Chi tra i quaranta-cinquantenni di oggi non ricorda “quei” particolari giornaletti degli anni Sessanta-Settanta? Parliamo di Messalina, Isabella, Jakula, Jolanda, Lando? E chi, della generazione successiva, i nati tra il ’67 e il ’73, ha dimenticato il Paninaro, quella rivista di fumetti e costume giovanile che, a metà degli anni Ottanta, raggiunse la tiratura record di centocinquantamila copie tra gli adolescenti? Dietro questi e altri successi si nascondeva lo scrittore, sceneggiatore ed editore Renzo Barbieri, scomparso silenziosamente qualche giorno fa nella sua Milano e di cui lunedì si sono celebrati i funerali alla presenza di soli pochi amici, per suo espresso volere. E tra quei pochi, non poteva mancare Sergio Bonelli, altro protagonista della trasformazione del costume italiano attraverso i fumetti.
Quella di Renzo Barbieri è stata una presenza davvero importante nell’ambitodi quella cultura popolare che, soprattutto nella seconda parte del Novecento, ha raccontato e accompagnato la trasformazione della società italiana meglio di tanta politica e di tanta accademia. Figlio del capitano Mario Barbieri, che comandava quei ”caimani del Piave” i quali nell’offensiva del 4 luglio 1918 attraversarono per primi il fiume, Renzo è stato stato orgoglioso della medaglia al valor militare di suo padre. Lui, cronista e scrittore sin da ragazzo, negli anni Cinquanta, inizia a pubblicare romanzi: Assassini associati e Io uccido (che anticipa di cinquant’anni il titolo del libro di Giorgio Faletti). E nel ’54 dà alle stampe, per le edizioni di Mino Maccari, Vitellini di città, una satira della gioventù dorata dell’epoca. Poi è la volta delle sceneggaiture per i fumetti: per il Piccolo sceriffo, per Il Coyote, per Il Giaguaro...
Contemporaneamente giornalista, al quotidiano La Patria, al Corriere Lombardo e, infine, in pianta stabile, a La Notte di Nino Nutrizio, maestro del giornalismo popolare di destra. Famosa e straletta per anni la sua rubrica “L’angolo dello snob”, poi diventata “Milano bene”. Dopo undici anni Barbieri passa al Corriere della Sera, con la rubrica “Colonna mondana”. E alla fine del ’65 decide di cambiare e di darsi a tempo pieno all’editoria. Con la nascita dell’Editrice 66 – diventata poi ErreGi e, infine e per lungo tempo, la popolarissima EdiFumetto simboleggiata dall’inconfondibile “squaletto” – apriva una nuova era per il fumetto italiano: con le prime due testate, Goldrake, l’agente playboy e Isabella, duchessa dei diavoli, Barbieri avviava la stagione d’oro dei “giornaletti” per adulti che per almeno due decenni, veicoleranno una sorta di via italiana alla liberalizzazione dei costumi. Del resto, che il mondo stesse cambiando, a metà degli anni Sessanta, lo si percepiva nell’aria: «Il fumetto – ha ricordato Luciano Secchi, altro grande sceneggiatore di strips con lo pseudonimo di Max Bunker – prima di allora presentava eroi buoni, senza difetti, che non mangiavano mai né facevano l’amore. La sintesi può essere rappresentata dal sottotitolo del settimanale cattolico Il Vittorioso: “sano, forte, leale, generoso”. Era il prototipo dell’epoca in cui l’ipocrisia giocava un ruolo fondamentale. Si avvertiva la necessità di cambiare, di rompere gli schemi... e vennero i nuovi fumetti». Bunker lanciava i noir Kriminal e Satanik. Le sorelle Giussani mandavano in edicola Diabolik. E Renzo Barbieri tutte le “sue testate”. Quei pocket che avrebbero rivoluzionato il mondo dei fumetti. Renzo, direttore responsabile delle pubblicazioni, si beccò 33 processi da cui uscirà sempre assolto tra i sorrisi dei giudici. «Se quegli albi – disse una volta Barbieri- vendevano 80-100mila copie a settimana qualcosa voleva pur dire...». Ed effettivamente quei fumetti circolavano ovunque. Nel ’74, registrando il fenomeno, la rivista Eureka arrivava a titolare «Il fascismo indiscreto del pornofumetto» una preoccupata inchiesta di Cesare Medali sulla popolarità di quegli albi: Il Tromba, Lando, Messalina, Il Montatore... E quando gli indici di vendita di quelle testate arrivarono a superare le centinaia di migliaia di copie, la sinistra cominciò ad accorgersi di un fenomeno che non riusciva a comprendere e che – come si legge sull’Agenda rossa 1977 di Lotta Continua curata da Goffredo Fofi e Luigi Manconi – sarà liquidato tout court come «sessualfascista».
Negli stessi anni sempre Barbieri manderà in stampa un libro, Il manuale del play boy, che diventerà un long seller, stravenduto fino alla fine degli anni Ottanta: oltre quindici edizioni a partire dalla prima del 1967. Ancora nel 1986 viene edito prima dalla Sonzogno e, infine, dalla Bompiani. Splendide le pagine di satira sui “calza corta” di sinistra o democristiani. Per non dire, infine, dei suoi tanti romanzi di successo (pubblicati da Sonzogno), ambientati nel mondo della moda, a cominciare dal famoso La sfilata.
