martedì 29 marzo 2011

Lampedusa: l'infelice "uscita" di Gigi Buffon

Dal Secolo d'Italia del 29 marzo 2011
Non che gli manchi il coraggio, nelle uscite. Una delle prime cose che insegnano, a un portiere, è ad alzare le ginocchia quando si avventura fuori dai pali, per intimorire l’attaccante e dissuaderlo dal cercare il contatto. Stavolta, però, Gigi Buffon ha esagerato con la gamba tesa e l’uscita è stata infelice.
«La vittoria contro la Slovenia la dedico agli abitanti di Lampedusa: forza ragazzi, tenete duro”. Non una dichiarazione a caldo, perché – ha spiegato il capitano della nazionale – ci pensava già da giorni. E l’ha ribadito anche il giorno dopo: “Sono contento di averlo fatto. Mi è sembrato giusto mandare loro un messaggio di solidarietà in questi giorni in cui si festeggia l’Unità».
Intendiamoci: in 24 ore sono sbarcati duemila migranti, il doppio dei garibaldini. Il disagio degli abitanti dell’isola è più che comprensibile e ben venga la solidarietà di tutti noi. Ma allora come dovrebbero sentirsi i profughi, compresi anziani e bambini, lasciati a dormire sulle banchine, all’addiaccio? Né acqua né servizi igienici, per loro. Dopo viaggi di “fortuna”, per chi aveva benzina e viveri sufficienti ed è riuscito ad approdare (una donna libica persino a partorire) senza affogare o crepare prima.
Tutti potenziali terroristi? Tra le tante sciocchezze, questa è la più ricorrente. «Potrebbero arrivare in Italia uomini addestrati per missioni suicide, sui ponteggi», ha commentato causticamente l'amico Giulio Buffo sulla sua bacheca di facebook. E ha ragione, perché l’unica aspirazione, per questi ragazzi, è offrire la vita (e rischiarla) a caporali senza scrupoli, in quei cantieri dove gli italiani si guardano bene dallo sporcarsi le mani. Italiani che fino all’altro ieri erano loro stessi migranti. Lo ha ricordato il presidente Napolitano: «È importante che l’Italia non si dimentichi di essere stato un paese di emigranti. Il modo di considerare chi arriva non può prescindere dall’esperienza dolorosa che abbiamo fatto».
La nostra solidarietà, pertanto, riserviamola anche a coloro che arrivano con pochi sogni ma piuttosto alla ricerca disperata di lavoro e di una vita appena decente. La partita no, non l’hanno vista e possono ritenersi fortunati perché, chi tra loro è rimasto a casa, tutt’al più ha visto il cielo illuminarsi con le esplosioni e i bombardamenti, naturalmente democratici.
L’amor patrio è un sentimento importante, certo, ma l’eccesso di nazionalismo può renderci talmente miopi e insensibili da dare (o meno) valore alla vita umana solo se la persona viva (o sopravviva) a distanza di poche centinaia di miglia.
Roberto Alfatti Appetiti

6 commenti:

Matteo Righetto ha detto...

Sono assolutamente d'accordo con te, Roberto.
Quella del portierone è stata un'uscita decisamente infelice.

Dal caos la stella danzante ha detto...

Anch'io concordo con te, Roberto. E se proprio Buffon voleva offrire la sua solidarietà ai Lampedusani, che di certo la meritano, avrebbe dovuto rimarcare (o 'marcare' - visto che è in 'difesa') che il problema sono sì, in parte (e loro malgrado: c'è sempre la 'saudade' della la terra natia), i migranti, ma soprattutto la 'gestione' degli stessi da parte delle autorità (anch'esse su 'barconi'...).
Nicola Perchiazzi

Ulan ha detto...

napolitano pensi ai 200.000 emigranti forzati che lasciarono Budapest nel 1956.
certo milioni d'italiani sono andati a far danno per il mondo, ma le colpe dei padri debbono ricadere sui figli? E devono ricadere anche su chi non ha alcun emigrante nel suo albero genealogico?
Sono ovviamente favorevole alla circolazione delle idee, delle merci e dei capitali ed anche delle persone che li hanno, ma se non hai merci, se non hai idee, se non hai capitali cosa c***o vai in giro, stai a casa tua!
In fondo di feccia autoctona ne abbiamo più che a sufficienza.
In più, se non si nega l’aiuto a chi ha bisogno, è intollerabile qualsiasi motto d’arroganza da parte di chi arriva con le pezze al culo.

Ulan ha detto...

napolitano pensi ai 200.000 emigranti forzati che lasciarono Budapest nel 1956.
certo milioni d'italiani sono andati a far danno per il mondo, ma le colpe dei padri debbono ricadere sui figli? E devono ricadere anche su chi non ha alcun emigrante nel suo albero genealogico?
Sono ovviamente favorevole alla circolazione delle idee, delle merci e dei capitali ed anche delle persone che li hanno, ma se non hai merci, se non hai idee, se non hai capitali cosa c***o vai in giro, stai a casa tua!
In fondo di feccia autoctona ne abbiamo più che a sufficienza.
In più, se non si nega l’aiuto a chi ha bisogno, è intollerabile qualsiasi motto d’arroganza da parte di chi arriva con le pezze al culo.

Angela ha detto...

La stupidita' umana non ha limiti!

Anonimo ha detto...

Esatto Angela, è sorprendente quanto tu riesca ad essere introspettiva.