Dal Secolo d'Italia del 2 dicembre 2010
In principio è Lucio Dalla – sì, proprio lui – a “sdoganare” le nuvole parlanti sul piccolo schermo. Corre l’anno ’70 quando il cantautore presenta al pubblico televisivo personaggi in larga parte ancora sconosciuti nel programma pomeridiano Gli eroi di cartone.
Per l’occasione conia una sigla che molti ricorderanno: Fumetto. Riascoltare il giovane artista bolognese alle prese con Braccio di Ferro, Nembo Kid, Asterix e il Barone Rosso – su youtube il video è a disposizione – fa ancora il suo effetto. «Che mondo sarà, se ha bisogno di chiamare Superman?», si domanda già allora il nostro.
Per l’occasione conia una sigla che molti ricorderanno: Fumetto. Riascoltare il giovane artista bolognese alle prese con Braccio di Ferro, Nembo Kid, Asterix e il Barone Rosso – su youtube il video è a disposizione – fa ancora il suo effetto. «Che mondo sarà, se ha bisogno di chiamare Superman?», si domanda già allora il nostro.
Alcuni suoi colleghi fanno finta di leggersi Marx o Gramsci per capitalizzare in vendite di dischi il vento d'allora e il più beat tra loro cosa fa? Canta le gesta degli eroi d’inchiostro, sino a quel momento considerati una forma d’evasione per l'infanzia e, come tale, troppo leggera, superficiale se non addirittura fascistoide. Certo, la nascita della rivista Linus, nel ’65, aveva generato attenzione sul mondo dei fumetti, ma per sconfiggere la ben più generale diffidenza non c’era che da percorrere la strada più difficile: portarli in televisione, sul nuovo seducente media che – per quanto ancora in bianco e nero – più di ogni altro stava stabilendo un “canale” diretto con gli italiani.
A raccogliere la sfida sono Giancarlo Governi, all’epoca capo servizio dei programmi speciali Rai e Guido De Maria, pubblicitario e autore dei “Caroselli”. Per la causa dei fumetti, tutti gli eroi animati o da animare vengono fatti abili e, come tali, arruolati. Ne viene fuori una sacra alleanza, un’armata di vignette e balloons che nel corso degli anni schiererà, per citare alcuni dei campioni più rappresentativi e diversi al tempo stesso, eroi classici come Tex e Corto Maltese, rispettivamente di Bonelli e Pratt, accanto alle originali sagome umoristiche di Jacovitti, il disegnatore considerato di destra perchè lavorava gratis per il Msi di Michelini – «dalla Dc invece mi sono fatto pagare molto perché i soldi loro li avevano», spiegava – e i cui diari hanno popolato per decenni i diari scolastici con i vari Jak Mandolino, Cocco Bill e la famiglia Spaccabue. E ancora: la satira grottesca di Max Bunker in Alan Ford insieme a Spiderman, i Fantastici Quattro e Thor, il figlio di Odino, i già internazionali figlioli di Stan Lee, arrivati anche loro in Italia tra il '70 e il '71.
Così la sera del 14 settembre ’72, sul secondo canale della Rai, inizia Gulp!, programma tra i più divertenti e innovativi nella storia della televisione. Sia pure con alcune interruzioni – nel ’77 si ripresenta a colori in SuperGulp! e più avanti si trasformerà in Buonasera con… SuperGulp! – durerà fino al ’81. L’immaginario di milioni di telespettatori viene nutrito in questi anni attraverso strisce di quindici minuti, prima settimanali e poi quotidiane, “somministrate” nell’ora più “sensibile” per le famiglie italiane: quella di cena. Mentre, per dirla con l’incipit delle storie di Nick Carter, «su New York calavano le prime ombre della sera» e attorno al desco nonni, genitori e figli si ritrovano in compagnia di quel nuovo elettrodomestico parlante. Decenni prima dell’avvento del bipolarismo e della moltiplicazione dell’offerta televisiva a pagamento, si pone una questione non meno importante: seguire Scommettiamo o i fumetti?
Sull’Italia, in realtà, oltre alle ombre della sera stavano per calare le ombre degli anni di piombo e quel vento libertario giunto d’oltreoceano si sarebbe spento di lì a poco nella violenza politica e nel sangue di tanti innocenti. Ma questa è un’altra storia, sin troppo raccontata.
A restituirci l’Italia allegra e ancora spensierata dei “fumetti in tv”, invece, è appena tornata in edicola la collezione di SuperGulp!: diciassette dvd (10,99 € cadauno) che a cadenza settimanale saranno allegati a Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport e TV Sorrisi e Canzoni (ma acquistabili anche da soli). Proposta dal quotidiano rosa già due anni fa, la nuova edizione della trasmissione cult raccoglie materiale sinora non disponibile e frutto di un capillare lavoro di recupero. Ampio lo spazio dedicato al “dietro le quinte” e a bonus inediti (come l’intervista di Giancarlo Governi a Sergio Bonelli che ripercorre la storia di Tex Willer).
