Dal Secolo d'Italia di mercoledì 1 dicembre 2010
«Vorrei essere stato un fumettaro invece di un cinematografaro». La confessione è di Mario Monicelli e risale a un paio d’anni fa nel corso di una videointervista. Una battuta che testimonia la passione del grande regista toscano per le nuvole parlanti ma anche una certa familiarità della commedia all’italiana con la migliore tradizione del fumetto popolare. Di cui fu uno dei principali pionieri è stato Filippo Ciolfi, uno degli storici fondatori (insieme a Michele Mercurio e Stelio Rizzo) della mitica Eura Editoriale.
Un ragazzo che veniva da lontano. Lo ricordò l'ex marò della Decima Piero Vivarelli: «La compagnia Giovani Fascisti "Bir el Gobi" (erano i reduci della famosa battaglia in Africa, più altri volontari) possedeva un organico molto ampio ed era armata fino ai denti. Erano capitanati dal capitano Pippo Ciolfi, sostenitore della Roma, mentre io sono interista...»Ed è per una stravagante quanto dolorosa coincidenza che il papà di Lanciostory e Skorpio se ne sia andato come Monicelli il 29 novembre scorso. In silenzio, come nel suo stile riservato.
Lontano, inarrivabile, per noi giornalisti come anche per i tanti fumettisti che hanno lavorato per lui e che nei giorni scorsi hanno manifestato sui loro blog il profondo dispiacere per la sua scomparsa, ma mai distaccato veramente. L’importanza culturale della sua figura nel panorama del fumetto italiano, del resto, è pari a quella di Monicelli nel cinema: entrambi hanno alimentato l’immaginario collettivo di tante generazioni di italiani e armato la resistenza dei due medium - il cinema e il fumetto - assaliti dalla modernità e dai colonizzatori made in Usa. Ci hanno fatto ridere e riflettere. Ci hanno fatto compagnia in un’epoca in cui la scorciatoia della televisione non aveva ancora spento la nostra curiosità e la nostra vita non era dettata da un palinsesto. Entrare in una sala cinematografica per vedere un film piuttosto che andare a casa di amici a studiare, infilare una rivista di fumetti in un libro o in un quaderno per non farsi scoprire da mamma e papà, erano “avventure” impagabili, trasgressioni innocenti quanto emozionanti. Sfogliare Lanciostory (in edicola dal ’75) e Skorpio (dal ’77) spalancava ai nostri occhi mondi inimmaginabili in un tempo in cui non internet e Google non aprivano finestre istantanee. E a cibarci di quei tesori nascosti eravamo tantissimi: 500mila copie a uscita, numeri che adesso sarebbero impensabili.
La filosofia della casa editrice di Ciolfi, da allora, è rimasta la stessa, controcorrente: coniugare fumetto d’autore e popolare in barba a chi allora come ora si ostina a considerarle due entità da tenere distinte, di cui solo la prima sarebbe degna di affacciarsi sulla soglia della cultura ufficiale. Eppure fu proprio grazie a Ciolfi che i grandi maestri della scuola argentina entrarono “clandestinamente” nei tinelli italiani, ben nascosti dentro gli zainetti degli studenti italiani: dal giustamente celebrato Héctor G. Oesterheld della grande opera di fantascienza L’Eternauta a Dago, il giannizzero nero, del paraguayano Robin Wood, chiamato “la leyenda” in paesi, quali quelli sudamericani, che hanno sempre considerato il fumetto come forma narrativa con pari dignità rispetto alle altre. E ancora: Alvar Mayor di Carlos Trillo ed Enrique Breccia, Cayenna di Guillermo Saccomanno e Domingo Mandrafina, La città di Ricardo Barreiro e Juan Gimenez e Chiara di notte di Carlos Trillo e Jordi Bernet. E l’elenco potrebbe continuare. Tra il finire degli anni ottanta e l’inizio anni novanta Lanciostory si è rivolto anche alla prestigiosa scuola franco-belga, pubblicandone molte storie, senza però rinnegare le scelte iniziali. Ed è sempre grazie a Ciolfi che tanti giovani autori italiani hanno potuto esprimersi, crescere artisticamente e professionalmente e iniziare così una delle “carriere” più difficile e precarie che si conoscano. Nel corso degli anni la casa editrice ha via via ampliato il suo parco testate pubblicando ristampe in volume (Euracomix, Euramaster, Dago ristampa e I Giganti dell’Avventura) e lanciando serie monografiche inedite come Martin Hel, Cybersix, Detective Dante e Unità Speciale, la serie di fumetti «in giallo» realizzata in collaborazione con la rivista Il Carabiniere. Dai primi mesi del 2010, dopo qualche incertezza, l’Eura Editoriale è tornata a far parlare di sé col nuovo nome di Aurea. Il nuovo gruppo dirigente è pronto a dare battaglia a colpi di baloon.
Non a caso una delle serie più innovative dell’ultimo decennio e maggiormente seguite dal pubblico (che dopo la chiusura s’era mobilitato alla grande su facebook) – John Doe di Roberto Recchioni e Lorenzo Bartoli – è potuta tornare in edicola per i tipi rinnovati dell’Aurea. Ed è proprio nel nome della continuità e in quello di Ciolfi che una delle case editrici più popolari di sempre continuerà a offrire al pubblico italiano una selezione dei migliori fumetti che vengono creati e pubblicati in Italia e nel mondo.
Roberto Alfatti Appetiti
1 commento:
Questa di Pippo Ciolfi per me, Roberto, è una vera novità. Comunque va ad aggiungersi a quel lungo elenco dei "ragazzi di Salò" che nel dopoguerra si distinsero negli ambiti più disparati. Il cinema, la commedia, il cabaret, la discografia, la cronaca sportiva radiotv. Qualche nome? Il qui citato Piero Vivarelli da pochi mesi scomparso, regista e paroliere credo anche di Celentano; Enrico Ameri una delle voci storiche RAI della cronaca sportiva; Mario Castellacci, uno dei papà del Bagaglino, peraltro autore della fortunata canzone del tempo della guerra "Le donne non ci vogliono più bene"; Alberico Crocetta, anche lui marò della Decima MAS, patron del Piper, che negli anni '60 lanciò Patti Pravo e tanti altri protagonisti della musica leggera italiana. Questi nomi quindi ci parlano di professioni legate anche all'intrattenimento e perciò stesso sideralmente lontane da quelle fosche tinte che la pubblicistica resistenziale ostinatamente attribuiva a tutti quelli che militarono nelle fila della RSI.
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