Articolo di Annalisa Terranova
Dal Secolo d'Italia di mercoledì 28 luglio 2010
Langone chi? Il critico gastronomico? Il critico liturgico? Sì, lui. Langone Camillo. Ieri sul Foglio (articolo postato a seguire, ndr) ha inanellato una serie di luoghi comuni sul Msi, Fabio Granata e il neofascismo che meriterebbero di comparire in un bignamino di storia patria a uso dei camionisti...
Ci sono cose che non si digeriscono, e Langone non sembra digerire Granata. Avesse letto Nietzsche - e sicuramente lo avrà fatto - saprebbe che secondo il filosofo le cattive morali scaturiscono da cattive digestioni. L'uomo che digerisce male non si rinnova, tutto gli rimane sullo stomaco e il lento sminuzzamento di ciò che ha ingerito si appiccica come giudizio bilioso sul mondo circostante, separando i buoni dai cattivi. Diciamo che Langone ha esercitato questo vezzo da "ultimi uomini" su Fabio Granata e sulla sua storia (che poi è anche la nostra, e perciò siamo obbligati a scriverne).
Ci sono cose che non si digeriscono, e Langone non sembra digerire Granata. Avesse letto Nietzsche - e sicuramente lo avrà fatto - saprebbe che secondo il filosofo le cattive morali scaturiscono da cattive digestioni. L'uomo che digerisce male non si rinnova, tutto gli rimane sullo stomaco e il lento sminuzzamento di ciò che ha ingerito si appiccica come giudizio bilioso sul mondo circostante, separando i buoni dai cattivi. Diciamo che Langone ha esercitato questo vezzo da "ultimi uomini" su Fabio Granata e sulla sua storia (che poi è anche la nostra, e perciò siamo obbligati a scriverne).
Veniamo al nocciolo delle sue argomentazioni: «Voi - dice a Granata - non siete mai stati di destra, voi eravate neofascisti. Voi siete stati concepiti nel 1943 durante la stesura del Manifesto di Verona e siete perciò repubblicani e non monarchici, rivoluzionari e non conservatori». L'incipit non è neanche così male: rivoluzionari e non conservatori. Potremmo anche starci. Ma Langone lo dice perché vuol arrivare a confutare che Granata e la sua famiglia politica abbiano traghettato la "destra" nel Pdl. «Voi avete fatto confluire nel Pdl la storia del neofascismo». Pagina per Langone impresentabile, che si trova dove si trova solo per gentile concessione di Berlusconi «umanamente troppo buono» che si è fatto carico, appunto, dei neofascisti, «rottami della storia» che nessuno voleva.
Pregiudizi? Peggio. Malafede. Intanto se la destra nel lungo dopoguerra è stata confinata nel recinto missino ciò è avvenuto perché nessun altro rivendicava quell'etichetta e perché il regime partitocratico trovava comodo che a fare il lavoro sporco dell'anticomunismo di piazza (con le consgeuenze nefaste che la cronaca degli anni di piombo ha registrato) ci fossero solo i missini. Dove si trovasse all'epoca Langone non ha importanza e non ce ne frega niente, ma il dato storico non si può cambiare. Il Msi era collocato a destra per questo, e la destra era il neofascismo anche e soprattutto per questo.
