Articolo di Michele De Feudis
Dal Secolo d'Italia del 3 luglio 2011
Far rivivere le gesta di Italo Balbo, l'avventuroso pilota che sognava di esportare nel mondo i valori di civilizzazione di un'Italia universale. La poesia dell'aviatore-quadrumviro, del trasvolatore acclamato come un divo negli Stati Uniti, può tornare in auge nelle piazze e negli spazi creativi per il teatro grazie alla libertà intellettuale di un regista come Francesco Sala e del coautore-attore Edoardo Sylos Labini: i due hanno scelto, infatti, di sparigliare le consorterie del teatro italiano proponendosi come "disco teatranti", contaminando la rappresentazione classica con video installazioni, filmati, audio dell'epoca.
Con Italo Balbo Cavaliere del cielo Sylos Labini, artista controcorrente cresciuto in una famiglia tradizionalmente di sinistra, ha portato in scena un evento teatrale ad alto tasso di anticonformismo. L'idea si è sviluppata come corollario dell'omonima mostra "I cavalieri del Cielo", allestita in occasione dei festeggiamenti per il centenario dell'Aeronautica Italiana. Lo spettacolo-reading è incentrato sulla passione per il volo come simbolo di libertà e italianità insieme, attualizzando le tensioni pacifiste del ministro ferrarese del fascismo e le sue inquietudini verso il regime che ne intercettava le conversazioni telefoniche private.
Sylos Labini, Italo Balbo agli inizi del Novecento è stato uno degli italiani più famosi nel mondo. Poi l'oblio. Come si è avvicinato a questa figura di eroe moderno?
Il primo passo è stato la lettura delle biografie scritte su un protagonista romantico della scena pubblica nazionale della prima metà del Novecento. Già precedentemente avevo portato in teatro grandi esponenti patriottici, come il rivoluzionario repubblicano Giuseppe Mazzini e l'artista futurista Filippo Tommaso Marinetti
Accanto alla documentazione sulla vita...
Essenziale è risultato il rapporto con il figlio del grande aviatore, Paolo Balbo, e con Maria Fede Caproni, figlia di Gianni Caproni, apprezzato progettista aeronautico. La contessa Caproni ha dedicato tutta la sua esistenza alla valorizzazione del patrimonio storico e della memoria delle industrie Caproni, il cui ruolo è stato di primissimo piano nelle vicende luminose dell'aeronautica italiana.
Uno spirito libertario e ribelle come quello di Balbo, che giovinezza ha vissuto?
La passione per l'avventura lo contagiò fin da piccolo. Nella sua libreria c'erano tutti i racconti di Emilio Salgari. Sandokan era una figura a lui cara... Accanto a questo poi crebbe l'amore per il volo...
Le nuove tecnologie consentono una sostanziale interconnessione planetaria immediata. Portando indietro le lancette del tempo, volare negli anni Trenta dall'Italia al Brasile o agli Stati Uniti era un'impresa da temerari?
Sì. Balbo si distinse per due straordinari itinerari transatlantici, in formazione. Il primo nel 1930: fu la crociera aerea Italia-Brasile, compiuta con dodici idrovolanti partiti da Orbetello alla volta di Rio de Janeiro. Il viaggio durò più di un mese, dal 17 dicembre al 15 gennaio 1931. La seconda crociera atlantica nasceva per celebrare il decennale della Regia Aeronautica e in occasione della Century of Progress, esposizione universale che si tenne a Chicago. Il "viaggio" iniziò il 1 luglio e finì il 12 agosto del 1933, con ben 25 aerei...
Nei nostri giorni la popolarità bacia i calciatori. Negli anni trenta erano altri gli eroi.
La sua notorietà può essere paragonata a quella di una rockstar. A Chicago, il governatore dell'Illinois e il sindaco conferirono grandi onori ai piloti italiani. Balbo fu omaggiato con l'intitolazione di una strada, la Balbo Avenue.
Anche gli indiani lo apprezzarono.
I Sioux, che partecipavano all'esposizione universale nella metropoli americana, lo nominarono capo indiano. E gli diedero il nome di Capo Aquila Volante. Nel volo di ritorno arrivò a New York. Ormai la sua impresa era seguita da milioni di persone in tutto il mondo. Solo un altro italiano era stato acclamato così in America, Armando Diaz. A Broadway, per la "ticker tape parade" promossa in suo onore, accorsero cinquecentomila italiani d'America, che vissero la giornata come un riscatto sociale e politico dalla propria condizione di immigrati. Il presidente Franklin Delano Roosevelt lo accolse con i cerimoniali solenni nella Casa Bianca.
