sabato 22 gennaio 2011

E Finardi difende Montanelli e la bandiera (di Luciano Lanna)

Articolo di Luciano Lanna
Dal Secolo d'Italia del 22 gennaio 2011
Ci sono anche episodi come questo: «Quando scesi dal palco del Parco Lambro, nel '76, un capetto di Autonomia operaia mi schiaffeggiò gridandomi "fascista!"...». A parlare è Eugenio Finardi, che a un passo dai sessant'anni manda in libreria il suo "primo" libro: Spostare l'orizzonte (Rizzoli, pp. 238, € 18,00), una lunga confessione autobiografica raccontata al giornalista Antonio G. D'Errico.  
Dove dentro c'è tutto: la grande stagione di creatività accanto a musicisti come Demetrios Stratos e gli Area, la Cramps, la rivista freak e libertaria Re Nudo, i suoi grandi successi Musica ribelle e Extraterrestre... ma anche la dolorosa e appassionata paternità di una figlia Down e la svolta artistica degli ultimi anni con lo spettacolo dedicato al grande poeta russo, e antisovietico, Vladimir Vysocky. Per non dire, tornando all'episodio da cui siamo partiti, di quando Finardi - come tanti altri colleghi cantautori - veniva addirittura accusato di fascismo per il solo fatto di fare musica professionalmente, oltre il dilettantismo cosiddetto "alternativo".
In attesa del libro, di cui sicuramente scriveremo, ieri sul Venerdì di Repubblica è apparsa un'intervista di Michele Serra in cui il cantautore, pur di fronte a quest'Italia «imbruttita e incanaglita rispetto a come l'abbiamo conosciuta», esprime comunque ottimismo: «La storia è davvero fatta di corsi e di ricorsi, faremo in tempo a veder ripartire il tempo». Emerge, in lui, la stessa parabola che accomuna i migliori della generazione '76-77, quelli come il Gianfranco Manfredi intervistato da Roberto Alfatti Appetiti nel suo libro All'armi siam fumetti: «Eravamo libertari in un periodo in cui si tendeva a ideologizzare tutto». Finardi va oltre e spiega che intende ricollegarsi a suo padre, «un vecchio liberale malagodiano». E a Michele Serra confessa: «Penso alla strano destino che ci costringe, noi che con quella generazione avevamo rotto i ponti, a sentirci eredi di molti dei loro ideali. A difendere Montanelli, la laicità, la Costituzione, la bandiera, il Risorgimento...».
Luciano Lanna

1 commento:

giovanni fonghini ha detto...

Dovevo evidentemente diventare un maturo cinquantenne per trovare un trait d'union tra due mie passionaccie: la politica e i fumetti. Il tuo blog ha reso possibile questa unione, strana soltanto in apparenza. Anche il recente articolo del direttore Lanna dimostra infatti quanti legami possono esserci tra l'ars politica e i nostri beniamini delle nuvolette parlanti. E' d'obbligo per me a questo punto elevare un gloria al nostro mitico Alan Ford e al suo Gruppo TNT. Ma tu con le tue interviste ti sei spinto ancora più oltre. Quelli che erano i personaggi icone della sinistra, tormentoni dei nostri coetanei avversari politici, sono costretti anni dopo a rivalutare tematiche che non amavano certamente, in quanto ritenute di destra. E' veramente una meritoria operazione culturale la tua, che in qualche modo mi ripaga dei tanti ostracismi politici subiti allora. Grazie mille Roberto!