Dal Secolo d'Italia di venerdì 28 settembre 2007
Illegali ? Forse…Abusive ? Probabilmente… Certo è che le scritte sui muri costituiscono un vero patrimonio nella storia della comunicazione soprattutto politica. Gli umori, i sentori popolari, le frasi ironiche, ma anche quelle intimidatorie spesso, nella storia dell’Italia repubblicana, sono passate proprio dai muri.
E, a confermarlo, proprio in questi giorni arriva in libreria Niente resterà pulito. Il racconto della nostra storia in quarant’anni di scritte e manifesti politici (Rizzoli, Bur, 432 pagine, 15 euro). Autore del libro è Alberto Negrin, già affermato regista televisivo e autore, tra gli altri, di film del calibro de Il Segreto del Sahara, Io e il Duce, e di fiction come Perlasca, un eroe italiano e quella sulle foibe Il cuore nel pozzo. Negrin dal '68 ad oggi ha girato per le città italiane fotografando tutto ciò che attirasse la sua curiosità: scritte, a volte anche sbiadite, manifesti strappati , murales, scritte su saracinesche e sulle lamiere dei cantieri . Ne è uscito fuori un amarcord fatto di manifesti, di partito ma anche di quelli delle formazioni extraparlamentari, sia di sinistra che di destra, di adesivi e quindi di colori, di tazebao, di scritte con slogan elettorali, o di quelle rabbiose e minacciose. Contro il sistema, contro i "padroni", contro la Dc, contro i “fascisti”, contro i “comunisti”…contro a prescindere. Ma anche questo segna un periodo, una stagione.
Per fortuna il sarcasmo e la leggerezza non mancano. L’ironia, sia ben chiaro, nella storia della comunicazione murale, comprensiva quindi di manifesti e scritte, l’ha fatta spesso da padrona: sin dallo slogan che dà il titolo al libro e che campeggia in copertina, Niente resterà pulito, si riprende un motto della sinistra extraparlamentare anni ’70 che recitava “niente resterà impunito”, modificato appunto nell’irriverente “niente resterà pulito”, reso ancora più grottesco dalla firma realizzata dal fantomatico “Collettivo acqua e sapone”: una scritta apparsa a Roma in un muro dell’Università nel ’77. E nei muri trionfò lo spontaneismo immaginifico di quel periodo, assolutamente fecondo di sigle “politiche” tra le più disparate: Nucleo Dadaedonista , MPFA (MovimentoPolitico Fantomatico Assente ), Fascisti Proletari, NSC (Nuclei sconvolti clandestini), ma anche di protagonisti solitari ispirati da saghe tolkeniane come Gandalf il Viola .
L’anno '77 è quindi un po’ il crocevia di una mutazione antropologica anche nella comunicazione murale: col superamento delle utopie del ’68 e l’inizio degli anni del riflusso attraverso lo slogan “Il personale è politico”, si assiste ad una trasformazione dei messaggi che popolavano i muri delle città. Decadono i vecchi miti e la creatività impazza, e i muri sono il termometro di questo nuovo scenario: non si leggono più slogan seri e minacciosi come “Colpirne uno per educarne cento”, o i più classici “Fuori i compagni dalle galere”, ma sarà più facile leggere correzioni alle più famose intestazioni di movimenti come “Godere operaio”.
Una fase di modernizzazione dello stile politico a cui la destra giovanile ha dato un contributo, attraverso i nuovi caratteri inventati dal francese Jack Marchal, riprodotti poi ovunque. Ma si potrebbero citare anche i manifesti sui Campi hobbit corredati da personaggi fumettistici come la Banda Balder; oppure proprio un manifesto a fumetti realizzato dal Fuan di Via Siena, intitolato "Civiltà civilizzazione", pioniere nel suo genere per i tempi in cui fu realizzato.
Del resto come ha rilevato anche Roberto Gervaso nel libro Italian spray sui muri potevano trovare cittadinanza soggetti assolutamente diversi tra loro: “Sui muri c’è posto, cioè spazio, per tutti: fascisti e marxisti, radicali e integralisti, femministe e “diversi”, operai e studenti, contadini e artigiani, proletari e borghesi e, chi più ne ha ne metta”. Ma alle fragole, si sa, risponde il sangue. E così il libro di Negrin (che si è avvalso anche della collaborazione di Edoardo Novelli, Giorgio Vasta, Marcello Fois, Raul Montanari, Christian Raimo, Luca Rastello, Piero Sorrentino) dedica ampio spazio al grande “necrologio nazionale”. Un’intera sezione del libro, intitolata Vivi riprende il drammatico rito del ricordo dei militanti uccisi, già raccontati in Cuori neri, ricordati con i manifesti ritraenti i volti di Francesco Cecchin, dei ragazzi di Acca Larantia, o con la scritta “Paolo Vive” dedicata a Di Nella.
