martedì 10 gennaio 2012

Tagli all'Ippica, la rabbia degli addetti ai lavori: «Rischiano il licenziamento cinquantamila persone»

Dal Secolo d'Italia del 10 gennaio 2012
Se non è febbre da cavallo poco ci manca. Che il settore ippico fosse malato, in realtà, lo si sapeva da tempo. A far galoppare la preoccupazione, tuttavia, sono i tagli ai finanziamenti statali da 150 a 40 milioni e del 40 per cento sugli introiti dei montepremi. Al momento non si hanno notizie di lacrime ministeriali, a piangere sono solo i fantini sbalzati di sella e proprietari e allevatori lasciati a piedi.
Ne sanno qualcosa i dipendenti dell'ippodromo di Agnano, il più importante impianto campano. Nel 2001 hanno già "goduto" della cassa integrazione e da capodanno sono in ferie prolungate d'ufficio. Da lì, domenica, è partita una protesta del tutto inedita, caratterizzata dal rullare degli zoccoli dei cavalli sul lungomare della città partenopea. Un corteo vivace ma tutt'altro che festoso che si è concluso con un sit in davanti ai grandi alberghi e a quell'Hotel Vesuvio che ospitò i Grandi della Terra durante il G7.
Di grande, a Napoli, c'è soprattutto la delusione. Pierluigi D'Angelo, leader della protesta, allevatore, proprietario e guidatore, dà i numeri: «Tali tagli provocheranno la morte di 350mila cavalli, la cancellazione di 170mila ettari di terreno e il licenziamento, su base nazionale, di 50mila addetti». Potrà sembrare poca cosa di fronte agli interessi milionari del calcio, tuttavia è paradossale che di fronte allo sciopero dei calciatori l'intero stivale rimanga col fiato sospeso mentre l'eventualità della cancellazione di una delle discipline sportive (e relative attività) più antiche del mondo venga subita quasi con rassegnazione.
Agli atti (parlamentari) c'è la mozione presentata poco prima di Natale da un gruppo di senatori del Pdl con cui s'impegna(va) il governo a istruire immediatamente una sede di confronto con il mondo dell'ippica italiana presso il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali «dal quale possa emergere con la massima urgenza un piano di ristrutturazione del settore che comprenda anche il reperimento delle risorse necessarie a scongiurare la chiusura delle attività a partire dell'anno 2012». Degli 80 miliardi di euro raccolti dai giochi nel 2011, ben 11 sono destinati all'erario. Tralasciando di ricordare l'importanza delle tradizioni, lanciare appelli e incomodare illustri appassionati, non è questo l'argomento migliore per convincere un governo tecnico a darsi una mossa?
Roberto Alfatti Appetiti

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