Articolo di Emanuele Capuano
Chi era Franti? Chi non ricorda il romanzo epico “Cuore” di De Amicis che ci ha fatto emozionare a 11 anni. I meno giovani lo avranno anche visto in una edizione televisiva (quando le fiction si chiamavano sceneggiato) con Johnny Dorelli nei panni del maestro. Oggi i Franti italiani sono più di 60mila: quelli che hanno ottenuto il 5 in condotta. Così dice il Ministero della Pubblica Istruzione. La cosa curiosa di queste rilevazioni è che capita sempre di leggere che in un anno sono aumentati di 11 mila o un altro numero impressionante. E tutti a dire “ma dai, così tanti in un anno? Ma com’è possibile…non ce n’eravamo accorti”. Amiamo la sindrome del vicino di casa tutto casa e chiesa, del “era un bravo ragazzo, non ce n’eravamo accorti”. Ma da cosa dipende questo crollo in condotta? Troppi bulli?
Intanto guai a cadere nel gioco della contrapposizione ideologica tra rigore e lassismo, punizione e laissez-passer, che poi è lo stesso del braccio di ferro tra destra muscolare e sinistra comprensiva. Sugli schiaffi e punizioni dei genitori, già si è discusso ampiamente QUI
Il responsabile d’istituto di una scuola americana, a fronte dell’altissimo numero di bocciati ha deciso di licenziare in tronco tutto il corpo docente. Si sa, negli Stati Uniti uno studente può mandare a casa un professore se non è capace. In alcuni paesi orientali, il contrario: lo studente si genuflette al professore. Questioni culturali.
Ma lo sport che si sta vivendo in quest’ultimo decennio italiano è quello di andare contro il professore in ogni senso, e non lo dico io ma molti giovani professori precari che mi raccontanto spesso di sentirsi frustrati nel voler punire uno studente ribelle e scapestrato, il Lucignolo pinocchiesco che rovina l’ambiente della classe. (Qui un video che vi spiegherà chi erano i cattivi, dietro lo schermo: LA VERA STORIA DI UN ALTRO LUCIGNOLO)
Perché dunque? Perché il giorno dopo arriverà il genitore che di sicuro, dopo aver visto 300 volte la stessa puntata di Uomini e donne su Canale5, rimbambito così com’è, se la prenderà col docile ma severo docente. E qui scatta la frase che odiamo pronunciare quando si va più in là con l’età: “ai miei tempi” era il contrario, se solo il mio professore chiamava o minacciava di chiamare mio padre significava che a casa ero fritto. Ora invece c’è troppo Paternalismo? Protezione? Cos’è?
Riportiamo un passo di un libro di cui non vi dirò l’autore manco sotto tortura: “una volta non sarebbe mai accaduto che un padre aggredisse il preside, per aver sospeso dalla scuola il figlio autore di atti di bullismo e teppismo, o che gli insegnanti subissero intimidazioni da genitori iperprotettivi pronti a soccorrere il figliolo per l’ingiusta punizione a seguito di un grave atto di indisciplina o per la bocciatura a causa di uno scadente rendimento scolastico. Oggi invece ci sono molti ventenni e trentenni mantenuti da stipendi del padre o della madre”.
Emanuele Capoano
Nessun commento:
Posta un commento