e credo l'abbia già letto, quindi il compito è suo. Mi riservo di farmelo prestare e di leggerlo per fornire adeguata e consapevole consulenza! :D
Riguardo alle vicissitudini di Lo Presti, occorre lavoro di ricerca!

Anonimo ha detto...

Morto dovrebbe essere morto... almeno dalle informazioni sommarie in mio possesso. Che, poi, in realtà, sono veramente poche: si riducono, praticamente, alla mini-nota biografica della terza di copertina e a quello che scrive Busi nell'introduzione (così si spiega anche l'inesattezza che fa rilevare Ughetto...)
Comunque - stimolato dall'interesse nato sul blog di Roberto - mi sono messo in moto: ho inviato una mail ad un noto personaggio politico torinese che, per questioni anagrafiche, dovrebbe esser stato "camerata" di Lo Presti o che, almeno, ne avrebbe dovuto sentir parlare. Paradossalmente chi ne dovrebbe conoscere qualcosa in più è proprio Aldo Busi che - sempre nella prefazione - riporta (con una certa dose di sussiego) che Lo Presti lo bombardò di lettere per proporgli altri lavori. Contattare Busi, tramite la sua attuale casa editrice non dovrebbe essere difficile, che però lui possa ricordare il "personaggio" o aver conservato qualche traccia dell'insolito rapporto, lo è un po' di più...
Per Miro Renzaglia due cose:
- beato lui che sta a Roma e può permettersi con frequenza i giri per bancarelle e librerie di usato, noi (intendo Roberto ed io) siamo obbligati a questo rapporto morboso con il terminale del pc e con qualche grazia da ricevere da internet
- stasera stessa riprendo in mano il libro e mi cimenterò con la recensione che provvederò a girare direttamente (se mi è permesso) via mail o per tramite di Roberto

Anonimo ha detto...

Ho fatto una ricerca veloce. Il nome di Lo Presti appare nel volume "Fascisteria" di U. M. Tassinari (Castelvecchi, 2001) non come Giuseppe ma come Pino. Secondo l'autore Lo Presti è morto nell'estate 1995 di Aids.

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

Anche quel libro andrebbe letto...
Appuntato!

Anonimo ha detto...

tiriamo fuori Lo Presti dalla tomba...

se non da quella fisica,

almeno da quella leteraria...

daje...

Anonimo ha detto...

ughetto tassinari, nel caso, e se fosse necessario per avere maggiori notizie lo contatto io: è un amico...

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

Tassinari potrebbe consigliarci, per iniziare, dove trovare un paio di copie del suo libro (per me e per Pierluigi) che non riusciamo a trovarlo da nessuna parte!
:)

Anonimo ha detto...

Alt !!!
Per "Fascisteria" ci sono anch'io !
Introvabile: ho fatto chiamate in tutta Italia ma niente da fare. Eppure è incredibile, è del 2001.
Paradossalmente sono riuscito a trovare "Hobbit/Hobbit" e non Fascisteria !

Anonimo ha detto...

Per Giovanni Tarantino: allora vuoi farmi morire di invidia... Hobbit/Hobbit è stato uno dei libri che più ho cercato nel periodo 2000/2003, finché - mestamente - ho dovuto rinunciare per manifesta irrintracciabilità. Magra consolazione averne una copia fotostatica dell'originale gentilmente messomi a disposizione da Roberto.
Per tutti: dai! diamo altri titoli di libri da salvare dall'oblio...
Di Fascisteria esiste una prepubblicazione scaricabile dal sito http://www.anarchaos.it/Download.htm, è lì che ho trovato il riferimento a Lo Presti.

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

Dicevo ieri a Giovanni che, quando posso, se trovo un libro raro - anche se ne ho già una copia - ne faccio scorta, per figli e amici.
Giorni fa ho preso (e poi regalato ad un caro amico) l'ennesima copia de Il figlio del podestà di Nino Longobardi (Rusconi, umorlibri, libro dell'estate 1976), a mio avviso il più bel romanzo su fascismo e antifascimo, scritto - mi permetto di dirlo - con una sensibilità straordinaria da uno scrittore eccezionale, troppo presto dimenticato. Belli anche gli altri suoi libri, credo ancora disponibili nelle librerie di "area".

