giovedì 8 novembre 2007

Bibi Bianca, situazionisti a Palermo tra scritte e ironia (di Giovanni Tarantino)

Articolo di Giovanni Tarantino
Dal Secolo d'Italia di martedì 6 novembre 2007

E’ da poco arrivato in libreria Mamma stanotte non torno, ultimo libro di Bibi Bianca (http://www.bibibianca.org/) , edito da Publisicula Mario Grispo Editore (pp. 200, euro 10). La storia, incentrata sulle vicende di tredici giovani di diverse appartenenze politiche, ripercorre il clima dell’immediato post ’68 in una città come Palermo. «Nel libro si da spazio in eguale modo a diciassettenni neofascisti, a diciassettenni comunisti e a diciassettenni vagamente qualunquisti disimpegnati. Quello che traspare nel messaggio di base è la grande umanità che si respirava tra giovani in quel periodo» dice l’autore. Bibi Bianca è infatti stato diretto protagonista dei fatti da lui narrati: già militante e animatore culturale della Giovane Italia e del Fronte della Gioventù, e convinto sessantottino ai tempi della contestazione studentesca, che – ci tiene a precisare – «soprattutto a Palermo vedeva i giovani di destra e di sinistra uniti, almeno fino al ‘71». Bianca è poi approdato ad una carriera di attore teatrale che lo ha reso famoso non solo in Sicilia, e di scrittore. Tra i suoi scritti più conosciuti si segnalano Infallibili peccatori. Papi eretici peccatori e santi, una critica ai papi del ‘500, Briganti ,Pensiero bandito, storia in cui un ribelle si incarna tre volte e in tre contesti storici differenti ma sempre in un “uomo contro”, e infine Nuclei sconvolti clandestini, sulle vicende di un fantomatico gruppo d’ispirazione situazionista che fece la sua comparsa a Palermo sin dai primi anni Settanta segnalandosi per alcune scritte murali ironiche e dissacratorie, come ad esempio «Nessuna fiducia al sistema (seguito da una croce celtica)…da domani giochiamo solo due colonne!».
A fare da sfondo a quest’ultimo Mamma stanotte non torno il clima di goliardia e lo spirito giovanilistico della Palermo del 1969: «I giovani di quel tempo appartenevano a diversi movimenti politici e diverse scuole di pensiero. Ma a Palermo non abbiamo vissuto anni sanguinari come a Roma, per cui poteva capitare di restare coinvolti in uno scontro davanti scuola la mattina e ritrovarci la sera a bere una birra nello stesso locale, a frequentare gli stessi posti, rossi e neri insieme perché tutti giovani. Del resto le passeggiate a Mondello (il lungomare di Palermo, nda) le mangiate a tarda notte e le prime avventure con le ragazze nelle 500, erano fenomeni di portata generazionale».
Privilegiando quindi una visione del fenomeno ’68 generazionale ed esistenziale, Bianca rivendica alla destra giovanile del tempo un ruolo di protagonista assoluta dei fatti e dei movimenti che scaturirono in quegli anni. E ricorda: «La Giovane Italia della quale ho fatto parte e, successivamente, il Fronte della Gioventù erano movimenti dentro il proprio tempo che intuivano le emergenze: basti pensare a tutto quello che ai tempi si diceva solo negli ambienti della destra giovanile, come ad esempio l’auspicio della caduta del muro di Berlino, o la realizzazione di un’ Europa-Nazione, ovvero un allargamento dell’Europa politica che facesse da blocco alternativo al liberalcapitalismo di marca occidentale e al comunismo sovietico, per non parlare della caduta stessa del regime dell’URSS, di lì a poco sarebbero diventati storia... E, spesso, sostenendo queste tesi, venivamo presi per pazzi».
In quel periodo a destra si muoveva qualcosa… giusto sul piano artistico, per rimanere negli ambiti preferiti da Bibi Bianca, nasceva il cabaret del Bagaglino, Gianna Preda creava a Roma il Giardino dei supplizi (che poi sarebbe diventata anche una canzone di Leo Valeriano), al quale si fa risalire tutto un movimento di cantautori di destra che avrebbero costituito la scena della cosiddetta musica alternativa.
«Non ricordo – prosegue Bianca – un militante che venisse a iscriversi da noi convinto che potesse tornare il fascismo o preda di nostalgismi fuori moda. Eravamo figli del nostro tempo. Certo, aleggiava su di noi il peso di doverci unire perché nelle scuole eravamo una minoranza… ma i nostri miti erano Robert Brasillach, Pierre Drieu la Rochelle e Yukio Mishima, tutti eroi romantici».Una modo di scrivere quello di Bianca che si fa apprezzare ovunque, anche a sinistra. Certo, questo non tanto per le posizioni politiche dell’autore stesso: basti ricordare che su Repubblica dello scorso 13 ottobre, il giornalista Tano Gullo parlando di Mamma, stanotte non torno, non resistiva dinnanzi alla tentazione di sottolineare che Bianca era ed è «purtroppo di destra», come se questo fosse una colpa, aggiungendo che tra i lettori «molti storceranno la bocca» ricordando, secondo Gullo, i trascorsi militanti dello scrittore palermitano. Ma i tempi in cui stare a destra era un po’ considerato come essere topi di fogna, secondo alcuni slogan del tempo, sono finiti da un pezzo e Gullo dorma sonni tranquilli. Tanto che il libro è già alla seconda ristampa. Dinnanzi ad una lettura non faziosa e piacevole i lettori non hanno storto la bocca.
Giovanni Tarantino è nato a Palermo il 23 giugno 1983. Collabora col Secolo d’Italia, testata per la quale ha realizzato alcuni articoli sul mondo ultras e uno sul fumettista Andrea Pazienza. Si è laureato in Scienze storiche a Palermo, con una tesi dal titolo Movimentisti. Da Giovane Europa alla Nuova destra. Studioso della stagione Campi hobbit e della musica “alternativa” ha partecipato al convegno catanese "…e uscimmo a riveder le stelle: a trent’anni dal laboratorio dei Campi hobbit" insieme ad Umberto Croppi, Paola Frassinetti e Fabio Fatuzzo.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Roberto,

in questo post che mi avevi dedicato, voglio esprimerti le mie sentite condoglianze per la scomparsa di tuo padre.
Ti sono vicino.
Un abbraccio forte

Anonimo ha detto...

Sentite condoglianze

Anonimo ha detto...

E' di alcune ore fa la notizia di una giovane tifoso della Lazio ucciso da un colpo di pistola sparato per sbaglio da un poliziotto durante una lite scoppiata in un'area servizio all'altezza di Arezzo con alcuni tifosi laziali. Mi chiedo in quale paese viviamo dove si muore per una partita di calcio?

Anonimo ha detto...

Ma sei in vacanza???

Anonimo ha detto...

Scusa, ho appena letto gli altri commenti.
Condoglianze anche da parte mia ed un forte abbraccio.
Alessio

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

Grazie a tutti, di cuore.
A presto.