Dal Secolo d'Italia di sabato 12 gennaio 2007
E con questa la chiudiamo definitivamente con il dibattito sul '68 quarant'anni dopo. Non però discettando dei guasti provocati sul sistema scolastico che, per la verità, sono dovuti alle pasticciate riforme degli anni Setttanta. Ma con una questione dirimente. L'ha scritto ieri in maniera mirabile Pierluigi Battista: «Il '68 sarà stato molto peggio di ciò che, nostalgicamente, si dice. Ma almeno - è l'opinione del vicedirettore del Corriere della Sera - fu uno scossone generazionale che si diffuse come un terremoto come un terremoto in tutti i comparti della vita associata. E' stata l'ultima rivoluzione giovanile conosciuta in Italia». Una conferma a quanto già annotato dallo storico Giuseppe Galasso, ricordando «le due ultime occasioni in cui i giovani hanno fatto irruzione massiccia nella politica: il 1922 e il 1968».
Ecco, invece di discutere sulle vicende di quarant'anni fa, occorre forse interrogarsi sulla situazione di oggi. Quarant'anni sono davvero tanti, sono passate almeno tre generazioni e davvero non esiste più niente di quell'Italia e di quel mondo. «Nel frattempo - aggiunge Battista - i giovani del '68 sono terribilmente invecchiati, vivono dei miti della loro adolescenza ma, intanto, si chiudono nella loro fortezza per sbarrare la strada a chi ha l'età che avevano loro quando facevano la rivoluzione. Adesso rappresentano la conservazione, la forza d'inerzia, l'arroganza di chi sta asserragliato nella cittadella del potere». Insomma, se vogliamo parlare di politica la palla deve passare ai giovani d'oggi. Che invece di lamentarsi o di sperare in una cooptazione da parte dei vecchi sesssantottini dovrebbero farsi avanti, prendersi il proprio spazio e reclamare la parteipazione attiva al proprio tempo. Basta con le nostalgie, quindi, ma anche basta con le lamentazioni e le recriminazioni. E' arrivato il momento in cui i giovani mostrino ancora una volta muscoli, talento e fantasia. «Vieni avanti, ragazzino», dice Battista invitando a un assalto alla Bastiglia dei vecchiacci che non si schiodano da sedie e poltrone. E', del resto, ciò che spera anche la destra politica.
Luciano Lanna, laureato in filosofia, giornalista professionista dal 1992 e scrittore (autore, con Filippo Rossi, del saggio dizionario Fascisti immaginari. Tutto quello che c'è da sapere sulla destra. Vallecchi 2004), oltre ad aver lavorato in quotidiani e riviste, si è occupato di comunicazione politica e ha collaborato con trasmissioni radiofoniche e televisive della Rai. Già caporedattore del bimestrale di cultura politica Ideazione e vice direttore del quotidiano L'Indipendente, è direttore responsabile del Secolo d'Italia.
1 commento:
Ecco, subito accontentatomi...si potrebbe cominciare dall'attualizzazione di una cosa chiamata "fascismo"...ce ne sarebbe da scrivere,ma no qui buon Roberto!
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