Articolo-intervista di Carla Conti
Dal Secolo d'Italia del 6 novembre 2008
Gianluca Iannone, leader di Casa Pound, ne è consapevole. All’area del centro sociale di destra e ai ragazzi del Blocco Studentesco serve un cambio di passo. Subito. Altrimenti si rischia di finire nella trappola degli opposti estremismi. «A Roma abbiamo dato casa a più di cento famiglie, curiamo case famiglia e orfanatrofi, abbiamo in corso da anni progetti solidali in Afghanistan e raccolte di fondi per il popolo Karen, abbiamo librerie in decine di città, organizziamo convegni e incontri aperti a cui hanno partecipato tanti autori di sinistra, contiamo migliaia di militanti. Non possiamo accettare di essere riportati nello schema del gruppuscolo estremista e violento».
Il giorno dopo l’irruzione a via Teulada, raccontata dalla sinistra come un blitz teppistico e da “loro”, quelli di Casa Pound, come una protesta eclatante ma non certo illegale, a Casa Pound è scattata l’operazione-recupero, per uscire da uno schema in cui non si ritrovano.
In una settimana siete passati dall’immagine di “bravi ragazzi di destra che animano l’Onda studentesca” a quella dei “soliti fascisti”. Forse era meglio evitare certe azioni muscolari. O no?
Via Teulada? Se lo avessero fatto i girotondini, li avrebbero intervistati come eroi. Non mi posso rassegnare a questa doppia lettura. Mi dicano qual è il reato. Scavalcare un tornello? Tirare un pomodoro? Stamattina sono andato alla Digos. Mi sono assunto la responsabilità di tutto. Se ci saranno gli estremi, mi prenderò la denuncia. Ma denuncio pure io.
Chi vuole denunciare?
Tutti i giornali che hanno scritto che i ragazzi portavano il passamontagna. Gli avvocati sono già al lavoro. Mica è la prima querela: due giorni fa abbiamo chiesto i danni a Beppe Grillo, che nel suo blog ha indicato un nostro dirigente come infiltrato della polizia.
Non c’è solo il blitz, ci sono anche le telefonate di minacce a “Chi l’ha visto?”. Minacce gravi, inqualificabili, persino contro le famiglie.
Condanno. Assolutamente. Roba da idioti. Ho letto che sarebbero partite da Forza Nuova, non so se sia vero. Non è un mistero per nessuno che con quel gruppo non siamo in buoni rapporti.
Casi giudiziari a parte, siete consapevoli del rischio politico che state correndo? Dopo quarant’anni, finalmente sembrava ricucito lo strappo del ‘68, persino la sinistra raccontava con simpatia la piazza che gridava “né rossi né neri, solo liberi pensieri”. Adesso rossi e neri sembrano tornati...
L’operazione nasce a sinistra. Sono loro a non sopportare l’idea dell’unità generazionale. La provocazione di Piazza Navona è stata studiata a tavolino. Noi cerchiamo di attrezzarci: non ci muoviamo più senza telecamere. Tutto filmato, in presa diretta, tutto accessibile su internet. Chi vuole, può farsi un’opinione di prima mano su chi sono i violenti e chi i soggetti che chiedono il confronto.
Non l’hanno convocato. Ma è prontissimo ad andare e a confrontarsi. Al Senato, nella delegazione di studenti ricevuta prima dell’approvazione della riforma Gelmini, gli studenti del Blocco c’erano. Dirò di più: la “linea” della nostra componente è molto simile a quella espressa da Giorgia Meloni, che a mio avviso ha preso la posizione più matura sul problema: discutiamo i tagli, ma attenti a non toccare il diritto all’istruzione.
Come pensate di recuperare questo profilo “dialogante”? Certo, l’immagine vagamente militarizzata non vi aiuta...
Non c’è da nasconderlo, serve un cambio di passo. Da due giorni ne stiamo parlando tantissimo, continuamente. Abbiamo capito dove ci vuole portare la sinistra, all’indietro, nelle vecchie logiche degli opposti estremismi. E non ci vogliamo andare.
Magari, un pò meno magliette nere...
Il nero va di moda. E le nostre magliette vanno fortissimo, le più gettonate sono quelle con la scritta «Io non prendo lezioni» e «Il Blocco studentesca odia gli stupidi».
Magari qualche taglio di capelli diverso dalla testa rasata...
Stupidaggini. Tantissimi di noi portano i capelli lunghi. E ci sono un sacco di ragazze, altro che stereotipi “machi”.
Magari, lasciar perdere i tricolori avvolti nei bastoni...
Mah, mi viene da dire “meglio una brutta denuncia che un bel funerale”.
Mica penserete che qualcuno cerchi il morto?
Beh, quando vedi le facce dei ragazzi cerchiate di rosso su Indymedia, come bersagli, e i rallenty a “Chi l’ha visto?” che mancava solo il sottotitolo “ecco i nemici”, non è che puoi stare tranquillo.
Ma così non se ne esce, non crede?
Non dico di andare avanti così. Anzi. Il nostro codice espressivo, quello che vogliamo recuperare, è tutt’altro. Sono le azioni per il mutuo sociale con i palloni aerostatici, la manifestazione nella bolla del “Grande Fratello” che un anno fa ci ha portato migliaia di e-mail di apprezzamento e incoraggiamento. Stiamo riflettendo su qualcosa di bello, solare, rifiutiamo di farci schiacciare nei fotogrammi che ci mostrano come una banda di invasati.
Qualche anticipazione su questo “qualcosa di bello”?
Prima mossa. Una dibattito sull’emergenza abitativa a Roma, in una sala comunale. Ci sarà Luca Gramazio ma abbiamo invitato anche Andrea Alzetta, detto Tarzan. Spero proprio che ci sia, poi vediamo come finiscono gli opposti estremismi...
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