Roberto Recchioni intervista Tiziano Sclavi
La critica, nel corso degli anni, ha individuato nel tuo lavoro su Dylan Dog un approccio coscientemente postmodernista, inedito per il mondo del fumetto.
A mio avviso però, prima ancora di questo aspetto (che pure è presente), c'è una riproposizione, ugualmente cosciente, di quanto fatto da Gian Luigi e Sergio Bonelli, su Tex e Zagor, personaggi usati dai loro autori come contenitori universali in cui inserire tutte le suggestioni (cinematografiche, letterarie e fumettistiche) che, nel corso degli anni, li avevano colpiti. In sostanza, a mio modo di vedere, Dylan Dog è un fumetto nel pieno segno della tradizione originale della Bonelli piuttosto che un portatore di elementi sovversivi all'interno di questa realtà. E' davvero così?
3 commenti:
Roberto, scusami... ma va benissimo il link o la segnalazione (di cui ti ringrazio), e pure l'estratto. Ma tutto il pezzo?
Boh.
Hai ragione!
Adesso è linkato il pezzo.
A presto.
Rob
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