venerdì 22 ottobre 2010

Quei ragazzi con il cuore a destra (di Mario Bernardi Guardi)

La recensione di Mario Bernardi Guardi a Nessun dolore (Rizzoli).
Da Il Tempo di oggi
Ps. Peccato per il titolo, del tutto fuori luogo.
Sono fascisti i ragazzi di Casa Pound e del Blocco Studentesco? È da qualche anno che politici, giornalisti, sociologi si pongono la domanda ed è da qualche anno che non riescono a dare e a darsi una risposta convincente.
Una cosa è certa: questi ragazzi, con la loro creatività colorita e gioiosa, con le loro provocazioni eretiche e goliardiche, con il fascino piratesco del loro gruppo musicale rock, gli Zetazeroalfa, con i loro miti (Pound, Nietzsche, Brasillach, ma anche Lucio Battisti e Rino Gaetano e i fumetti di Capitan Harlock, in allegro disordine sparso), con la loro vocazione trasversale - i "capi" di Casa Pound invitano sinistra e destra, con l'unica discriminante dell'intelligenza e della vocazione libertaria -; questi ragazzi, dicevamo, spiazzano un po' tutti.
Perché non appartengono a nessuno, se non a quella che loro chiamano la bellezza.
Ma che cos'è? Il romanzo di Domenico Di Tullio ("Nessun dolore. Una storia di Casa Pound", Rizzoli, pp. 225, 16,50 euro) cerca di spiegarlo. Diciamo subito che Di Tullio è - e ci tiene ad esserlo - l'avvocato di Casa Pound. Diciamo ancora che Di Tullio - quarantenne - ha - e ci tiene a rivendicarlo - un passato militante nella Destra romana più effervescente. Diciamo infine che Di Tullio è - e non manca di ripeterlo - un uomo di legge che lavora duro per garantire ai suoi assistiti una difesa professionalmente seria e bene attrezzata (e uno degli eroi del romanzo ne ha proprio bisogno, visto che si trova implicato in una brutta faccenda, con tanto di coltellata affibbiata a un "pusher"), ma è anche un amico che nelle avventure e nelle sventure ci entra col cuore che batte, e con una simpatia e una complicità che crescono e trovano di giorno in giorno più salda ragion d'essere. Ed è qui che ritorna la parola magica "bellezza". Bellezza in giro per una Roma "plurale": Prati, Monti, Garbatella, Parioli, Esquilino… con la tartaruga dei "poundiani" e la folgore dei "blocchetti", a fregiare il territorio. Ma in che modo? Certo, con un attivismo testardo e irriverente che nell'ultimo lustro ha conquistato migliaia di studenti affascinati da un "nuovo" che è pieno di "antico" e addirittura sfodera l'"eterno" - miti, riti, simboli, itinerari di formazione, prove e sfide - per affascinare menti e cuori, tutto magari travasando nella allegra, sudata aggregazione di un concerto o di un corteo. Ma c'è dell'altro. Casa Pound non è solo un nome suggestivo, un punto di incontro giovanile e movimentista, un laboratorio di idee e di iniziative: è anche, propriamente, una "casa". Meglio, un palazzo di sei piani, al quartiere Esquilino, in via Napoleone III 8, dove vivono 23 famiglie, 70 persone, 12 bambini. Dove non entra droga, dove si lavora e si fa buona guardia perché non si affacci nemmeno uno spinello. È questa la "bellezza"? Intendiamoci: non abbiamo a che fare con dei "santi". I profili disegnati da Di Tullio - compreso il suo autoritratto - ci parlano piuttosto di "fanti". Adolescenti che si innamorano come Dio e le "pischelle" comandano, maschi con tanto di istinto "guerriero". Ma senza la vocazione gladiatoria e funebre, funesta e feroce degli anni '70, quando "fasci" e "compagni" andavano in giro con la morte accanto, e la davano, all'occorrenza, la morte. Perché se è vero che ancora ci si scontra e che la stagione dei veleni e dei pregiudizi non è finita, è altrettanto vero che a prevalere stavolta è la voglia di vita. La tua e quella del tuo avversario. A cui semmai devi far vedere - ed ecco il distintivo, un po' narcisistico, di Casa Pound, che vali più di lui non in termini muscolari, ma perché sei "di più": più bello (e perché no?), più generoso, più aperto. E mettici dentro anche la lealtà, la solidarietà e la purezza di cuore ("giovinezza, giovinezza, primavera di purezza"?), insomma le insegne di nobiltà per cui vai in galera al posto di un altro. Tranquilli: non ci sarà "nessun dolore".
Mario Bernardi Guardi

3 commenti:

giovanni fonghini ha detto...

Fascisti o non fascisti? Destra o sinistra? Pur ribadendo la stima nei confronti di Mario Bernardi Guardi credo, umilmente, che continuando a ragionare con le vecchie etichette non si vada da nessuna parte. Mi sembra di rivivere gli anni '70: quando alcuni di noi parlavano di socializzazione, di democrazia partecipativa e argomenti simili, trovavamo un interesse notevole. Nel momento in cui però ci si presentava politicamente, in quanto giovani missini del FdG, subito l'interesse poco prima mostrato si tramutava in rifiuto al dialogo: noi eravamo neofascisti e quindi le nostre tematiche non potevano "democraticamente" essere prese in considerazione. Non vorrei che si ripetesse oggi lo stesso errore con i giovani di CasaPound. Quello che fanno a me piace moltissimo, compresa la battaglia per il "mutuo sociale"; i loro valori - lealtà, coraggio, onestà, difesa delle identità - sono ancora oggi validi.Loro fanno politica, cercano soluzioni concrete ai problemi dell'uomo-cittadino, inserendole validamente in un contesto sociale di comunità. Poi se vogliono definirsi "fascisti del terzo millennio" non conta. L'importante è che le cose che fai e dici siano valide, non l'etichetta. Quest'ultima va bene per i barattoli di pomodoro, non per gli uomini.

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

Giovanni,sottoscrivo per intero la tua riflessione. Lunedì pubblicherò la mia "recensione" al libro di Di Tullio sul Fondo e mi piacerebbe discuterne anche con te sul forum del magazine di Miro Renzaglia.
Ciao

giovanni fonghini ha detto...

Se posso lo farò molto volentieri Roberto. Un saluto, ciao.