Curiosità desta anche la dedica a Massimo Morsello, il cantautore romano già militante del Fuan , ricordato con un racconto di Christian Raimo e con la rappresentazione di un manifesto che pubblicizzava un suo concerto “dall’esilio di Londra”. Insomma, di tutto e un po’, sui muri d’Italia. Scritte e manifesti che, talvolta, vengono cancellati e rimossi, ma che testimoniano una storia recente ed implosa fatta di contestazioni e referendum, di P2 e Lega Nord, passando per i Kossiga con la K, le Br, i Craxi e i Pinelli, i compagni vendicati e i camerati presenti, fino ai Liboni, onorati anche dagli ultras delle curve. Una storia davvero difficile da cancellare, se si pensa di strapparla via da un muro, o ricoprirla con vernice bianca, dato che è la nostra collettiva.
Giovanni Tarantino è nato a Palermo il 23 giugno 1983. Collabora col Secolo d’Italia , testata per la quale ha realizzato alcuni articoli sul mondo ultras e uno sul fumettista Andrea Pazienza. Si è laureato in Scienze storiche a Palermo, con una tesi dal titolo Movimentisti. Da Giovane Europa alla Nuova destra. Studioso della stagione Campi hobbit e della musica “alternativa” ha partecipato al convegno catanese "…e uscimmo a riveder le stelle: a trent’anni dal laboratorio dei Campi hobbit" insieme ad Umberto Croppi, Paola Frassinetti e Fabio Fatuzzo.
11 commenti:
Bravo Giovanni..
Eppoi c'è "Roma ghibellina festeggia la sede vacante".. e "morto 'n papa se ne fa 'n'antro"..
Come ha detto Beppe Culicchia che ha scritto un libro sull'argomento ("Muri e Duri. Analisi, esegesi, fenomenologia comparata e storia dei reperti vandalici in Torino"), la prima è la scritta che più lo ha colpito.. E se lo dice lui!
Grazie Fabrizio !
Ottima l'osservazione di Beppe Culicchia !
E puntuale...
Sì, bravo Giovanni, proprio un articolo interessante e ricco di spunti! Prima che non si dica, a noi quarantenni, ci seppellirete (giornalisticamente parlando!) :))
Ciao Fabrizo e, scusami, per domenica... FORZA JUVE! :)
Roberto, le scuse gliele fai per la domenica scorsa (causa pari con i giallorossi) o per la prossima (derby) ?
ah!...
Grazie Roberto !
Non ci seppelliranno, non temere. Noi vecchietti quarantenni avremo sempre i nostri spazi per scrivere. A costo di andare a scrivere sui muri sotto casa di questi grintosi giovanotti..
Per la Juve domenica la vedo male, specialmente visto che Giovanni ha appena scoperto dei dandies jungeriani che tifano per il Toro...
Le scuse gliele faccio perchè so che domenica gli daremo un dispiacere, ma la vetta ci chiama!
:)
Roberto "spocchioso" !
Io nn sottovaluterei il Cuore Toro...
curiosità: quindi si da per scontato che Fabrizio prende dipiaceri per il Toro ?
Roberto "spocchioso" !
Io nn sottovaluterei il Cuore Toro...
curiosità: quindi si da per scontato che Fabrizio prende dipiaceri per il Toro ?
Abbiamo scoperto che Junger sarebbe stato granata. O meglio, era del Toro, ma non lo sapeva.
Un pò come Culicchia sostiene circa Nieztche.
"Granata immaginari" potrebbe intitolare Lanna...
Comunque, non per dispiacere Roberto, ma domenica seguirò il derby della Mole, e come sempre in queste circostanze simpatizzerò per il Toro: davanti a Junger la territorialità passa in secondo piano !!!
La foto in testata è Via San Francesco a Pisa. Ci passo tutti i giorni davanti.
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