sabato 9 aprile 2011

Torino Comics: Pietro Miccia ... dà fuoco alla fantasy (di Giovanni Tarantino)

Articolo di Giovanni Tarantino
Dal Secolo d'Italia del 9 aprile 2011
Da Pietro Micca a "Pietro Miccia", emblema della torinesità … animata. Baffuto e col nasone, il Pietro Miccia è il simbolo di Torino Comics. Non maneggia esplosivi, ma una matita a carboncino, che brandisce come un'arma con cui disegnare anche questa 17ª edizione. Svincolatasi dal Salone del Libro, dove risultava in parte emarginata in favore delle cosiddette pubblicazioni impegnative, la Mostra Mercato del Fumetto riconquista uno spazio tutto suo, nel Padiglione 1 del Lingotto Fiere torinese (via Nizza 280), nell'ambito di una manifestazione iniziata ieri e che si concluderà domani, domenica 10 aprile.
Ad animare la tre giorni un'alternanza di incontri, eventi, mostre, feste e tutte le novità del variegato mondo del fumetto. I classici, nonostante tutto, non tramontano: continuano a farla da padrone Paperopoli e Topolinia, con la presenza di Don Rosa, il più importante autore Disney vivente, e Paolo Mottura, che ha all'attivo un centinaio di storie dedicate a Topolino, Minnie & Co. Presenti anche Lupo Alberto, rappresentato da suo «papà» Silver, al secolo Guido Silvestri; accanto ad un altro mostro sacro come Luca Enoch, c'è il giovane duo artistico composto da Francesca Menegozzi e Giovanni Marcora, che si sono fatti conoscere nel 2008 con Kill the Granny. I gioielli del gatto.
C'è anche qualche assenza che spicca, tra i tanti ospiti, come quella di David Prowse, l'interprete orginale di Darth Fener di Guerre Stellari. Per il terzo episodio della Star Wars Fest & Sci-Fi III non sono tuttavia mancati Kenneth Colley, volto dell'ammiraglio Piett, e Gerald Home, che ha vestito i panni di Tessek Squid Head e Mon Calamari Officer. Oltre alla cerimonia di proclamazione dei vincitori del Premio Pietro Miccia, alla presenza di Vittorio Pavesio, i progetti finalisti saranno raccolti in una mostra, che si aggiunge a quelle dedicate a Silver, Francesca Mengozzi e Giovanni Marcora, e Stefano Frassinetto. Immancabile il Quartiere Giapponese, area parzialmente autogestita, espressamente dedicata agli amanti di fumetto e animazione giapponese. Per tutti i cosplayer sono imperdibili gli appuntamenti con la sfilata libera del sabato e quella competitiva della domenica, quando siederà in giuria Ivo De Palma, voce tra gli altri, di Mirko in Kiss me Licia e l'indimenticabile Pegasus de I Cavalieri dello Zodiaco. Giochi di ruolo e giochi in scatola, sparsi sull'intero arco delle tre giornate, completano il ricco programma di Torino Comics, capitale indiscussa, stando al momento, dell'«immaginazione al potere».
Ma l'interesse per il mondo dei fumetti rimane comunque subordinato al grande successo dei cartoni animati. Rivisitati, nuovamente masterizzati, adeguati al 3D: il successo dell'animazione è sempre meno cartaceo e sempre più cinematografico. Anzi, per certi versi, il mondo del cinema è proprio «di cartone». Facendo un passo indietro: nel 1950, anno di Cenerentola, ne uscirono solo tre, nel 2010 sono diventati cinquantotto e, facendo una somma degli incassi, la cifra che realizzano è enorme. Quello dei cartoni animati è a tutti gli effetti l'ultimo mercato fertile per il cinema, e le major ne sono tanto consapevoli da continuare ad entrarci. Solo in Italia, dallo scorso gennaio a oggi si sono inseguiti in sala Animal United, Yoghi, Gnomeo e Giulietta, Rango, Hop. Entro Pasqua arriveranno Rio e Winne The Pooh (dal 22 aprile). Tra giugno e agosto ecco Arthur 3. La guerra dei due mondi, Milo su Marte, Cars 2 e Kung Fu Panda 2.
