domenica 17 febbraio 2008

Baustelle, bentornato pop italiano (di Federico Zamboni)

Articolo di Federico Zamboni
Dal Secolo d'Italia, edizione domenicale del 17 febbraio 2008
L’involucro è pop. Strati su strati di sonorità accattivanti che ne richiamano altre, più o meno consuete, più o meno di moda. Sottili come la plastica. Difficili da smaltire, come la plastica. Fatte apposta per risultare attraenti. Come le caramelle. Come le pasticche. Farmaci? Psicofarmaci? Un altro genere di pasticche?
I Baustelle suonano piacevoli, a un ascolto distratto. E infatti, specialmente dopo il successo di un paio d’anni fa, con la programmatissima Un romantico a Milano, i network si sono accorti di loro e li hanno risucchiati, oplà, nel frullatore delle play-list. Si sa: la ripetizione a oltranza costruisce il successo. Non si dice: la ripetizione a oltranza distrugge tutto il resto.
I Baustelle non si lasciano condizionare. Alle aspettative del marketing rispondono con un nuovo album, Amen, che ha fascino e spessore, e che fa tutto il possibile per non cedere alle lusinghe (alle trappole) dell’Ipermercato dell’FM. Le concessioni al gusto corrente ci sono eccome, ma sembrano istintive.
Lo dicevamo all’inizio: l’involucro è pop. Sotto quell’involucro, però, si cela una sostanza diversa. Migliore. Una sostanza che magari va conquistata a poco a poco, seguendo attentamente i testi non solo attraverso l’ascolto ma anche leggendoli sull’albumetto che accompagna il cd. Una sostanza che tende comunque a rimanere sfuggente, ma per esplicita decisione del leader Francesco Bianconi: «Questa cosa mi piace che sia in bilico, non voglio svelarla». Lo dice parlando del destino di Anna, la protagonista di Il liberismo ha i giorni contati, ma è un approccio che ritorna di continuo, quando più quando meno. Le storie (i ritratti) hanno contorni fluidi. Non c’è un punto di vista complessivo, e costante, che lasci capire quali sono le chiavi di lettura. L’unico trait d’union, forse, è che ogni equazione esistenziale ha in sé troppe incognite per generare un risultato sicuro, o almeno probabile.
Le sole indicazioni nitide riguardano la società nel suo insieme, vittima del culto del denaro e del massimo profitto. Tutto il resto è più che mai opinabile. Vedi il nome del gruppo: che in tedesco significa “cantiere”, ma che loro invitano espressamente a pronunciare (interpretare) come meglio si crede. Bau. Stelle. Non sempre le suggestioni conducono a un significato preciso.
F.Z.
Federico Zamboni
, nato a Milano nel 1958 ma cresciuto a Roma, è giornalista e conduttore radiofonico. Tra il 1979 e il 1981, con lo pseudonimo di Claudio Fossati, ha tenuto una rubrica (quasi) fissa sul quindicinale “Linea”, dedicata a quella che allora si chiamava la “musica giovanile”. Dopo aver smesso di scrivere articoli per circa 15 anni, dedicandosi a tutt’altre cose, ha ripreso a pubblicare regolarmente nel 2000. Prima su “Ideazione.com”, poi sui quotidiani “Linea”, di cui è stato caporedattore fino al maggio scorso, e “Secolo d’Italia”.

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