Dal Secolo d'Italia del 20 settembre 2011
Si sa: romanisti e laziali godono più per le sconfitte dei “cugini” che delle proprie vittorie. Impossibile trovare una tregua, figuriamoci la pace. L’altra, che a parlare sia il popolo giallorosso o quello biancoceleste, rimarrà sempre la seconda squadra della capitale. Peggio: la sesta squadra di Boston.
La definizione, che crudelmente tocca un nervo scoperto dei romanisti – la cessione della proprietà all’americano DiBenedetto – è del "politologo" Angelo Mellone. Pochi minuti dopo la bruciante sconfitta casalinga della Lazio con il Genoa, lo scrittore tarantino di nascita ma romano d’adozione si consolava affidando al bar sport globale, ovvero Facebook nei giorni di campionato, un commento al vetriolo: «Noto con immenso piacere e una punta di preoccupazione in meno che i tifosi della sesta squadra di Boston, allenata da Luigi Enrico, sono tornati a popolare le bacheche, forti delle prestazioni da urlo della loro squadra. Meno male, stavo per chiamare “Chi li ha visti?”».
E per i pochi che si sono fatti vedere, sulla bacheca di Angelo, come il giallorosso Claudio Barbaro, parlamentare del Fli, sono stati dolori, presi d’assalto da legioni di laziali. Barbaro nun ce sta e affonda il colpo: «Già hanno abbassato le penne di Olympia, l’aquila trans!».
Fabrizio Roncone, romanista doc, sceglie la strada dell’ironia e commenta: «Il calcio è davvero strano, avrei giurato di vedere la Lazzzie già in fuga per lo scudetto – scrive il giornalista del Corriere della Sera – con una squadra sontuosa, un attacco esplosivo, un tecnico esperto, e invece no. Triste rientro ai Castelli, suppongo». Il riferimento ai Castelli è chiaro: fuori le mura. Sì, perché l’argomento classico dei romanisti è: i laziali so’ burini. Se Sparta piange, tuttavia, Atene non ride. L’ultimo “stato” sportivo su Facebook di Stefano Menichini, direttore di Europa e romanista dichiarato, risale a sabato, ore 20.50, tramite BlackBerry: «Dio ce la mandi buona, neanche Zeman li faceva giocare così». Dopodichè, silenzio.
Terzista Mario Sechi, direttore della testata più importante della capitale, Il Tempo, letta sia dagli uni che dagli altri: «Vabbé godiamoci il primo posto del Cagliari. Non succedeva da 41 anni. Forza Casteddu!», scrive con tanto di smile sulla sua bacheca.
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