Nel 2011 esiste una galassia creativo-industriale che ruota intorno al cinema di cartone: convivono matita, computer e plastilina, bidimensionale e 3D. America, Europa, Asia: a puntare sulla stop motion, prima regno incontrastato della britannica Aardman di Nick Park, (Wallace&Gromit, Giù per il tubo) è arrivata la californiana Laika, che ha ingaggiato l'inglese Henry Selick (Nightmare before Christmas) per Coraline, riuscito esperimento 3D da 50 milioni di dollari. Convinto sulla necessità del budget contenuto anche Christopher Meledandri, che con la sua Illumination ha portato al successo Cattivissimo me e Hop. Oculato negli investimenti il colosso Industrial Light&Magic, fondato da George Lucas. È entrato nel business dell'animazione con Rango, 62 milioni di budget affidato al duo Gore Verbinski e Johnny Depp. Con 114 milioni nel mondo guida, per ora, la classifica degli introiti del 2011. In più, rispetto agli altri tipi di film, i cartoni hanno una vita longeva nell'home video: il disneyano Rapunzel, 576 milioni nel mondo, ha appena debuttato al top dei dvd più venduti in Usa.
Un mercato con tali margini di guadagno in tempi di crisi rischia di diventare troppo affollato, con conseguente saturazione. Il biglietto 3D costa caro. E, per quanto rari, gli insuccessi rischiano di trascinare i produttori alla bancarotta. È l'eclatante caso di Milo su Marte, 175 milioni di dollari spesi dalla ImageMovers Digital, settore motion capture affidato dalla Disney a Robert Zemeckis. Ha esordito con 6,9 milioni di dollari: un flop che ha fatto tremare l'impero di Burbank e cancellato il nuovo progetto di Zemeckis, Yellow Subarine dei Beatles.
Le major Usa devono vedersela, o collaborare, con il resto del mondo. Non più solo l'impero giapponese Gibli del maestro Hayao Myazaki (La città incantata, Ponyo): tra le realtà emergenti il nuovo polo a Singapore, per ora più concentrato sulle serie animate televisive. E l'Europa. È un sodalizio Usa-Spagna Planet 51, realizzato negli studios madrileni della Ilion Animation, continuano a mietere successi i raffinati francesi Michele Ocelot (Kiriku, Principi e Principesse) e Sylvain Chomet (Le triplette di Belleville, The Illusionist). In Italia il signore dei cartoni è Iginio Straffi: le fatine Winx, serie a cartoni e lungometraggi 3D sono venduti in 130 paesi nel mondo. La sua Rainbow, 400 dipendenti, ha un giro d'affari di 2 milardi di euro.
La rivoluzione l'ha trainata un decennio fa la Pixar con Toy Story, ancora oggi saga da primato: con un miliardo di dollari incassati nel mondo, Toy Story 3 è quinto nella classifica di tutti i tempi. Il monopolio di John Lasseter si è sdoppiato con l'avvento della Dreamworks di Jeffrey Katzenberg, il padre di Shrek. L'orco verde è il manifesto di una nuova tipologia di cartoni, pensati per conquistare gli adulti, politicamente scorretti e pieni di citazioni cinematografiche.
Le ultime novità confermano i numeri di successo: Hop, il coniglietto digitale è balzato subito al primo posto negli incassi Usa, costato 63 milioni di dollari, nel primo week-end ne ha portati a casa 37, facendone guadagnare 24 alla Illumination. Un trionfo che ha sorpreso perfino gli analisti. E che, in scala minore, si è ripetuto in Italia. E si prepara a battere nuovi record Rio, il nuovo cartoon 3D dei creatori dell'Era Glaciale, (in sala dal 15 aprile, 700 copie per Fox). È costato 170 milioni di dollari, tra produzione e promozione. Fanno ben sperare le prime recensioni del film sulle avventure di un pappagallo azzurro a Rio de Janeiro durante il carnevale.
Numeri che non lasciano adito a dubbi: il cinema «di cartone» ha un futuro «animato».
Giovanni Tarantino

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