Dal Secolo d'Italia di domenica 29 luglio 2007
Dedicato a quelli che credono nell'immutabilità degli scenari (e dei conflitti) politico-culturali. Nel momento stesso in cui a destra - sulle orme della lezione francese di Sarkozy - ci si sta rendendo pienamente consapevoli del fatto che la battaglia politica non si gioca più soltanto sulla contrapposizione fra modelli economici, ma si definisce nello spazio in cui si sfidano visioni alternative della società, a sinistra - anzi, all'estrema sinistra - si arriva, invece, a concepire il conflitto e il confronto tutto sul terreno del mercato. «Il consumismo è anche libertà, la politica deve ripartire da qui», titola a sei colonne una paginata di Liberazione, il quotidiano del partito di Bertinotti e Giordano. «Se sul terreno della produzione - scrive lì il sociologo Massimo Ilardi - la sinistra risulta storicamente sconfitta, tanto vale provare a spostare il conflitto su un altro terreno, proprio su quello che fino ad ora è stato dalla sinistra stessa demonizzato». L'invito di Liberazione è a smetterla di considerare i consumatori come idioti eterodiretti e - in polemica con i nostalgici dell'ideologia - a considerare in positivo gli individui che consumano. No, ribatte Ilardi, non sono, questi «edonisti che costruiscono mondi sempre nuovi e fantastici alla continua ricerca del piacere e del ludico come affermano alcuni esteti neoromantici che negano o nascondono la presenza spigolosa del mondo».
L'articolo si spinge poi oltre, arrivando a formulare il nesso tra «necessità del consumo e soggettivismo delle pratiche di libertà». E si conclude così: «Il mercato è finalmente chiamato a misurarsi con questioni tutte materiali. La politica non può che ripartire da qui». Be', se questo è il nuovo orizzonte ideale della sinistra - dopo il riconoscimento pubblico di essere stata «storicamente sconfitta» - dobbiamo ammettere che, alla fine, tutto torna e si mette a posto. A loro il mercatismo, a destra le radici culturali, il respiro ideale, il sogno, la voglia di futuro.
3 commenti:
Interessante. In pratica la sinistra (quale, una delle tante)decide di superare il materialismo marxista per far suo il materialismo capitalista.
Al di là della destra e della sinistra, è indubitabile che proposte come questa sono l'indicatore di come la politica, nell'era dell'economia, sia arrivata alla frutta: alla fine si tratta di passare di accontentare le masse, ieri sfamando tutti e auspicando il controllo della macchina da parte dei lavoratori, oggi allargando il diritto al consumo. Insomma, è soggetto politico chi consuma, e più ce n'è, più ci sono inquinatori che acquistano auto, più ci riempiamo di cazzate in nome del PIL, meglio è.
Da destra come da sinistra.
E delle serie riflessioni su temi come decrescita, comunitarismo, bioregionalismo, democrazia partecipata, recupero della lentezza ecc, manco a parlarne.
In compenso la sinistra dovrebbe riflettere sulla procreazione assistita particolarmente "travagliata" del Pd.
:)
Sì.
E figurati se non si chiamava "democratico", il partito. Un colpo di genio spaventoso, che già dimostra la creatività del progetto : ))))))))
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