venerdì 23 maggio 2008

Il fascino indiscreto dell'Africa italiana (di Luciano Lanna)

Corsivo di Luciano Lanna
Dal Secolo d'Italia di venerdì 23 maggio 2008
«Giovannino Guareschi è stato dimenticato per tanto tempo. È stato un grave sbaglio dovuto non solo a un motivo ideologico...». A confessarlo è lo scrittore Carlo Lucarelli, che aggiunge: «Dicevano: racconta Brescello, chi se nefrega. Invece no. Ripeto: era un genio». Ma non è solo la rivalutazione del creatore di Don Camillo e Peppone a sorprendere. Lucarelli sostiene, infatti, che la cultura italiana sta finalmente liberandosi dal tabù che ne ha ostacolato la libertà creativa. Quello sull’epopea coloniale italiana che, a differenza di quanto è avvenuto in Gran Bretagna o in Francia, ha impedito anche la sola conoscenza di quelle vicende che appartengono, piacciano o meno, alla mostra memoria collettiva. «Personalmente – ha ammesso il romanziere, intervistato da Francesco Borgonovo di Libero – mi ritrovo a sapere tutto del generale Custer e nulla di Vittorio Bottego, che è un esploratore italia no, anche se per anni ho abitato a Parma di fronte alla sua statua. Queste parti di silenzio che ci sono nel nostro immaginario mi hanno colpito molto...». Tanto che proprio a queste vicende Lucarelli si è ispirato per il suo ultimo romanzo, L’ottava vibrazione, tutto ambientato a Massaua, in Eritrea, nel gennaio del 1986, tra i soldati italiani che moriranno ad Adua. Che non si tratti di una presa di posizione isolata ma di una più vasta tendenza è comunque dimostrato da due altre pubblicazioni. Da una parte Volto nascosto, un albo a fumetti della Bonelli scritto da Gianfranco Manfredi, sempre ambientato tra Roma, l’Etiopia e l’Eritrea nella fine dell’Ottocento. E dall’altra il romanzo ucronico – ma sempre ambientato nell’Africa italiana – L’inattesa piega degli eventi di Enrico Brizzi, il quale ha candidamente ammesso: «In questo libro rimuovocerti tabù, come quello che ti impediva di parlare di quel periodo se non alla luce del trionfo resistenziale. Il grande rimosso è il consenso al fascismo...». C’è davvero aria nuova nella cultura popolare italiana.
Luciano Lanna, laureato in filosofia, giornalista professionista dal 1992 e scrittore (autore, con Filippo Rossi, del saggio dizionario Fascisti immaginari. Tutto quello che c'è da sapere sulla destra, Vallecchi 2004), oltre ad aver lavorato in quotidiani e riviste, si è occupato di comunicazione politica e ha collaborato con trasmissioni radiofoniche e televisive della Rai. Già caporedattore del bimestrale di cultura politica Ideazione e vice direttore del quotidiano L'Indipendente, è direttore responsabile del Secolo d'Italia.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Finalmente il Secolo chiude.Se lo annubcia il Foglio è cosa fatta.
Da quando lo dirige l'autore di quest'articolo il giornale è culturalmente illeggibile.
Non se ne poteva più di topolino , pippo di cavatappi , lavatrici ...Un giornale serio è altra cosa
addio

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

Mi spiace per te, ma sembra proprio che non chiuda, anzi...
E credo che Fini - al riguardo - sia una fonte più autorevole del Foglio.
Se poi ti firmi con nome e cognome, così come fanno quotidianamente tutti coloro che lavorano e collaborano al Secolo... ti rispondo nel merito.
Saluti.