giovedì 18 ottobre 2007

20 ottobre, la grande paura della Cgil (di Maurizio Bruni)

Corsivo di Maurizio Bruni
Dal Secolo d'Italia di giovedì 18 ottobre 2007

Una cosa è certa: ormai sta cadendo anche l'ultima roccaforte del centralismo democratico che fu. Chi può più tacciare qualcuno di deviazionismo o revisionismo, dal momenti che - come ad esempio, ha scritto ieri Michele Serra su Repubblica - «Forza Italia pullula di ex socialisti ed ex comunisti»? Certo, dal momento che gli eredi del fu Pci si collocano oggi tra almeno sei-sette schieramenti politici, restava la compattezza della Cgil, il sindacato che continua in qualche modo a considerarsi "cinghia di trasmissione" (anche se di che cosa non lo si comprende).
Fatto sta che spezzoni del fu sindacato comunista hanno aderito alla manifestazione di sabato contro il protocollo sul Welfare, oltre ad aver manifestamente espresso il proprio dissenso nel corso del referendum tra i lavoratori sottoscritto dalla Cgil. Altro che deviazionismo! E così arriva una circolare del sindacato diramata il 15 ottobre a tutte le strutture periferiche. La Cgil fa sapere che non è consentito, nelle manifestazioni esterne - come quella di sabato - usare il logo della confederazione con il simbolo dell'area programmatica di appartenenza. «L'uso dei loghi e il simbolo delle strutture è consentito esclusivamente alle segreterie delle strutture stesse», si legge nella circolare, che ricorda come «non è consentito utilizzare a qualsiasi titolo simboli di aree programmatiche dentro e fuori della nostra organizzazione». La paura di una manifestazione in cui i simboli della Fiom e della Cgil campeggino insieme a quelli di Rifondazione o del Pdci sembra non far dormire i vertici del sindacato. Ma, come dicevamo, il centralismo non regge più. Contro la circolare, infatti, si è scagliato immediatamente Giorgio Cremaschi (nella foto a destra), segretario nazionale della Fiom, per il quale non è più possibile «limitare l'iniziativa esterna delle aree programmatiche». E spiega, contro il vertice, che lo statuto garantisce la piena libertà e pubblicità al dissenso: «non spetta al dipartimento organizzazione interpretare le regole statutarie». Non è solo questione di logo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Credo che all'interno della CGIL si sia verificato uno scollamento tra una parte della CGIL legata al potere politico e un'altra che invece vuole recuperare quel rapporto con i lavoratori che in questi anni si è andato perdendo. La vicenda recente del TFR dimostra quanto i sindacati della triade CGIL, CISL, UIL siano lontani dal mondo del lavoro e più legati a interessi di poltrona. Ben venga questa manifestazione il 20 ottobre che spero serva a mettere i responsabili sindacali di fronte alle loro responsabilità.