martedì 6 luglio 2010

Non autarchia ma svolta culturale, la Juventus lancia la squadra della nazione

Dal Secolo d'Italia di martedì 6 luglio 2010
Gene Gnocchi l’ha detto a modo suo, da “rompi pallone”, come si chiama la sua rubrichetta di prima pagina sulla Gazzetta dello Sport: «Le squadre potranno prendere un solo extracomunitario perché gli altri sono già tutti dell’Inter». Meglio, dell’Internazionale. «Non si capisce perché gli italiani dovrebbero tifare Inter – si è spinto a scrivere Massimo Fini – quando si tratta di una squadra che ha giocato la finale di coppa campioni con quattordici stranieri e solo all’ultimo, forse per pudore, con Materazzi. La parabola dell’Inter – ha concluso – è un buon esempio per capire che cos’è diventato il calcio, come si è trasformato, come è stato conciato». Inter causa di tutti i mali? Forse. Tuttavia la terapia proposta da Giancarlo Abete – imporre l’autarchia calcistica in tempi di globalizzazione – appare quanto meno anacronistica, oltre che ridicola...

 Quel che occorre, semmai, è una “rivoluzione culturale”. Valorizzare i nostri giocatori, italiani o oriundi che siano. Farli giocare in prima squadra prima che arrugginiscano. E in nazionale, come ci insegnano la Germania e la Spagna. Lasciarci alle spalle il conservatorismo lippiano e l’esterofilia spendacciona di Moratti.
La risposta juventina non s’è fatta attendere. Non parliamo di mercato, ché i dirigenti bianconeri si muovono ancora timidamente, in attesa di fare cassa spedendo il più lontano possibile i suoi campioni bolliti. Che però la nuova Juve di Andrea Agnelli voglia (ri)farsi come squadra della nazione è una politica che ha fatto bella mostra di sé già venerdì scorso a Vinovo in occasione della presentazione delle nuove maglie Nike. Se nella prima il tricolore trova spazio solo sul retro delle maniche, nella seconda appare con sfacciata evidenza: casacca bianca con due righe verticali, una verde e l’altra rossa. «Portiamo sulle maglie il valore del made in Italy – ha detto l’amministratore delegato Jean-Claude Blanc – perché è nostra intenzione fare una bella squadra basata sull'italianità». Uno schiaffo in faccia all’Inter. Le strisce verticali, peraltro, presentano una singolare seghettatura. «Un omaggio alle Alpi», hanno spiegato, ma il disegno fa piuttosto pensare a un fulmine, proprio come quello stilizzato presente nel simbolo degli studenti di destra del Blocco Studentesco. «La maglia – ha riconosciuto Del Neri – dà un effetto elettrizzante, è una scarica di tensione che occorre per cominciare il lavoro». Scossa necessaria, a giudicare dai risultati della scorsa stagione.
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