Nel 1985, infine, Barbieri continua a intercettare la società checambia: a Milano nascevano i “paninari”, i ragazzi post-ideologici in Moncler e Timberland che inizialmente bivaccavano davanti al Panino di piazza Liberty, nel cuore di Milano. Barbieri con il suo settimanale e con la Guida al paninaro doc offrì un’estetica a quei ragazzi, trasformandoli nel fenomeno generazionale degli anni Ottanta.
«Il fumetto – dichiaro Barbieri in un’intervista a Roberto Renzi – è immortale. Perde colpi, perderà colpi, però ci sarà sempre un manipolo di appassionati a tenerlo in vita». E, parlando dei nostri giorni, volle precisare: «È un’epoca volgare, sottoculturata, egoista. La maleducazione imperversa. La gente non sa più vestire né comportarsi...». Aggiungendo, in conclusione, che solo lo “stile” e la “classe” possono salvarci: «Parafrasando D’Annunzio, mi sono necessari come il respiro...». E con questo stile ci ha salutato nella notte tra sabato e domenica scorsa.
Luciano Lanna (nella foto), laureato in filosofia, giornalista professionista dal 1992 e scrittore (autore, con Filippo Rossi, di Fascisti immaginari, Vallecchi 2004), oltre ad aver lavorato in quotidiani e riviste, si è occupato di comunicazione politica e ha collaborato con trasmissioni radiofoniche e televisive della Rai. Già caporedattore del bimestrale Ideazione e vice direttore del quotidiano L'Indipendente, attualmente è direttore responsabile del Secolo d'Italia.
venerdì 28 settembre 2007
Renzo Barbieri, lo "squaletto" del fumetto (di Luciano Lanna)
Articolo di Luciano Lanna
Dal Secolo d'Italia di venerdì 28 settembre 2007
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5 commenti:
Non lo ricordavo che fu Renzo Barbieri, il padre de "Il Paninaro". Devo avere da qualche parte ancora tutti i numeri di quel fumetto, a partire dal numero 1. Mi ricordo anche, che uscì successivamente un altro fumetto, riservato alle ragazze paninare: si chiamava "Preppy". Per un quarantenne, certe cose non si possono dimenticare così facilmente.
qualcuno ha notizie di davide rossi ex direttore del paninaro? grazie
Mi onoro (e mi vanto) di essere stato il 1° cavaliere di Renzo Barbieri, sceneggiatore indefesso del 60° delle sue testate a fumetti e creatore del Paninaro (psuedonimo Cioz). Tenevo all'epoca (dal 70 al 94) i piedi in 2 staffe per essere stato collaboratore anche di Giorgio Cavedon nel corso di almeno 25 anni, realizzando Oltretomba, Terror, e praticamente quasi tutti i Bonnie, i Goldrake, Storie Nere, Corna Vissute, A porte chiuse e Lucifera con Pizzardi, etc. In effetti ho sceneggiato per Cavedon e Barbieri (per quest'ultimo, oltre al Paninaro, la maggioranza delle testate per adulti della Squalo di cui ero Redattore Capo onorario) oltre 10.000 storie! Onore al merito anche di Graziano Origa mio caro compagno di strada e a Luigi Merati, indelebile e pregiato disegnatore di molte collane mie e non, a Gianni Bono, Stefano Mercuri, al compianto Leo Pasqua e all'amico Paolo Telloli per avermi risvegliato sul suo Ink n. 41. Mi si trova in Google, nella Enciclopedia del fumetto di Fossati alla voce Afencyclomedia di Goria e recentemente su Comicsando di Nicola Musella, nonkè su facebook. Grazie per l'ospitalità e complimenti da questo misconosciuto operatore delle nuvole parlanti.
Pigi Cioz Ghelardini (Paolo)
Grazie per avermi graziato almeno tu,Luciano,dopo che Nicola Musella mi ha cancellato dal suo blog Comicsando per essere venuto a conoscenza su Facebook del mio status politico di liberal/radicale anticomunista. Mi spiace di aver sprecato del tempo ad aiutarlo, nella vana credulità che esistesse un comunista dalla mente aperta. C.V.D., il mio sospetto è stato confermato dalla prassi gramsciana che afferma: ”la storia insegna ma non ha scolari.”
paolo.ghelardini44@gmail.com
Ricordo con languore il mio editore, il grande caro Renzo, ribelle come me, che mi ha reso famoso dandomi in mano la sua Casa Editrice. Sono sempre sulla breccia del fumetto, la mia vita,la mia effimera gloria. Non mi vanto di essere un genio, nè di aver pianto sulle mie disfatte. Non mi tocca l'ingiuria, non mi tocca il falso. Solo la natura mi tocca, la Natura che amo, come gli animali. Nessuna religione alligna nel mio animo, nessun dogma, nessunafFede, se non quella nell'Uomo, che si va a poco a poco polverizzando, purtroppo. Non mi spaventa la calunnia, non mi spaventa il fallimento. Da sempre il mio faro è questo aforisma di Samuel Beckett, "fallisci, fallisci ancora,fallisci sempre. Ma fallisci meglio!"
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