martedì 3 maggio 2011

Senza Villeneuve e Senna i circuiti non hanno più eroi

Dal Secolo d'Italia del 3 maggio 2011
La frase del poeta greco Menandro è sin troppo abusata. Come tale resiste nella heat delle più citate: «Muore giovane chi è caro agli Dei». I miti non hanno il diritto di invecchiare. Chi è abituato a stare davanti non può ridursi a inseguire gli altri. L’unico modo per sbaragliare il nemico più ostinato, il tempo, è uscire di scena quando sei sul podio più alto. Anche se a volte il prezzo – la vita – è decisamente troppo alto. 
«Coloro che muoiono intorno alla trentina – scriveva Robert Brasillach ne I sette colori – non sono consolidatori ma fondatori. Portano al mondo l’esempio scintillante della loro vitalità. Frettolosamente, indicano alcune vie, alla luce della loro giovinezza sempre presente. Bruciano la loro stessa vita, ma donano la fiamma, l’avvenire».
E intorno alla trentina sono scomparsi due campioni irruenti della Formula 1, le cui tragiche ricorrenze si incrociano, come anche i destini, in questi giorni: il prossimo 8 maggio saranno trascorsi ventinove anni dalla morte di Gilles Villeneuve, avvenuta durante le prove del gran premio del Belgio. Aveva solo trentadue anni. E appena due anni di più aveva Ayrton Senna il giorno in cui si schiantò contro un muro della pista di Imola nel gran premio di San Marino: il primo maggio del 1994, giusto diciassette anni fa.
Vite brevi ma “sufficienti” per collezionare vittorie e infiammare l’immaginario di milioni di appassionati. Non a caso, quando Senna morì, il Brasile – paese di cui era un vero e proprio simbolo di speranza – lo salutò con tre giorni di lutto nazionale.
Talento e umanità, determinazione e fede, nei propri mezzi come in Dio, Senna aveva iniziato prestissimo a correre. «Voglio vincere sempre – ripeteva – e per farlo sognare è necessario». Talmente sicuro di tagliare il traguardo per primo che aveva già deciso come festeggiare: sventolando la bandiera austriaca in onore del collega Roland Ratzenberger, morto il giorno prima durante le prove.
Pochi mesi fa il film dedicato alla sua vita – diretto dall’inglese Asif Kapadia – è apparso nelle sale italiane e la Gazzetta dello Sport ne sta riproponendo in dvd le grandi sfide, alimentate come nella migliore tradizione sportiva dalla rivalità con l’antagonista: il francese Alain Prost. «E ho deciso in una notte di maggio che toccava forse a me – canta Lucio Dalla in Ayrton – e ho capito che Dio mi aveva dato / il potere di far tornare indietro il mondo / rimbalzando nella curva insieme a me / mi ha detto “chiudi gli occhi e riposa” /e io ho chiuso gli occhi».
Roberto Alfatti Appetiti

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