Articolo di Errico Passaro
Dal Secolo d'Italia del 13 febbraio 2011
Ogni nuova opera letteraria del fantastico, al di fuori del circuito specialistico, è accolta da un silenzio assordante. Il fumetto, invece, sta acquisendo sempre maggiore visibilità, a dispetto della crisi di mercato che si dice lo attanagli.
I motivi, già individuati nei molti interventi dedicati dal Secolo a questo medium, sono i più vari: la sua attitudine alla narrazione dei problemi sociali in forma semplificata e, quindi, accessibile al pubblico di massa, anche per mezzo dei suoi protagonisti apparentemente più impolitici; la sua capacità di intercettare e rielaborare i fermenti pop-olari dell'immaginario; la sua potenzialità educativa, attraverso la proposta di figure esemplari, eroiche, vincolate ad un codice etico essenziale quanto limpido (non a caso molti personaggi di carta si prestano a campagne di pubblicità-progresso); la sua vocazione multimediale, che nasce dal suo essere già di per sé sintesi di parola e immagine, ma che si esalta ancor di più dalla contaminazione con altre forme di creatività come la letteratura e il teatro, l'arte figurativa, il cinema e la televisione, la videografica, la pubblicità e persino l'oggettistica (magliette, carte da gioco, pupazzi); la sua inclinazione a farsi "fenomeno" intergenerazionale, con genitori che passano le loro collezioni ai figli che a loro volta le passano ai nipoti. Insomma, il fumetto come stadio avanzato della arte della narrazione, tradizionale nella versione "popolare" degli albi di Sergio Bonelli, ma anche innovativa nelle più sofisticate "grafic-novel" o in alcune sperimentazioni ardite come quella di Alan Moore e Dave Gibbons in Watchmen.
In quest'ottica, acquista particolare rilievo l'uscita di un libro come Disegnare Dylan Dog di Laura Scarpa, sceneggiatrice e disegnatrice, con la collaborazione di Andrea Leggieri, critico (Coniglio Editore, pp. 158, € 14,50). Non si tratta di un semplice manuale di tecnica del fumetto, come sembrerebbe a tutta prima, ma è anche e soprattutto, magari oltre le stesse intenzioni degli autori, un'introduzione al mondo di Dylan Dog, e per suo tramite, ai segreti e alle potenzialità del fumetto in generale. Il volume è diviso in capitoli dedicati all'autore, Tiziano Sclavi, e naturalmente al personaggio, alla gestualità del viso e del corpo ed al suo abbigliamento sempre uguale, alle sue "spalle" (l'assistente Groucho e l'ispettore Bloch) e ai suoi comprimari (la medium Madame Trevolsky, lo scienziato H.G. Wells, lo svampito agente Jenkins), alle sue donne (quasi una a puntata, ma ricorrono più di altre Morgana, Anna Never, Bree Daniels), ai mostri e ai nemici, alla sua casa di Craven Road, al suo Maggiolino scassato, alla sua città (Londra) e ai dintorni campagnoli dove altre storie sono ambientate. Ma la parte più interessante è quella dedicata alla tecnica di realizzazione artigianale del prodotto finito, dalla "storyboard", alle matite, alle chine e ai colori, passando per i registri narrativi (comico, grottesco, surreale, gotico, splatter). Fin qui, parrebbe di trovarci di fronte ad un giro nel "cantiere" di Dylan Dog, interessante quanto si vuole, ma riservato ai cultori della materia e, in particolare, alle legioni di appassionati che sognerebbe di poter scrivere o disegnare una storia del loro beniamino. In realtà, come abbiamo anticipato, gli autori lasciano intravedere, dietro il tecnicismo di alcuni passaggi, l'ispirazione prima degli autori di "nuvole parlanti" - la libertà di espressione. Il fumetto è la forma artistica "libertaria" per eccellenza: libera nelle forme (a mano e al computer), nella sostanza (avventura, fantascienza, fantasy ed horror, poliziesco e spionaggio, storico, rosa, erotico) e nel messaggio (legalitario negli eroi classici come Superman, Tex, l'Uomo Ragno; relativistico, negli eroi problematici come Diabolik, Mister No, il Punitore, l'ultimo Batman). Fra le eccellenze del fumetto troviamo autentici capolavori della narrativa post-moderna, magari mortificati da un'esecuzione trascurata o da una vena pietrificata in stereotipi, o gallerie di illustrazioni magnifiche dei disegnatori più in vista, non supportate da un soggetto e da una sceneggiatura all'altezza.
Ma ogni numero unico e ogni collana ha il suo stile inconfondibile, i suoi capricci d'autore, le squisitezze d'artista, le sue licenze creative al limite dell'ermetismo, i suoi ritorni di fiamma controculturali, ma anche le ingenuità di certe trame, le astuzie commerciali dei numeri zero, le perversioni della "continuità" e della "serialità" narrativa. Libertà artistica allo stato puro, dunque, letteratura alta e letteratura bassa che si alternano e combinano, in rapporto dialettico con un lettore che è parte attiva del processo creativo attraverso le famigerate "lettere al direttore" e oggi attraverso i forum su Internet. Disegnare Dylan Dog ci mostra dall'interno questo mondo complesso, che riflette quello che presuntuosamente ci ostiniamo a definire il mondo "reale".
Errico Passaro
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