Poi Langone passa a confutare la ragione stessa dell'esistenza del Msi perché - argomenta - non si poteva più essere fascisti nel 1946 nel nome di un Mussolini liquidato come «un deficiente entrato in guerra perché gli piaceva essere applaudito a Piazza Venezia». Magari, nel giudizio, Langone sarà stato sviato dal paragone con altri e più recenti capi carismatici, ma di certo il semplicismo rozzo con cui si accosta all'argomento non fa onore alla profondità della sua analisi. Se tra una rubrica di enogastronomia e l'altra ne avesse voglia, gli consigliamo la lettura del libro postumo di Giano Accame, La morte dei fascisti, nel quale si spiega con dovizia di particolari perché il neofascismo non poteva non esistere dopo Piazzale Loreto e quali controverse eredità il "deficiente" avrebbe trasmesso alla popolazione italiana, ancora oggi incapace di trovare una via di conciliazione con una memoria che andava ben al di là delle adunate oceaniche e che si è tradotta anche in morte, sangue, disperate storie di fedeltà, testimonianze di amor patrio, totale dedizione a ideali che non si volevano abbandonare all'umiliazione. Certo, per capirlo, bisogna far parte di un certo tipo di umanità, quella che conta, come scriveva Wilhelm Fürtwangler nei suoi Appunti, anime sensibili alle sofferenze dell'Occidente. Invece oggi, sempre per dirla con Fürtwangler, è il tempo di «scrocconi giocherellanti dell'uman genere, sfacciati, impudenti, cinici» che non sanno «che cosa fosse, che cosa ancora sia, l'Europa». Dove si collochi Langone è fatto che interessa il suo foro interiore, non noi.
Andiamo avanti. A Granata viene imputato l'uso dell'aggettivo "antica" per definire quella tradizione della destra che An avrebbe portato in dote al Pdl. Antica, secondo l'invettiva del Foglio, è la destra di De Maistre e di Dante. Non certo quella di Granata, visto che il Msi non era altro che «la Rsi senza il governicchio di Salò». Una formazione caricaturale, perdente, sopravvissuta a macerie storiche che mai si sarebbero dovuto "restaurare". In più quella tradizione neofascista non sarebbe neanche così nobile, e qui veniamo a un altro punto forte dell'articolo, in quanto le sezioni del Msi - come testimonia Marcello Veneziani nel suo libro Sud - non erano che «tane puzzolenti di reduci e reietti, petomani e ruttatori».
In questo caso sarà stata forse la cattiva bibliografia cui appoggia le sue impressioni, o la forte antipatia che Granata deve avere suscitato in Langone per avere agitato una questione morale che coinvolge anche Denis Verdini oppure il fatto che semplicemente, come accade a molti acuti colleghi, parla di cose che non sa e lo fa con l'arroganza di chi non sa di non sapere. Sarebbe anche bastato non prendere a esempio di tutte le sedi missine una sede missina di Bisceglie, ma Langone in questo passaggio del suo articolo ha voluto infierire, optando per il paragone iperbolico. Ma lo possiamo rassicurare: gente siffatta non si trovava nelle sezioni del Msi. C'era gente normale, italiani perbene, da non confondere con i compagni di merende con cui Langone magari si siede a tavola (e non sempre pagando il conto...).
Infine l'ultimo rutto di Langone (tanto per restare in tema) è riservato all'aggettivo "trasparente" con cui Granata ha definito la tradizione politica da cui proviene. Langone osserva che i neofascisti, bombaroli per definizione e terroristi per gentile concessione (allora) del duo consociativo Dc-Pci, non potevano essere certo trasparenti, semmai portatori di una storia limacciosa. Chi le ha messe infatti le bombe sui treni se non loro? E qui il cerchio, signori, si chiude. I sinistrorsi finiani sono trattati dai somari berlusconiani come i neofascisti lo erano dalle squadre di Potere Operaio. Si trova sempre infatti qualche millantatore che, credendosi un "unto del Signore", dice chi deve stare sul rogo e chi dev'essere salvato, e che mostra indulgenza solo con chi rinnega il proprio passato eretico. I "pentiti" del Msi che prendono ordini da Berlusconi entreranno nel regno. Gli altri no, gli altri sono come gli eretici "relapsi", ricadono sempre nell'errore, non perdono il vizio, appesantiscono lo stomaco di Langone e di chissà quanti altri scribacchini che si esercitano in queste ore nel giornalismo da "cattiva digestione". Ma la secrezione che alla fine viene distillata da questi alambicchi va a finire sempre lì, nelle fogne il cui colore nero sarebbe la cifra identificante della storia di Granata e della nostra, ma che sono anche la cloaca accogliente dove vanno a depositarsi i ragionamenti di Langone. I Granata di un tempo non sono stati messi a tacere dall'antifascismo militante di PotOp, figuriamoci se può riuscire nell'intento, oggi, uno che va in giro a descrivere come sono fatte le acquasantiere delle chiese d'Italia.
