Dal Secolo d'Italia di sabato 5 aprile 2008
Torna a far parlare di sè Volto nascosto, il fumetto edito da Sergio Bonelli inventato dal vulcanico Gianfranco Manfredi (foto a destra), già creatore di Magico Vento di cui ci eravamo occupati qualche tempo fa. Nell’ultimo numero, il sesto, in edicola da marzo e intitolato “Gli eroi di Macallè”, il soggetto e la sceneggiatura sono sempre di Manfredi, ma questa volta si ha anche la possibilità di apprezzare i disegni realizzati da un fumettista già noto ai cultori della Bonelli, ovvero Roberto Diso, già autore di Mister No e realizzatore della celebre copertina del romanzo di Gabriele Marconi Io non scordo (l’edizione Settimo Sigillo, del 1999, in cui campeggia una croce celtica stilizzata corrispondente alla “O” finale).
Quello che stupisce, nel nuovo fumetto, è lo “sdoganamento” di tempi, nomi e vicende per tanti anni rimossi dalla memoria nazionale italiana. E’ un comics, insomma, a rilanciare la prima avventura coloniale in Africa, per tanti anni censurata dalla cultura catto-comunista e progressista dominante. E così, dopo le celebrazioni d’epoca fascista, i nomi dell’Amba Alagi, di Adua e di Macallè, tornano ad appassionare i ragazzi italiani.
La saga della Bonelli, incentrata nel pieno della prima guerra coloniale italiana e quindi in uno scenario storico che è il periodo compreso tra 1889 e il ‘96, vede protagonista un personaggio affascinante, il generale Vittorio che, reduce della battaglia dell’Amba Alagi, raggiunge Macallè in Abissinia, dove l’esercito italiano ha un importante presidio. Al suo arrivo si accorge che nel villaggio alle pendici della Fortezza, un plotone d’esecuzione, al comando del sergente Franchi, sta per fucilare delle presunte spie, tra i quali un giovane di nome Mohammed. Vittorio ferma questa esecuzione in attesa di sottoporre la questione ai suoi superiori, presumendo che questi non siano a conoscenza dell’imminente arrivo delle truppe dell’ imperatore Menelik: in previsione di un assedio Vittorio tenta di evitare una ribellione che sarebbe assai pericolosa e deleteria. Un altro dei protagonisti della storia, il generale Arimondi, decide di lasciare il forte con la maggior parte delle truppe. Così, a difesa di Macallè, restano solo gli uomini del maggiore Galliano e le truppe indigene di Vittorio che fa presidiare dagli ascari l’unica fonte d’acqua presente nelle vicinanze della fortificazione, che peraltro si trova fuori le mura.
Quando si avvicina il Natale, il capo degli assedianti, Ras Maconnen, sembra intenzionato a trattare una tregua e Galliano, che non ha l’autorità per concluderla, fa richiamare al Quartier Generale Vittorio. A Macallè intanto l’imperatore Menelik si è unito all’assedio e l’attacco pare imminente. Vittorio tenta di rispondere prontamente cogliendo di sorpresa gli assalitori. Gli uomini di Volto nascosto mordono il freno, non riuscendo a spiegarsi perché Ras Maconnen non si decida a sferrare un assalto di massa.
Così, nell’ultimo episodio si assiste ad un evento cruciale della storia: i soldati italiani resistono fino allo strenuo delle forze assediati a Macallè, mentre Vittorio e il suo piccolo esercito formato da indigeni viene inviato a chiedere rinforzi al Quartier Generale. I predoni di Volto nascosto intendono ostacolare in ogni modo questa missione rendendo la vita complicata agli uomini di Vittorio. Ma qui arriva il colpo di scena e il misterioso uomo dal volto coperto da una maschera d’argento si vede contrapposto proprio Vittorio in un duello faccia a faccia, entrambi pronti a sfidarsi all’ultimo sangue.
