mercoledì 7 settembre 2011

E li chiamano giornalini... (la recensione di Amleto De Silva ad All'armi siam fumetti)

E li chiamano giornalini...
di Amleto De Silva, I libri di ilmiolibro.it, 29/07/2011
Scheda del libro: All'armi siam fumetti, di Roberto Alfatti Appetiti

Come fa chiaramente capire il titolo, questo libro parla di fumetti, e ne parla da destra. E già questo invoglia. Perché dichiarare apertamente, dall'inizio, da quale punto di vista si guarda -e si interpreta- il mondo, è, comunque la vogliamo mettere, un atto di onestà. Detto questo, si tratta di un libro molto interessante per vari motivi. 
Primo: è un libro serio, accurato, che sa di cosa parla e lo fa con passione. Secondo: poco o nulla concede alle mode, e terzo: riscopre con passione alcune chicche. Per dirne una, le belle interviste; quella a Bonelli è ben fatta, esauriente e non ti sembra di averla già letta mille volte. Quella a Roberto Recchioni golosa e succulenta, così come quella a Gianfranco Manfredi, l'ex cantautore di sinistra approdato al fumetto bonelliano passando anche per il cinema e la tv. Quasi come se gli autori dei fumetti fossero anche loro investiti della carica eroica dei loro personaggi, e un po' forse è anche vero, e non solo perché fare fumetti in Italia è oggi, se possibile, ancora meno appagante di ieri.
E poi è bello immergersi nell'etica dei vari Tex, Zagor, Mister No, Nathan Never, Dylan Dog, e ricordarsi che non tutto nasce e muore per quei due spicci che si spendono in edicola. Ma questo libro vale la pena anche e soprattutto per le chicche che ci propone. La figura di Luciano Secchi, ad esempio, l'uomo che con Magnus ha inventato Kriminal, Satanik, Maxmagnus e soprattutto Alan Ford e il gruppo TnT (e qui naturalmente non si manca di sottolineare il personaggio di Grunf, con gli slogan d'ardimento sulle magliette tarlate). E Poi Corto Maltese, Lo sconosciuto di Magnus, ma anche l'avventura dei fumetti in tv con Supergulp! e un omaggio a Sergio Toppi. Insomma, si legge che è un piacere.
FONTE

Amleto De Silva è un napoletano in esilio a Salerno. Amlo non è un nome d'arte, ma il suo vero soprannome. Esso riesce a scrivere le vignette solo in un locale notturno di Salerno, il Bacchanalia (ritrovo dei fumettari salernitani, generalmente tanto sbronzi da non ricordarsi per quale giornale lavorano, figurarsi parlare di fumetti), dove passa la maggior parte del suo tempo. Blandito dai barman, disprezzato dagli avventori femminili, egli cerca inutilmente di darsi un tono da artista, sconfinando spesso nel ridicolo.
Fuma molto; ma veramente. E' molto amico di una tribù di Rom, che egli coccola e dai quali viene coccolato, e che gli rimproverano di vestirsi come un pezzente.
Da queste poche righe, da lui stesso redatte, si evince che non è assolutamente in grado di scrivere un curriculum decente.
L'intervista su Booksblog

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