domenica 8 maggio 2011

Quel pistolero che non piaceva a Palmiro Togliatti (di Giovanni Tarantino)

Articolo di Giovanni Tarantino
Dal Secolo d'Italia di domenica 8 maggio 2011
Era sicuramente un'icona di quell'idea di America che era mito e immaginario. Il sogno americano per molti ha avuto il volto di Gary Cooper, nome d'arte di Frank James Cooper, attore statunitense ed eroe del western e del melodramma hollywoodiano, vincitore di due premi Oscar cui si aggiunse quello alla carriera nel 1961, anno della sua scomparsa. Il prossimo 13 maggio si celebreranno i cinquant'anni dalla sua morte. 
Come è capitato a diversi protagonisti del mondo del cinema, specie quello americano, anche Gary Cooper e i suoi film sono stati rivisti in chiave politica. Ne ha parlato, del resto, anche Francesco Cundari nel suo libro Comunisti immaginari, pubblicato da Vallecchi nel 2009. Una serie di avvenimenti, datati primavera del '61, rendono il senso dei tempi. Sono trascorsi esattamente cinquant'anni da allora, da quei giorni in cui si celebravano i cento anni dell'Unità d'Italia. Dal mese di gennaio il nuovo direttore della Rai era Ettore Bernabei. A Sanremo, con Gino Paoli, emergeva una nuova figura di musicista: il cantautore. E il 13 maggio moriva Gary Cooper. Perfino l'Unità diede la notizia in prima pagina. Direttore del quotidiano comunista, in quel periodo, era Alfredo Reichlin che proprio nel giorno dell'uscita dell'articolo commemorativo dell'attore americano, venne convocato a Botteghe Oscure da Palmiro Togliatti. Appena entra nella stanza, Togliatti gli chiede a bruciapelo: «Ma chi è questo Gary Cooper?». Reichlin risponde: «Un grande attore, un personaggio». Ma Togliatti non ci sta. «Alfredo! Capirei Ermete Zacconi!», esclamò l'allora segretario del Pci. Evidentemente una certa ortodossia la faceva da padrone nell'ambito della dogmatica cultura comunista, fortemente caratterizzata da un'intransigenza antiamericana che non riservava sconti nemmeno al cinema e, più in generale, alla cultura popolare.
Ma Cooper non piaceva soltanto a Reichlin, così come si ha motivo di ritenere che non piaceva solo a qualcuno che, da sinistra, non approvava le posizioni di Togliatti. Gary Cooper è stato anche un'icona di una certa destra. Come ha raccontato Giulio Caradonna nel suo Diario di battaglie nel 1953, prima dell'assalto agli inglesi a Trieste, su idea di Franco Petronio, un manipolo di giovani andò a vedere in gruppo Mezzogiorno di fuoco, con l'intenzione di caricarsi prima degli scontri. Un eroe dell'immaginario collettivo è tale per tutti, senza distinzione di bandiera.
Figlio di un immigrato inglese che aveva fatto fortuna negli Stati Uniti lavorando in un ranch, e in seguito con una brillante carriera come giudice dello Stato, Frank James Cooper nasce a Helena, nel Montana, il 7 maggio del 1901, ma vive per i primi tredici anni della sua vita in Inghilterra con la madre Alice Brazier, fino a quando, dopo un incidente automobilistico nel 1914, non decide di trasferirsi nel ranch del padre, in Montana. Nel 1924, senza aver concluso gli studi ritorna nella città natale, dove si guadagna da vivere in vari modi, aiutando il padre e facendo il caricaturista per un giornale locale. Poi si trasferisce a Chicago dove tenta, senza fortuna, di improvvisarsi mercante d'arte. Trasferitosi nuovamente a Los Angeles comincia a fare le prime comparse come cowboy a Hollywood, dove debutta nel 1925, in uno degli episodi delle avventure di Tom Mix, Dick Turpin. Il successo arriva quattro anni dopo, con il suo primo film sonoro L'uomo della Virginia, per la regia di uno dei futuri, grandi artigiani di Hollywood, Victor Fleming.
Una volta affermatosi nel pantheon hollywoodiano come personaggio positivo per eccellenza, oltre che come modello di recitazione sobria, perennemente sotto le righe, tra il 1936 e il 1940 gira alcuni dei suoi migliori western come La conquista del west di De Mille e soprattutto L'uomo del west (1940) di Wyler. Nel 1941 arriva il primo Oscar con Il sergente York di Hawks, biografia di un obiettore di coscienza poi distintosi per atti di eroismo durante la prima guerra mondiale. Durante la guerra la sua attività non conosce rallentamenti, anche se l'unica pellicola veramente degna di nota è un melodramma di Sam Wood Per chi suona la campana, ancora tratto da Hemingway.
Dopo la guerra, nel 1947, l'attore è coinvolto in uno dei pochi eventi ambigui che costellano la sua carriera, venendo chiamato a deporre, come testimone "amichevole", presso la commissione contro le attività antiamericane del senatore McCarthy. Attivista repubblicano e di idee moderatamente conservatrici, l'attore in seguito riscatterà la propria testimonianza facendo lavorare, come produttore indipendente, molti addetti ai lavori finiti nelle liste nere del senatore, fino ad assumere lo sceneggiatore Carl Forman, anch'egli finito nelle mire di McCarthy, come autore dello script di Mezzogiorno di fuoco, pellicola più volte vista come implicita allegoria del maccartismo. Con Mezzogiorno di fuoco conquista il secondo Oscar. L'ultimo suo grande successo di pubblico risale al 1956, nel western di Wyler La legge del signore, mentre il suo ultimo film è Il dubbio di Michael Anderson, del 1961. Non è un caso che Cooper, nei suoi film, contrariamente a John Wayne, sia anche stato ucciso. Anche per questo motivo Gary Cooper era percepito come attore dotato di più umanità rispetto a John Wayne. Forse anche per questo motivo piaceva alle donne.
Giovanni Tarantino

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