Anonimo ha detto...

Qualche tempo Luca Telese disse sul blog di "Cuori neri" che entro il 2007 avrebbe ripubblicato per la collana Le Radici della Sperling e Kupfer, "Hobbit/Hobbit".
Speriamo!

Anonimo ha detto...

Si, avevo già notato la versione "scaricabile" di "Fascisteria" segnalata da Pierluigi Biondi: proprio lì, Roberto, ho letto quelle notizie su Enrico Tomaselli, ex vignettista de "La voce della fogna"

Anonimo ha detto...

Vorrei rivedere in giro il dramma "I sequestrati d'Altona" di Jean Paul Sartre, a suo tempo edito da Mondadori ora fuori catalogo... E se posso, inoltre, consigliarvi una puntatina alle piccole e sconosciute librerie di Venezia che, dopo la Città eterna, offre veri e propri scavi di tesori per i maniaci sessuali dei libri.... Ovviamente dopo aver visitato la tomba di Ezra Pound...
Caro Roberto, complimenti per il sito... e per tutta la galleria di foto.... Ah dimenticavo anche un altro autore a me assai caro: Guido Morselli. Suicida e preso a calci dall'editoria, conobbe pace et gloria solo postumo. Suoi "Roma senza papa" e "Il comunista".. Ovviamente non è più pubblicato e reperibile in edizione Adelphi in seconda, terza, quarta, etc. scelta....

Cordialmente

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

Ciao Susanna, grazie e benvenuta. Guido Morselli piace molto anche a me. Sartre un po' meno, ma devo riconoscere di non averlo mai letto con la necessaria attenzione. Dovrei?

Anonimo ha detto...

X Roberto, Pierluigi e Giovanni

ho parlato proprio ora con Ugo Tassinari...

ahivoi!

"Fascisteria" è introvabile pure per lui...

mi ha detto che può farvene avere copia in pdf alle vostre mail...

ma mi sa che in questa versione lo avete già trovato...

fatemi sapere comunque...

Anonimo ha detto...

Per Miro,
la versione che ho io (così come credo, ormai, anche Roberto e Giovanni) è una bozza quasi sicuramente incompleta: tanto è vero che - delle due pagine in cui è citato Pino Lo Presti - solo una è presente. Per il pdf, quindi: magari! la mia e-mail è p.biondi@hotmail.it.
Come detto, ieri sera ho ripreso in mano "Il cacciatore" e ne ho letto buona parte, la mia impressione è che quel libro è come le canzoni veramente belle: vanno ascoltate bene per accorgersi di tutte le sfumature...

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

Attendo fiducioso (e riconoscente) il pdf di Tassinari. Non vorrei cantare vittoria, ma - grazie a Pierluigi - forse (e sottolineo forse) ho trovato online una copia del Cacciatore di Lo Presti.
Ciao Miro e grazie.

carmilla65@hotmail.com ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Caro Roberto, grazie anche a te...
Morselli è qualcosa di unico. Per me fu una vera folgorazione sulla via di Damasco della letteratura... Ed ero così giovane ed arrabbiata (bè adesso meno giovane ma sempre alquanto inc...). Sartre va amato ed anche odiato (più il secondo). Ma il libro che ti ho citato io va fuori dei canoni.. Sembra che l'autore cambi completamente indirizzo di scrittura... Comunque sappi che nella scelta tra Sartre e Camus, preferisco vivere su un'isola deserta con "La peste".... Perfezione assoluta...
A presto e ancora complimenti

Susanna Dolci

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

Grazie! La peste lo lessi che ero davvero troppo piccolo, un ragazzino. Non capii nulla, ricordo che passai un'estate a portarmi in giro il libro, ma si trattava soprattutto di una posa! :) Cercherò I sequestrati d'Altona e, se lo troverò, ti saprò dire. Tra Sartre e Camus preferivo gli ussari blu, da Nimier a Blondin. Perchè erano non allineati, sprezzanti, esagerati.
A presto.

Anonimo ha detto...

Do anch'io la mia e-mail confidando nella magnanimità di Tassinari, che ringrazio anticipatamente: giannit2003@yahoo.it

Ringrazio anche Miro che sta facendo da "ponte" !

