martedì 3 maggio 2011

Calcio e musica, un sodalizio nato con Leopardi (di Giovanni Tarantino)

Articolo di Giovanni Tarantino
Dal Secolo d'Italia del 3 maggio 2011
La notizia è presto detta: Noel Gallagher, ex frontman degli Oasis, gruppo pioniere della scena pop britannica, è stato contattato dalla società del Manchester City, di cui è tifosissimo, per scrivere il nuovo inno dei “Blue moon”.
Quello tra calcio e musica è un sodalizio di vecchia data, e l’Italia non è da meno rispetto all’Inghilterra, non nuova a esperimenti di cantautori che hanno prestato la propria voce e i propri testi per il club del cuore.

Senza scomodare la passione di Elton John per il “suo” Watford, o di Robert Plant, cantante dei Led Zeppelin per i giallo neri del Wolverhampton, potremmo dire con una battuta che la scuola italiana ha, in tal senso, padri nobili se si considera che già Leopardi, nel 1821, aveva scritto la canzone A un vincitore nel pallone.
Ma tralasciando il poeta di Recanati, e gettando lo sguardo alla contemporaneità, non mancano certo gli esempi di affermati cantautori che hanno dedicato inni alle proprie squadre. Celebre è il caso di Antonello Venditti, romanista doc, autore non solo di Grazie Roma, canzone icona dello scudetto del 1983, o di Roma Roma Roma, che viene suonato prima di ogni gara casalinga dei giallorossi. Venditti, nel 2001, ha realizzato anche il brano Che c’è, terzo inno per Totti e compagni, in occasione della conquista del terzo scudetto. E se sono nella memoria collettiva le sue «notti di sogni, di coppe e di campioni» non vanno dimenticate le dediche ad hoc, sempre in tema di pallone, come La coscienza di Zeman o Correndo correndo, in onore di Sebino Nela.
In una immaginaria classifica delle squadre più cantate, occupa certamente un posto di rilievo l’Inter, che incontra grandi favori nel mondo della musica leggera. Sono interisti, infatti, Enrico Ruggeri, un paio di componenti dei Pooh, Max Pezzali Roberto Vecchioni, che nel 1971 scrisse l’inno Inter spaziale cantato dal calciatore Mario Bertini, seguito negli anni’80 da Cuore nerazzurro dei Camaleonti. Altri nerazzurri: Adriano Celentano, che menziona i nerazzurri nella sua Eravamo in centomila, e Luciano Ligabue, tra gli altri, che in alcune sue canzoni ha esplicitato la sua passione calcistica, così come Elio degli Elio e le storie tese, autore nel 2002 dell’inno C’è solo l’Inter.
Non mancano le particolarità: Silvio Berlusconi, appena giunto alla presidenza del Milan Silvio Berlusconi, venticinque anni orsono, commissionò subito la realizzazione del nuovo inno societario a Tony Renis, quel Milan Milan ritmato e cantato da I Fans, tra i quali accorsero come testimonial anche personaggi come Teo Teocoli, e oggi rivisitato in chiave melodica. Ma i tifosi rossoneri non dimenticano quell’Inno rossonero realizzato da Umberto Smaila. Curiosità: proprio Smaila, uno dei quattro Gatti di vicolo miracoli, nel film Arrivano i Gatti (1980) canta Verona beat, che diventerà la canzone simbolo dello scudetto gialloblù dell’85. E per il Milan non manca una dedica heavy metal dal gruppo meneghino Extrema, che ha rinverdito addirittura i fasti di Nereo Rocco con Dai tempi del paron.
La Juventus, dal canto suo, è rappresentata nel mondo della musica da Eros Ramazzotti, Samuele Bersani e Paolo Belli, grandi tifosi che, tuttavia, non hanno dedicato musiche alla loro Vecchia Signora. Lo ha fatto, invece, Pierangelo Bertoli, che nel 1997, in occasione del centenario juventino, scrisse e cantò Juvecentus. La Torino granata intona Ancora Toro, un inno realizzato dal gruppo ska degli Statuto – sempre presenti in Curva Maratona – ma vanta una chicca: la Strana società, gruppo fondato sulle ceneri del complesso beat I ragazzi del sole, autrice dello stacchetto musicale della Domenica sportiva, realizzò l’inno del Toro degli anni’80, lo struggente Sempre tu. La Lazio vola col suo Tony Malco, anche se molti preferiscono So già du’ore di Aldo Donati. Il Napoli, si sa, ha il suo cantore di riferimento in Nino D’angelo. Non solo i grandi club, tuttavia, hanno i loro sostenitori. Al cuore rossoblù, nel senso del Bologna, di Gianni Morandi si accomuna la passione di Luca Carboni, che in Silvia lo sai parla di una maglia del Bologna indossata «sette giorni su sette», tant’è che Carboni ha anche composto l’inno ufficiale della società felsinea. Rossoblù genoano è invece Francesco Baccini, così come lo era Fabrizio De Andrè, che nel periodo della prigionia dell’Agnata passava il tempo a scrivere sui bigliettini le formazioni del Grifone: i due cantautori genovesi, insieme, hanno composto Genoa blues. Proprio una canzone di De Andrè, ricordato nella Gradinata Nord con un bandierone che ne raffigura il volto, viene considerata l’inno dai supporters rossoblù: Creuza de ma, che parla dei “caruggi” della vecchi Zena.
E perfino il Chievo ha il suo inno cantato da Ivana Spagna. Fra i cantori delle squadre meno blasonate meritano una menzione Pietro Ballo, tenore, che ha composto e cantato un inno per la squadra del Palermo, Enzo Pupo Ghinazzi, che ha manifestato la sua passione viola nell’inno È Fiorentina, e ultimo, ma solo in ordine di tempo, il Cuore biancorosso di Checco Zalone, dedicato ai “galletti” del Bari.
Giovanni Tarantino

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