domenica 28 dicembre 2008

«Io, fumettaro irregolare: il mio John Doe è D'Alema» (intervista a Roberto Recchioni di Pierluigi Biondi)

Intervista a Roberto Recchioni a cura di Pierluigi Biondi
Dal Secolo d'Italia, edizione domenicale del 28 dicembre 2008
«Vulcanico e brillante» basterebbe questa glossa d’autore (in tutti i sensi), firmata da Sergio Bonelli, per presentare Roberto Recchioni, romano, classe ‘74, sceneggiatore e disegnatore di fumetti dall’attività intensissima. Ha collaborato con varie collane, fondato una casa editrice indipendente, inventato personaggi per le nuvole parlanti. Tiene seminari alla Scuola Romana dei Fumetti, gira per l’Italia, gioca parecchio ai videogiochi, accudisce un cane e quattro gatti.
Di te dici che «scrivi per mangiare e disegni per digerire» e sul tuo profilo Facebook ti definisci «nichilista speranzoso, fascista zen e anarchico reazionario». Cosa significa?
Ti rispondo utilizzando un post pubblicato sul mio blog Dalla parte di Asso Merrill: «Sono un fascista zen (la definizione non è mia ma di John Milius). Non ci posso fare un cazzo, ho solo ho potuto prenderne atto... Un giorno guardando i filosofi che preferisco, i miei scrittori e registi preferiti e i fumettari anche, ho capito una cosa che è il dolore di mia madre: non sono di sinistra. Non di quella sinistra che gira oggi e non di quella sinistra che girava prima della caduta del muro di Berlino. Di contro non mi identifico manco con quella destra in doppiopetto o con i movimenti pseudo liberali all’italiana. Sostanzialmente, ho scoperto di essere un confuso coacervo di contraddizioni».
Il richiamo all’irregolare regista di "Un mercoledì da leoni" e "Conan il barbaro" è solo una delle tante scorribande che conduci, sulla tua porzione di spazio internet, al cuore del politicamente corretto…
Ripeto: non faccio altro che prendere atto della realtà che ho intorno.
Dacci le generalità delle tue creature più famose: John Doe e David Murphy.
John Doe (Editoriale Eura) è l’ex direttore della Trapassati inc.: un’azienda, se possiamo definirla tale, al cui capo c’è Morte e che si occupa dell’ultimo viaggio degli umani. Un bel giorno John decide di abbandonare l’organizzazione sottraendo la “falce dell’olocausto” pronta per l’imminente Armageddon. Da quel momento in poi, la sua, sarà una lunga fuga per le strade degli Stati Uniti. David Murphy, invece, è il protagonista della mini-serie in quattro albi David Murphy 911 (Panini Comics), un catalizzatore – per maledizione familiare – di ogni sorta di disgrazia.
Vediamoli meglio. Chi è John Doe?
John Doe è la classica incarnazione di un certo edonismo rampante, tipico degli anni ‘80 e che, in Italia, sta vivendo una seconda giovinezza grazie agli exploit del nostro premier ma anche nella rinnovata sinistra più liberista. John Doe è un manipolatore, un individualista, un bugiardo, un uomo alla perenne ricerca della sua soddisfazione personale. È convinto che sia l’individuo e non lo stato o la società a fare la differenza ed è un fervido sostenitore del culto della personalità. Ha pure un solida deontologia professionale, però, cosa che lo salva dall’essere un completo bastardo.
Quindi, nella realtà quotidiana? Se dovessimo accostarlo a un personaggio della politica italiana, penserei a Massimo D’Alema.
Passiamo a David Murphy.
David Murphy è un personaggio molto più solare e positivo. Sostanzialmente apolitico e interessato, principalmente, a vivere una vita tranquilla ma, nonostante questo, pronto a sacrificarsi per fare la cosa giusta quando non c’è nessun altro disposto a farlo. È un eroe alla vecchia maniera, di quelli che non se ne fanno più. Equilibrato, non cerca la giustizia ma non ama i soprusi, non è a caccia di gloria e non vuole salvare il mondo. Ma quando il mondo ha bisogno di essere salvato, lui c’è. È l’uomo giusto perché non vuole fare l’eroe... e proprio per questo è perfetto per esserlo. Purtroppo, dando un’occhiata alla politica italiana, faccio fatica ad individuare un elemento con le stesse qualità. Forse, guardando oltre l’oceano, mi verrebbe da pensare che David somiglia un poco a Obama, ma bisognerà vedere se il nuovo presidente degli Usa è davvero quello che la sua campagna promozionale ci ha fatto credere che sia.
Progetti per il futuro?
Ho iniziato a scrivere per Dylan Dog (sono suoi il soggetto e la sceneggiatura per il numero in edicola dell’“indagatore dell’incubo”, ndr), una collaborazione che mi vedrà impegnato a lungo.
Un impegno da far tremare le vene ai polsi, visto che aggiungi il tuo nome a quelli di gente del calibro di Sclavi, Ruju, Chiaverotti, Barbato, Faraci e Manfredi. Come sarà il tuo Dylan?
Vorrei recuperare l’horror e la violenza degli esordi. E poi sarà più surreale e grottesco. E più personale, intimo.
Pierluigi Biondi (L’Aquila, 1974), giornalista, collaboratore dell'ufficio stampa del Consiglio Regionale d'Abruzzo, scrive per le pagine culturali del quotidiano Secolo d’Italia e la rivista Senzatitolo, trimestrale di teatro e cultura.
E' coautore, con Roberto Alfatti Appetiti, de L'ABC di un Sessantotto postideologico (Charta Minuta n. 4/2008) e ha collaborato, in qualità di editor, al libro Tre punti e una linea. La storia attraverso la radio (ed. Teatroimmagine, 2007).Dal 2004 è sindaco di Villa Sant’Angelo (Aq).

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