Nel dvd che apre la collana, infatti, la “copertina” è tutta per il ranger creato da Gian Luigi Bonelli e Galep, con l’episodio de “El Muerto” appositamente recuperato negli archivi Rai. Nella prima uscita, inoltre, non potevano mancare Nick Carter e i suoi collaboratori. L’improbabile detective si trova ad affrontare un complicato caso sul fronte della prima guerra mondiale nell’unico episodio, intitolato La Spia della Marna e trasmesso nel ’81, a non essere stato sinora ripubblicato per problemi di conservazione del filmato originale. La storia di Nick Carter merita un’annotazione particolare: il personaggio venne creato ex novo per il debutto televisivo dal regista Guido De Maria insieme all’indimenticabile Bonvi – all’anagrafe Franco Bonvicini – dalla cui morte prematura in un incidente stradale, il 10 dicembre del ’95 all’età di 54 anni, sono trascorsi ormai quindici anni.
Quale migliore occasione dei dvd di SuperGulp! per tornare a gustarsi il lavoro di uno dei più grandi autori di fumetti italiano? Giovanissimo aveva iniziato a muovere i primi passi nel cinema d’animazione fabbricando spot di qualità (collaborando, tramite il comune amico Francesco Guccini, proprio con Guido De Maria) per poi sviluppare la propria vocazione dissacratoria nelle strisce – è lui a introdurre nel nostro paese il formato orizzontale delle daily strip americane e l’uso regolare dei retini nel disegno – di Cattivik, parodia dei fumetti neri e vero e proprio antidoto alla retorica buonista, e soprattutto delle Sturmtruppen. Presentate per la prima volta nel ’68 su Paese Sera e riproposte animate proprio in SuperGulp!, ridicolizzano la vita militare – l’esercito tedesco sull’orlo della disfatta, certamente, ma anche l’italiano piagnone e renitente – con quel tratto ironico e libertario che caratterizza la personalissima cifra artistica di Bonvi.
Già nel ’69, tre anni prima della messa in onda, inizia a lavorare a Nick Carter – irresistibile parodia dell’investigatore infallibile alla Sherlock Holmes – e il successo del personaggio è tale che nel ’77 gli autori affidano proprio al detective e alle sue spalle (Patsy e Ten) il compito di proporre i loro “colleghi”. Fuori i cabarettisti Cochi e Renato, che avevano presentato le precedenti edizioni, e via all’autogestione: è il trionfo degli eroi di carta sui “padrini” di carne e ossa, le nuvole parlanti sono in grado di camminare sulle loro gambe e non hanno più bisogno di testimonial.
«Ebbene sì, maledetto Carter, hai vinto anche stavolta». Ebbene sì, caro Bonvi (tu che ti consideravi un pessimo disegnatore), hai vinto anche stavolta. Verrebbe da dire così, rispolverando la frase, una di quelle incise a fuoco nell’immaginario condiviso della nostra generazione, del vecchio Stanislao Moulinsky, asso dei travestimenti e acerrimo antagonista di Carter. Una rivincita, semmai. Perché alla fine ebbe a verificarsi quel che Patsy, il gigantesco assistente di Carter, diceva alla fine di ogni puntata: «E l’ultimo chiuda la porta!». Certificando così la fine della stessa, provocando il disappunto dei più giovani e restituendo il televisore (mai più di uno in casa) agli adulti. Sì, perché alla fine a staccare la spina, nell’aprile del ’81 e malgrado il successo travolgente della trasmissione, furono proprio gli autori.
«Li facemmo morire Guido e io – ha raccontato Giancarlo Governi – di comune accordo, quando ci accorgemmo che il video si stava inondando di pessimi cartoni animati giapponesi e coreani che stavano rovinando il gusto delle nuove generazioni. Applicammo alla televisione una legge della circolazione monetaria: in caso di circolazione di due monete, la moneta cattiva caccia sempre quella buona. E noi, che sentivamo di essere la moneta buona, non potevamo subire l’onta di essere cacciati da Ufo Robot. Quindi facemmo come Greta Garbo: ci ritirammo dal mercato prima di subire le ingiurie del tempo».
Il tempo, tuttavia, sembra dargli ragione e la sperimentazione fatta sui nuovi episodi con l’utilizzo delle nuove tecnologie potrebbe aprire la strada a un SuperGulp! futuro. «Un progetto – ha confermato lo stesso Guido De Maria – ancora da definire, ma a cui io e i miei giovani collaboratori stiamo già pensando». Noi aspettiamo e speriamo.
Roberto Alfatti Appetiti
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