Divenne una icona planetaria.
Univa insieme la mistica del volo come libertà e un dirompente messaggio di pace italiano. Dal 1926 al 1934, prima come sottosegretario e poi come ministro, incarnò tutte le fasi dell'aviazione italiana, militare e civile. Avvicinarsi alla sua memoria impone di essere scevri da pregiudizi di natura ideologica. Nella nostra rappresentazione teatrale ricostruiamo la storia di uno degli ultimi eroici romantici della storia italiana del Novecento, dimenticato colpevolmente nel dopoguerra. Eppure le sue posizioni rispetto al regime erano eretiche.
Con Mussolini il rapporto fu pieno di alti e bassi.
Il Duce ne riconosceva il valore ma allo stesso tempo temeva che potesse oscurare la sua popolarità. Balbo era stato un quadriumviro. Pochi mesi dopo, forse geloso di tanta fama per le imprese transatlantiche, il capo del fascismo lo nominò governatore della Libia, allontanando così un pericoloso concorrente dalla scena politica italiana. La nostra performance teatrale è accompagnata dall'esibizione della cantante italoetiope Saba Anglana: incarna il mondo africano, "l'irrazionale" dal quale l'aviatore rimase sorprendentemente affascinato.
Rispetto alle posizioni ufficiali del fascismo, ci fu un progressivo allontanamento dalle accelerazioni scioviniste.
Qualche anno dopo, durante l'invasione tedesca della Polonia nel 1939, Balbo non ebbe timore di dichiararsi contrario. Era in dissenso rispetto all'asse Roma-Berlino, non apprezzava l'alleanza con la Germania nazista e men che meno l'introduzione delle leggi razziali.
Una presa di posizione pubblica che ebbe delle conseguenze.
Le sue conversazioni telefoniche private venivano regolarmente intercettate.
Verrebbe da pensare che le dinamiche del potere non sono poi così diverse da quelle dei nostri giorni...
Per questo portiamo in scena la trascrizione originale di un dialogo intercettato tra Balbo ed Emilio De Bono, pieno di critiche alla deriva del mussolinismo.
Un'opera teatrale su Balbo...
Funziona se non è convenzionale. Noi siamo "disco teatranti", rileggiamo questo capolavoro di italianità con installazioni multimediali, con una consolle da dj, irradiando note e parole nei luoghi storici vissuti dai protagonisti della storia nazionale. Le consorterie teatrali più ideologizzate ci considerano marziani. Eppure noi preferiamo andare oltre il clientelismo teatrale... Siamo felici di portare nelle piazze e nei palazzi storici testi in onore della civiltà italiana.
Come si ritrova allora a "maneggiare" autori scomodi e icone apprezzate soprattutto a destra?
Sono un libertario. Studiavo alla Facoltà di Lettere alla Sapienza di Roma. E non sopportavo che ci potessero essere gli autonomi a picchettare ogni lezione sul fascismo o sulla storia patria. Recentemente nell'ateneo di Tor Vergata la mia rappresentazione teatrale - su Giuseppe Mazzini - è andata in scena con la scorta delle forze dell'ordine per la protesta dei centri sociali. Condivido l'approccio moderno di coniugare le istanze della destra sociale con la ricerca di nuove soluzioni per le questioni giovanili e culturali. E sono sicuro che non può essere proprio una certa sinistra a dare lezioni di libertà in questo paese...
Michele De Feudis
1 commento:
Di recente ho letto sul web che a Chicago si sta discutendo circa l'opportunità di rinominare Balbo Drive. La città e i media locali si sono divisi in due: alcuni vogliono lasciare l'attuale nome, altri propongono una nuova intitolazione ad Enrico Fermi, se non ricordo male. E' sciocco e antistorico rinominare quella via: Balbo rimane uno dei nomi più grandi, a livello mondiale, del volo e dell'aviazione. In tante occasioni dimostrò di essere molto avanti sui tempi. Spero perciò che Balbo Drive a Chicago mantenga il suo nome.
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