Anonimo ha detto...

ma che cazzo!!!

passate il tempo a ringraziarvi a vicenda...

forza!!!

tutti al lavoro...

Lo Presti attende d'essere riproposto...

basta con le smancererie...

P.S. girerò le vostre mail ad ughetto tassinari...

Anonimo ha detto...

Segnalo anche l'uscita di un libro "Destra estrema e criminale", che pare ricostruisca alcune biografie di militanti neofascisti; uno dei due autori è Gianluca Semprini, già autore di un libro su Ciavardini.

Attendo lumi prima di comprarlo

Anonimo ha detto...

La ricerca su Lo Presti continua... Oggi pomeriggio ho ricevuto la mail di risposta della persona citata quale amico ("camerata"?) di Lo Presti da Tassinari... Mi ha dato il suo numero di cellulare anticipandomi - nel frattempo - che fu la casa editrice la lui diretta (o perlomeno che lo aveva tra gli animatori) a pubblicare la prima versione de "Il cacciatore" con il titolo, che sappiamo, de "L'indominio della discordanza" a cui, in seguito, furono aggiunti due capitoli su richiesta della Mondadori. Naturalmente gli ho anche chiesto se abbia ancora qualche copia de "L'indominio"... speriamo bene... quello sì sarebbe un vero colpo da "cacciatore di remainders"...

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

Il mistero s'infittisce...

Anonimo ha detto...

Ah... Morselli l'ho scoperto ai tempi in cui c'era l'"Almanacco del giorno" dopo in TV. Avrò avuto 19/20 anni. Non so, mi piaque l'originalità di quelle trame, sebbene accennate nella biografia dell'autore. Andai dal libraio e mi procurai "Dissipatio HG" e "Roma senza Papa". Li divorai. 3 anni fa l'Adelphi ha fatto uscire il primo volume della raccolta dei suoi romanzi, peccato non sia mai uscito il secondo...
Nel mio primo romanzo ho omaggiato Morselli con la citazione d'apertura.

Riguardo a Sartre, mai sopportato. Diverso per Camus: "La peste" non mi fa impazzire, ma "Lo straniero" è un capolavoro. Anche quello letto a 20 anni. Insieme a Orwell (pessimo romanziere), Céline e Simone Weil una dei pochi intellettuali davvero testimoni del proprio tempo

Anonimo ha detto...

Aggiornamenti su Lo Presti (per non apparire pelandrone...).
Ieri sera ho parlato con la persona della casa editrice di cui al post di ieri. Mi ha promesso, nell'ordine:
a) mi farà avere una fotocopia de "L'indominio", in quanto ne ha un unico esemplare (e, naturalmente, se lo tiene stretto);
b)mi farà avere anche delle fotocopie di articoli di Lo Presti apparsi su "Avanguardia", periodico cui ha collaborato intorno alla fine degli anni '80, nonché altri lavori inediti;
c) mi manderà degli appunti sulla biografia di Lo Presti raccontata da chi lo ha conosciuto (abbastanza) bene.
Mi ha comunque anticipato che Lo Presti ha avuto una vita difficile (e questo era intuibile...) e che, nei momenti peggiori, sopravviveva grazie a degli assegni che - di tanto in tanto - Busi gli faceva pervenire.
A questo punto la domanda è (in particolare per Miro): aspettiamo questo materiale per la recensione o procedo, salvo poi integrarla con il materiale che mi verrà recapitato? In quest'ultimo caso bisogna aspettare almeno una settimana: tanto è il tempo che mi è stato richiesto dal mio "contatto" siciliano per farmi avere il tutto.

Anonimo ha detto...

Per Roberto:

Gentile Roberto,
e perché non leggere o rileggere "I Duellanti" di J. Conrad (ora edito in BUR)??
Anzi tutto Conrad che è meglio e fa sempre bene...

Per Giovanni Tarantino:

Gentile Giovanni,
prima di spendere circa 15.00 euro per acquistare "Destra estrema e criminale" (ed. Newton&Compton, Roma, 2007), ti consiglio vivamente di sfogliarlo.... Non mi ha convinto più di tanto....

