Da Area di dicembre 2012
Avrò avuto sì e no dieci anni quando, un pomeriggio d’estate, scendendo in spiaggia vidi un ragazzino che litigava con una decina di nostri coetanei: facevano a sassate e, com’è ovvio, lui da solo contro tanti stava per avere la peggio. Senza un attimo di esitazione mi misi al suo fianco cominciando a tirare anch’io sassi contro gli altri.
A ben pensarci, poteva pure essere lui ad avere torto marcio. A ben pensarci… Ma il punto è proprio questo: scelsi lui senza ragionare e lo aiutai in quella sassaiola suicida perché non c’era onore a stare in tanti contro uno. Per puro istinto. Si chiamava Lillino e diventammo amici, come si suol dire, per la pelle. Scoprendo solo in seguito di starci simpatici.
A ben pensarci, poteva pure essere lui ad avere torto marcio. A ben pensarci… Ma il punto è proprio questo: scelsi lui senza ragionare e lo aiutai in quella sassaiola suicida perché non c’era onore a stare in tanti contro uno. Per puro istinto. Si chiamava Lillino e diventammo amici, come si suol dire, per la pelle. Scoprendo solo in seguito di starci simpatici.
Tutti noi abbiamo “incontrato” la politica quando siamo arrivati alle scuole superiori. A volte le scelte di campo le abbiamo fatte seguendo idee in qualche modo trasmesse in famiglia, ma più spesso quelle scelte sono state dettate da misteriose affinità che ancora non eravamo in grado di decifrare. Proprio come avevo fatto io con Lillino.
Così è stato per molte scelte fatte dalla mia generazione, durante gli anni Settanta. In quegli anni la politica, la militanza, è stata qualcosa di totalizzante. Poi c’è stato un periodo di riflessione (“finalmente!” dirà qualcuno…) durante il quale, in ogni caso, al di là delle scelte contingenti restava il legame fortissimo nato in trincea.
All’inizio degli anni Novanta, io e altri del mio gruppo abbiamo ricominciato a frequentare persone che facevano politica, quasi tutti ex militanti missini o di movimenti extraparlamentari che sarebbero confluiti in Alleanza nazionale. Intanto nasceva Area, frutto di queste esperienze che si erano “incontrate”.
An ci attraeva perché era una cosa nuova: ci piaceva la possibilità di ricominciare in un partito nuovo, che fosse da ripensare e da reinventare, e che sembrava lasciare spazio per tutti. Insomma Area e An, per alcuni di noi, hanno segnato l’occasione per tornare a pensare e a fare politica.Quel “pensare” e quel “fare” ci hanno accompagnato per due decenni intensi, conclusi nel modo che, purtroppo, tutti sappiamo: una diaspora e tanti progetti di ricomposizione che, ad occhi esterni e spesso superficiali, possono facilmente apparire come tentativi di salvare il salvabile. E fatalmente, come sempre succede in questi casi, le fratture politiche si allargano fino a diventare baratri.
Guai però a confondere la divisione con l’inimicizia.
Dalle nostre parti la politica è sempre stata un collante fortissimo, è ovvio, però sarebbe un errore identificarla come l’elemento fondante. Come si diceva all’inizio, i legami veri nascono soprattutto per una questione di indole: alla base di certe scelte forti, portate avanti con coerenza e nel tempo, credo che ci siano soprattutto caratteristiche antropologiche evidenti, che uniscono, che fanno da catalizzatore e che permettono al gruppo di distinguersi dagli altri.
Noi siamo persone fatte in una certa maniera, sentiamo sotto pelle certi legami e certe emozioni, e ci siamo ritrovati in ambienti e in movimenti che offrivano la possibilità di vivere appieno il nostro modo di essere. A livello politico abbiamo sempre avuto divergenze, discussioni, litigi. Poi la temperie del periodo, la politica, la militanza, le difficoltà, gli scontri e le tragedie che abbiamo vissuto insieme, certo, sono state il cemento che ci ha permesso di rimanere insieme e di saldare certi legami (la trincea, è una condizione che deve cementare, se si vuole rimanere vivi…). La base, però, è in qualche modo antropologica.
Insomma il dato fondante è sempre stata l’indole, e la possibilità di esprimerla liberamente: ci si è “ritrovati” fra persone che nei confronti della vita avevano aspettative e sentimenti simili. È una predisposizione interiore. È qualcosa che unisce le persone a prescindere dalla razionalità e che ti permette di rimanere per sempre amico di chi ha vissuto e sentito come te, anche se alla fine le strade divergono.
Oggi attraversiamo quella che sembra una notte nerissima e le scelte sul modo di superarla sono diverse per molti di noi. Ma gli antichi dicevano che non esiste notte tanto lunga da impedire al sole di risorgere. E se anche a quella luce arriveremo divisi, in quella luce ci riconosceremo sempre.
Gabriele Marconi
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