mercoledì 6 aprile 2011

Victor Gischler, se il western si tinge di noir

Dal Secolo d'Italia del 6 aprile 2011
La contaminazione tra i generi è il pane quotidiano di Victor Gischler, scrittore della Louisiana tra i più promettenti della generazione dei quarantenni. Con la recentissima incursione nel fantahorror – l’apocalittico Black City (2011, Newton Compton, pp. 313 € 6,90) – ha già dato ampia dimostrazione della sua straordinaria abilità di “miscelatore” dell’immaginario, rendendo compatibili stili, situazioni e suggestioni tanto diverse da sembrare inconciliabili, esattamente come ci ha "abituati" il suo mentore, l'inarrivabile Joe R. Lansdale, autore del fresco di stampa Londra in fiamme (2011, Fanucci, pp. 186, € 11,90), coraggioso mix di storia (ucronica), fantasy e fantascienza pulp, in cui si ritrovano arruolati tra i personaggi Jules Verne, Mark Twain, un giovane H.G. Wells, Toro Seduto, una scimmia marziana e un robot a vapore – tutti chiamati ad affrontare la devastazione causata da un viaggiatore nel tempo, il protagonista del romanzo di H.G. Wells La macchina del tempo, che ha aperto, moltiplicandole, crepe nel continuum temporale.
Nel suo ultimo romanzo, Notte di sangue a Coyote Crossing (Meridiano Zero, pp. 208, € 14), Gischler si è spinto oltre: ha fuso insieme western e noir, realizzando una vera e propria saldatura chirurgica di classiche situazioni western (comprese sfide e duelli) su un impianto narrativo denso delle caratteristiche cupezze del noir più estremo. 
«Ho preso il western e l’ho immerso nel noir». Detto così sembra un gioco di ragazzi, ma non lo è. Sceneggiatore di fumetti di fama mondiale – la sua nuova serie di X-Men ha venduto solo negli Usa e in appena una settimana dall’uscita qualcosa come 100mila copie – Gischler è tornato così a misurarsi con le sue adrenaliniche storie di sangue e crimini che tanto hanno appassionato il pubblico americano facendo di ogni suo romanzo un bestseller. Con quest’ultimo lavoro, arrivato da pochi giorni nelle nostre librerie dopo le già ottime prove pulpeggianti offerte ne La gabbia delle scimmie e Anche i poeti uccidono (rispettivamente edite dalla casa editrice padovana nel 2008 e nel 2010), l'autore statunitense presenta tutti i requisiti in regola per farsi cult anche nel nostro paese.
«Superare il limite – è il suo motto – rende la storia credibile». Impresa tutt’altro che facile, se si considera il martellare di azioni, reazioni, deliri, corse, humor nero, dialoghi veloci come pallottole che si rincorrono nel nuovo romanzo. Il tutto accompagnato dalla colonna sonora degli Abba e condensato in un’unica notte, così buia e cupa da poterla definire di fuoco, parafrasando il celebrato film Mezzogiorno di fuoco, pellicola icona dell’immaginario western (diretta da Fred Zinnermann nel 1952) cui Gischler ha dichiaratamente ispirato la sua scrittura cinematografica. «Si tratta di due generi intimamente legati – ha spiegato – e soprattutto per quel che riguarda la tradizione letteraria americana. Il western raccontava la Frontiera e credo che il noir sia nato proprio dalla fine di quella grande epopea». E Coyote Crossing è l’ideale avamposto di confine tra i due generi: individuata «nel buco del culo dell’Oklahoma», assomiglia a uno di quei paesi fantasma della più desolata provincia americana in cui non accade mai nulla ed è più facile imbattersi in un saloon che in un megastore.
Il protagonista, il vicesceriffo Toby Sawyer, non è il classico eroe buono alla Gary Cooper ma un ragazzo egoista e piuttosto stupido (il tutto inizia per colpa di una sceltina extraconiugale), corroso dalla noia e dai rimpianti. «Eppure questo è il nostro eroe – ha chiosato lo scrittore americano – e i lettori dovranno vedersela con lui». Toby non è né buono né cattivo o meglio può esserlo – sia l’uno che l’altro – a seconda delle circostanze, tanto più se viene fatto bersaglio di una pioggia di revolverate mentre cerca di darsi alla fuga con in braccio il proprio bimbo in fasce. È la zona grigia in cui le sfumature diventano indistinguibili e chiunque, alla prova dei fatti, per superiori ragioni di sopravvivenza, può macchiarsi di azioni efferate e crudeli. Contraddizioni solo apparenti che, tuttavia, rendono credibili personaggi e storia come soltanto il noir nella sua variante pulp riesce a fare.
«Fare la cosa giusta – dice Toby – è un bel casino». Gischler, tuttavia, gli offrirà una chance per “redimersi”: diventare un vero uomo o rimanere «uno sfigato con le pezze al culo». Per farlo Toby deve guardarsi dentro: «Quando la Frontiera venne cancellata – ha dichiarato Gischler – noi americani fummo costretti a guardare verso l’interno, dentro di noi e nelle nostre anime». Oltre l'oleografia dell'american dream.
Roberto Alfatti Appetiti

1 commento:

claudia garage ha detto...

Gischler mi ha letteralmente folgorata ed è entrato immediatamente tra i miei autori preferiti. è puro entertainment :-)
ciao!