Per Claudio Ughetto:

Gentile Claudio,
Per quanto riguarda "Lo Straniero" mi associo pienamente al tuo commento (ma leggo che anche su Morselli viaggiamo sullo stesso binario). E allora rinfreschiamo la vista con l'attacco superbo del capolavoro di Camus. Scusatemi se in francese ma non posseggo copia in italiano. E chiedo venia ai puristi della lingua per la mancanza di accenti et varie.

"Aujourd'hui, maman est morte. Ou peut-etre hier, je ne sais pas. J'ai recu un télégramme de l'asile: "Mére décedéé. Enterrement demain. Sentiments dinstigués". Cel ne veut rien dire. C'était peut-etre hier (...)"

La medesima semplicità folgorante che farà scrivere, circa 40 anni, dopo a G. Garcia Marquez un medesimo attacco al suo "Cronaca di una morte annunciata" e che (a memoria, un po' bacata) così riporto: "Il giorno in cui venne ucciso, uscì di casa alle 5.30". Nient'altro da aggiungere. Il romanzo può terminare qui. Il resto sono inutili accessori.

Ma per tornare ai libri introvabili, dimenticati o maltrattati a quei masterpieces di ognuno di noi, riporto e ricordo con affetto:
Carlo Samonà (Palermo 1926-1990) con "Fratelli" (edito da Garzanti) e "Il Custode" (edito da Einaudi);
l'argentino Julius Cortazar che l'Einaudi sta ora ripubblicando, dopo anni di silenzio ed oblio;
Sherwood Anderson con i suoi "Racconti dell'Ohio" (Einaudi) che sono come e meglio dell'Antologia di Spoon River di E.L. Masters; Infine ed eccezionale nella sua unicità ribelle ed antiborghese, Alfred Doblin con "Assassinio del Ranuncolo ed altri racconti", edito nel 1980 dalla meravigliosa, fallita e rinata casa editrice SugarcoSEdizioni.

Cordialmente

Susanna Dolci

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

Cara Susanna, Conrad non me lo faccio mancare e ogni tanto mi premuro di rileggerle qualche pagina, pescando qua e là tra le sue opere. Annoto, con vivo interesse, anche le altre tue segnalazioni: Carlo Samonà, che non conosco affatto, Julius Cortazar (neanche, la mia ignoranza è imbarazzante) e - perchè no - Sherwood Anderson, del quale ho letto qualcosa (non ricordo cosa) ma non i Racconti dell'Ohio. Di Alfred Doblin ho letto (solo) Berlin Alexanderplatz e annoto molto volentieri gli altri titoli che consigli.
Questa estate spero di trovare un po' di tempo in più per leggere.
Grazie mille!

Anonimo ha detto...

Per Roberto

Gentile Roberto, al tuo
"la mia ignoranza è imbarazzante"

rispondo con

l'ignorare è la mirabile vertigine propulsiva alla "virtude et canoscenza" (Ulisse, Inferno, canto XXVI)
Beata sempre e dunque la sana e splendida ignoranza nel suo mirabile oblio...

Cordialmente

Susanna Dolci

Anonimo ha detto...

Ma virgili non l'ha letto nessuno?
E' davvero un romanzo unico, apocalittico, ma persino commovente

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

Letto e trattato! :)

http://robertoalfattiappetiti.blogspot.com/2006/12/dante-virgili-il-ritorno-del.html

Anonimo ha detto...

Caro Pierluigi Biondi
ho conosciuto bene Lo Presti.
Lui è anche il protagonista di un mio romanzo (Opere terminali, Milano, Jaca Book, 2001).
Dispongo di molte notizie e materiali sul suo conto.
Fammi (fatemi) sapere se sei interessato.
Cordiali saluti.
Salvatore Mugno

Anonimo ha detto...

Caro Salvatore Mugno,
se mi fai avere i tuoi recapiti ti contatto appena possibile.
Grazie Pierluigi Biondi

Anonimo ha detto...

Caro Salvatore Mugno,
se mi fai avere i tuoi recapiti al mio indirizzo di posta elettronica (p.biondi@hotmail.it) ti contatto appena possibile.
Grazie Pierluigi Biondi