Dal Secolo d'Italia, edizione domenicale del 17 febbraio 2008


I Baustelle suonano piacevoli, a un ascolto distratto. E infatti, specialmente dopo il successo di un paio d’anni fa, con la programmatissima Un romantico a Milano, i network si sono accorti di loro e li hanno risucchiati, oplà, nel frullatore delle play-list. Si sa: la ripetizione a oltranza costruisce il successo. Non si dice: la ripetizione a oltranza distrugge tutto il resto.
I Baustelle non si lasciano condizionare. Alle aspettative del marketing rispondono con un nuovo album, Ame

Lo dicevamo all’inizio: l’involucro è pop. Sotto quell’involucro, però, si cela una sostanza diversa. Migliore. Una sostanza che magari va conquistata a poco a poco, seguendo attentamente i testi non solo attraverso l’ascolto ma anche leggendoli sull’albumetto che accompagna il cd. Una sostanza che tende comunque a rimanere sfuggente, ma per esplicita decisione del leader Francesco Bianconi: «Questa cosa mi piace che sia in bilico, non voglio svelarla». Lo dice parlando del destino di Anna, la protagonista di Il liberismo ha i giorni contati, ma è un approccio che ritorna di continuo,
quando più quando meno. Le storie (i ritratti) hanno contorni fluidi. Non c’è un punto di vista complessivo, e costante, che lasci capire quali sono le chiavi di lettura. L’unico trait d’union, forse, è che ogni equazione esistenziale ha in sé troppe incognite per generare un risultato sicuro, o almeno probabile.
Le sole indicazioni nitide riguardano la società nel suo insieme, vittima del culto del denaro e del massimo profitto. Tutto il resto è più che mai opinabile. Vedi il nome del gruppo: che in tedesco significa “cantiere”, ma che loro invitano espressamente a pronunciare (interpretare) come meglio si crede. Bau. Stelle. Non sempre le suggestioni conducono a un significato preciso.
F.Z.
Federico Zamboni, nato a Milano nel 1958 ma cresciuto a Roma, è giornalista e conduttore radiofonico. Tra il 1979 e il 1981, con lo pseudonimo di Claudio Fossati, ha tenuto una rubrica (quasi) fissa sul quindicinale “Linea”, dedicata a quella che allora si chiamava la “musica giovanile”. Dopo aver smesso di scrivere articoli per circa 15 anni, dedicandosi a tutt’altre cose, ha ripreso a pubblicare regolarmente nel 2000. Prima su “Ideazione.com”, poi sui quotidiani “Linea”, di cui è stato caporedattore fino al maggio scorso, e “Secolo d’Italia”.

Le sole indicazioni nitide riguardano la società nel suo insieme, vittima del culto del denaro e del massimo profitto. Tutto il resto è più che mai opinabile. Vedi il nome del gruppo: che in tedesco significa “cantiere”, ma che loro invitano espressamente a pronunciare (interpretare) come meglio si crede. Bau. Stelle. Non sempre le suggestioni conducono a un significato preciso.
F.Z.
Federico Zamboni, nato a Milano nel 1958 ma cresciuto a Roma, è giornalista e conduttore radiofonico. Tra il 1979 e il 1981, con lo pseudonimo di Claudio Fossati, ha tenuto una rubrica (quasi) fissa sul quindicinale “Linea”, dedicata a quella che allora si chiamava la “musica giovanile”. Dopo aver smesso di scrivere articoli per circa 15 anni, dedicandosi a tutt’altre cose, ha ripreso a pubblicare regolarmente nel 2000. Prima su “Ideazione.com”, poi sui quotidiani “Linea”, di cui è stato caporedattore fino al maggio scorso, e “Secolo d’Italia”.
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