Annalisa Terranova
COME PARLI FABIO?
di Camillo Langone
Ma quale “storia antica, nobile e
trasparente della destra italiana”
...Langone contro Granata
Granata, ho letto la dichiarazione
in cui accusi di favoreggiamento i
tuoi colleghi di maggioranza. Bah, te la
vedrai con loro. Nel medesimo discorso,
vedrai con loro. Nel medesimo discorso,
per enfatizzare il contrasto fra il sudiciume
berlusconiano e il finiano verginal
candore, hai pronunciato una frase sulla
quale devi vedertela con me: hai detto
che nel Pdl voi di An avete fatto confluire
“la storia antica, nobile e trasparente
della destra italiana”. Avessi sbagliato un
aggettivo, non ci avrei fatto caso. Ne avessi
sbagliati due, avrei taciuto. Ma ne hai
sbagliati tre e come se non bastasse sei
riuscito a sbagliare pure un sostantivo.
Ma come parli, Fabio? Sarà che i gigli
(e tu assomigli al purissimo lilium che
l’Arcangelo Gabriele porge alla Madonna)
non hanno molta dimestichezza col
vocabolario. Comincerei dal Sostantivo
Destra. Voi non siete mai stati di destra,
voi eravate neofascisti. Voi siete stati concepiti
nel 1943 durante la stesura del Manifesto
di Verona e siete perciò repubblicani
e non monarchici, rivoluzionari e
non conservatori.
Voi la destra non sapete nemmeno che
cosa sia. Voi avete fatto confluire nel Pdl
la storia del neofascismo, tutto qui. E lo
avete fatto per opportunismo, per il semplice
motivo che non vi voleva nessun altro.
Solo Berlusconi, umanamente troppo
buono e politicamente troppo smanioso
di vincere, poteva farsi carico di voialtri
rottami della storia. Essere fascisti nel
1919 aveva un senso: era indispensabile
salvare la nazione dilaniata dall’odio di
classe, l’economia distrutta dagli scioperi.
Esserlo nel 1946, data di nascita del fascismo
neo, il fascismo cucinato con gli avanzi,
significava soltanto coltivare il risentimento,
incapaci di constatare che avevamo
perso la sovranità nazionale illimitata,
l’Istria, Zara e le colonie, centinaia di
migliaia di vite umane e di opere d’arte,
per colpa di Benito Mussolini, un deficiente
entrato in guerra perché gli piaceva
essere applaudito a Piazza Venezia.
Non c’è mai stata una vera soluzione di
continuità.
Alleanza nazionale non era altro che il
Movimento Sociale più Domenico Fisichella,
Publio Fiori e Gustavo Selva, caspita,
e il Movimento sociale non era altro
che la Repubblica sociale meno il governicchio
di Salò. Questo per quanto riguarda
il Sostantivo Destra. Per quanto riguarda
l’Aggettivo Antica, beh, ecco un’altra
l’Aggettivo Antica, beh, ecco un’altra
millanteria. Fabio, mi sembri uno di quei
falegnami che invecchiano il comodino
della nonna per retrodatarlo e venderlo a
dieci volte tanto. Il fascismo è novecentesco,
il neofascismo tardonovecentesco, il
futurismo (il fenomeno più remoto a cui
potete agganciarvi) primonovecentesco.
Se voi siete antichi come dovrebbero definirsi
i tories inglesi che esistono con questo
nome dal Seicento? E’ semmai la destra
a essere antica, la destra già tale in
De Maistre o addirittura (Umberto Eco
dixit) in Dante, senza voler scomodare
l’Antico Testamento.