Una commistione di fatti e personaggi reali e immaginari che attesta il fascino che l’epopea di Macallè ha avuto e continua ad esercitare sul pubblico italiano. In effetti, qualche anno fa, anche Andrea Camilleri aveva dedicato un libro a queste vicende, intitolato proprio La presa di Macallè (2003, Sellerio editore).
Quello che stupisce, nel nuovo fumetto, è lo “sdoganamento” di tempi, nomi e vicende per tanti anni rimossi dalla memoria nazionale italiana. E’ un comics, insomma, a rilanciare la prima avventura coloniale in Africa, per tanti anni censurata dalla cultura catto-comunista e progressista dominante. E così, dopo le celebrazioni d’epoca fascista, i nomi dell’Amba Alagi, di Adua e di Macallè, tornano ad appassionare i ragazzi italiani.
La saga della Bonelli, incentrata nel pieno della prima guerra coloniale italiana e quindi in uno scenario storico che è il periodo compreso tra 1889 e il ‘96, vede protagonista un personaggio affascinante, il generale Vittorio che, reduce della battaglia dell’Amba Alagi, raggiunge Macallè in Abissinia, dove l’esercito italiano ha un importante presidio. Al suo arrivo si accorge che nel villaggio alle pendici della Fortezza, un plotone d’esecuzione, al comando del sergente Franchi, sta per fucilare delle presunte spie, tra i quali un giovane di nome Mohammed. Vittorio ferma questa esecuzione in attesa di sottoporre la questione ai suoi superiori, presumendo che questi non siano a conoscenza dell’imminente arrivo delle truppe dell’ imperatore Menelik: in previsione di un assedio Vittorio tenta di evitare una ribellione che sarebbe assai pericolosa e deleteria. Un altro dei protagonisti della storia, il generale Arimondi, decide di lasciare il forte con la maggior parte delle truppe. Così, a difesa di Macallè, restano solo gli uomini del maggiore Galliano e le truppe indigene di Vittorio che fa presidiare dagli ascari l’unica fonte d’acqua presente nelle vicinanze della fortificazione, che peraltro si trova fuori le mura.
Quando si avvicina il Natale, il capo degli assedianti, Ras Maconnen, sembra intenzionato a trattare una tregua e Galliano, che non ha l’autorità per concluderla, fa richiamare al Quartier Generale Vittorio. A Macallè intanto l’imperatore Menelik si è unito all’assedio e l’attacco pare imminente. Vittorio tenta di rispondere prontamente cogliendo di sorpresa gli assalitori. Gli uomini di Volto nascosto mordono il freno, non riuscendo a spiegarsi perché Ras Maconnen non si decida a sferrare un assalto di massa.
Così, nell’ultimo episodio si assiste ad un evento cruciale della storia: i soldati italiani resistono fino allo strenuo delle forze assediati a Macallè, mentre Vittorio e il suo piccolo esercito formato da indigeni viene inviato a chiedere rinforzi al Quartier Generale. I predoni di Volto nascosto intendono ostacolare in ogni modo questa missione rendendo la vita complicata agli uomini di Vittorio. Ma qui arriva il colpo di scena e il misterioso uomo dal volto coperto da una maschera d’argento si vede contrapposto proprio Vittorio in un duello faccia a faccia, entrambi pronti a sfidarsi all’ultimo sangue.
Una commistione di fatti e personaggi reali e immaginari che attesta il fascino che l’epopea di Macallè ha avuto e continua ad esercitare sul pubblico italiano. In effetti, qualche anno fa, anche Andrea Camilleri aveva dedicato un libro a queste vicende, intitolato proprio La presa di Macallè (2003, Sellerio editore).
Giovanni Tarantino è nato a Palermo il 23 giugno 1983. Collaboratore del Secolo d’Italia, si è laureato in Scienze storiche con una tesi dal titolo Movimentisti. Da Giovane Europa alla Nuova destra.
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