giovedì 1 maggio 2014

Maledetto Bukowski? (Marilù Oliva su L'Unità Online)

su Bugiardino
Autore: Marilù Oliva

Data:2014-05-01
«La scrittura non è un mestiere come un altro. Non è il compitino da portare a termine. Scrivere è una decisione drastica, irreversibile».
 
ISTRUZIONI PER L’USO
Categoria farmacologica:
Gocce di bastardaggine. Uno dei saggi più attenti che siano stati scritti sulla vita dell’autore.
Composizione ed eccipienti:
Dieci capitoli biografici + un ricco apparato bibliografico + Indice dei nomi finale.
Gli ingredienti più incisivi del repertorio bukowskiano: l’arte di osare, di strafare anche, di rompere le regole e reinventarle a sua misura. Oltre a questo, una spiccata idiosincrasia verso il perbenismo, le strette regole bigotte, l’impostazione comandata del vivere in società. Il volume procede con acribia scientifica, con tanto di note alla fine dei capitoli, rimandi e citazioni dirette, di cui è ricchissimo. Vengono raccontate tutte le esperienze dell’uomo, da quelle di figlio, a quelle di lavoratore, a quelle di poeta, a quello di partner (non era molto facile instaurare una relazione duratura, con lui).
Vasta e poliedrica la sua esperienza professionale, come è risaputo. Ma Alfani Appetiti la espone nel particolare. Bukowski fu, tra le altre cose: magazziniere, operaio, autista, garzone, addetto alle spedizioni, oltre, naturalmente, come risaputo, postino. Gli facevano tutti schifo, quei lavori, ma almeno glissava un impiego regolare. Un po’ conservatore quanto a differenze di genere – nel senso che pensava che gli uomini stessero meglio «quando le donne stavano peggio», ebbe parecchie storie finché approdò al matrimonio – matrimonio sereno e riuscito – con la donna che si occupò di lui fino all’ultimo giorno. Molto interessanti le pagine in cui il saggista sfata alcune leggende, la cui sostanza era solo atteggiamento ed esibizione.
E al di là di tutto questo, l’autore dimostra la concezione altissima dello scrittore per la letteratura e la sua connessione con la percezione del male:
«Io penso che un uomo debba essere obbligato a scrivere in una stanza piena di teschi, pezzi di carne cruda che penzolano, mordicchiato da grassi ratti invadenti, le orbite degli occhi senza musica a fissare il cervello bagnato zuppo di etere, zuppo d’amore, zuppo di odio, mentre per tutto il tempo missili, lampi e catene della storia svolazzano come pipistrelli, e battiti d’ali, fumo e teschi risuonano nella birra».
Indicazioni terapeutiche:
Questo libro ripristina le carenze di midollo spinale.
Consigliato a tutti, benefico per:
-          Chi non ha capito che la scrittura comporta sofferenza
-          Chi non ha «fegato né ritmo né palle».
-          Chi si adatta sempre e comunque
-          Chi soffre di acne vulgaris suprema
-          Spugne (nel senso di bevitori recidivi)
Controindicazioni:
Tenere lontano dai cattivi e melensi poeti
Posologia, da leggersi preferibilmente:
Anche bevendo un bicchierino di whisky
Effetti indesiderati:
Di sicuro vi verrà voglia di una vita più dannata.
Avvertenze:
Conservare di fianco a Post Office, Storie di straordinaria follia, L’amore è un cane che viene dall’inferno e agli altri volumi imprescindibili della produzione di Charles. 
Gocce:
«…tra i ventisette e i trentacinque anni, (è) già bruciato dalla vita. Ha in sé più stanchezza che rabbia. La sua faccia è stata plasmata dalla strada e dalla povertà. La sua follia è quella del diseredato che non prova interesse per gli schemi della vita consueti. Piuttosto che farsi prendere dentro dagli ingranaggi della società, si è dato al bere e ai bar. Sembra che non abbia altro da fare che attendere, anche se il senso di quest’attesa gli sfugge. L’alcol, per lui, è come un rifugio. Teme la vita degli spenti e dei dannati e quel lavoro fisso che essi detestano ma fanno di tutto per mantenere. Pensa al suicidio. Parecchie volte ha tentato di uccidersi senza riuscirci; anche in questo ha fallito».
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«Se con Jane erano l’alcol e la disperazione a tenerli insieme, con Linda è il sesso sfrenato, liberato da ogni inibizione. Una passione burrascosa, che andrà in frantumi definitivamente come la macchina da scrivere che Linda, nell’ultimo litigio, scaglia fuori dalla finestra sfiorando Bukowski e cogliendo un’auto in sosta».
 
L’autore: Roberto Alfatti Appetiti (Roma, 1967), giornalista e saggista, collabora con quotidiani nazionali, periodici e riviste online, scrivendo di narrativa e immaginario popolare. Per il Secolo d’Italia ha ideato e curato apprezzate rubriche culturali ed è tra gli animatori del magazine “corsaro” Barbadillo.it.

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