L’Aggettivo Nobile, parliamone. A me
viene in mente “Sud”, libro in cui Marcello
Veneziani descrive la sezione missina
della sua giovinezza come una tana puzzolente
di reduci e reietti, petomani e ruttatori,
dove si passava il tempo fra saluti romani
e scherzi da caserma. “Una genìa di
umanoidi”, scrive: gli aristocratici devono
essergli sfuggiti. L’Aggettivo Trasparente è
una battuta che non fa ridere, Fabio. Trasparente
la storia del neofascismo italiano,
protagonista dei limacciosi anni di piombo?
Io non mi fido della magistratura ma
di una cosa sono assolutamente certo: le
bombe sui treni degli anni Settanta-Ottanta
non le hanno messe i giovani liberali.
Tu la meni tanto con la P3 (un’ipotesi)
dimenticando che nella P2 (una realtà)
non mancavano i missini, come il deputato
Vito Miceli già capo dei servizi segreti.
Un vostro segretario, Pino Rauti, è stato
in galera accusato di strage, mica di pala
eolica abusiva. Un altro segretario, Almirante,
si nascose poco eroicamente dietro
lo scudo dell’immunità parlamentare: secondo
gli inquirenti aveva favorito la latitanza
di un terrorista missino che aveva
ucciso tre carabinieri. Fabio, tu sei cristallino
come il mare di Siracusa ma la
storia della tua fazione è color nero di
seppia, o fogna, scegli tu.
Camillo Langone
IL FOGLIO, 27 luglio 2010
1 commento:
Qualche mattina fa ascoltavo la lettura della rassegna stampa di Corraddino Mineo su RaiNews24, quando ho sentito che il sig. Langone - che forse è meglio torni a parlare solo di gastronomia, ammesso che digerisca bene, non pensi cara Annalisa Terranova? - in suo articolo aveva tirato fuori dal cilindro di democratico doc della destra non fascista il termine vecchio, squallido e insignificante "rottami della storia" con riferimento a Granata e alla sua area di riferimento.
Mi piace ricordare che appartengo anch'io a quella generazione di topi missini "neofascisti" di fogna, che pagò la propria militanza e il proprio impegno con un tributo di sangue pesantissimo e indegno di una nazione civile. Molti di noi, già allora negli anni '70 e '80, ritenevamo ampiamenti superati i termini destra e sinistra. Io mi inc...vo ferocemente quando mi confondevano con la destra, che per me era rappresentata dal PLI, uno degli eredi, credo, della Destra Storica del secolo scorso. Mio padre, reduce della RSI e tanti altri come lui, fecero del MSI la loro bandiera, non accettando caparbiamente quel giudizio storico miope che del regime fascista diceva solo il male compiuto. Anche io, come mio padre, non volli mai accettare quel giudizio ingeneroso: certo, la guerra, le leggi razziali, l'omicidio Matteotti, la privazione delle libertà individuali e politiche furono il male, ma accanto a questo pesante carico ci sono tante cose positive.
In primis la costruzione dello stato sociale, un clima culturale effervesecente, opere pubbliche di grande portata, le città di fondazione e i borghi costruiti espropriando terre ai ricchi possidenti terrieri (si legga caro Langone il libro di Antonio Pennacchi LE CITTA' DEL DUCE), e tanto altro, che non è il caso di inserire in un commento.
In politica, ieri come oggi, ognuno ha la sua parte di colpe ed errori, ma si eviti di ritornare alle offese e agli epiteti spregiativi nei confronti di chi non la pensi come noi.
Si dibatta, si discuta civilmente sull'oggi, si lascino da parte nei libri di storia i "fantasmi" del passato. Io non ho aderito al PdL, come non aderii ad AN: in quell'ambiente ho molti cari amici, ai quali è capitato che sia andato il mio voto. Però l'esigenza di fare pulizia nella politica e nella cosa pubblica che sta portando avanti Granata la condivido in pieno, anche a rischio di farmi dare del giacobino.
Ma "rottame della storia" non l'accetto nè dal signor Langone, nè da chiunque altro. Anzi ho la presunzione di pensare che la mia visione della politica, della storia e quindi della civiltà futura mi pongano molto avanti rispetto alle vecchie categorie ottocentesche di destra e sinistra.
Posta un commento