giovedì 18 ottobre 2007

Calcio: com'è triste il campionato a porte semi-aperte (di Valter Delle Donne)

Roma-Napoli riservata solo agli abbonati, Inter-Genoa chiusa agli ultras nerazzurri
Articolo di Valter Delle Donne
Dal Secolo d'Italia di giovedì 18 ottobre 2007

Roma-Napoli a porte semichiuse (riservata solo agli abbonati) è l’ultima trovata per arginare la violenza negli stadi. Una decisione che fa il paio con la squalifica, ventiquattr’ore prima, della sola curva dell’Inter in vista della gara casalinga con il Genoa. Due decisioni nate per motivi opposti, ma con la stessa conseguenza: proseguire nella desertificazione degli stadi italiani. Nel caso dell’Olimpico, la scelta era nell’aria ed è stata formalizzata dal prefetto di Roma Carlo Mosca, al termine del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, precisando che la decisione è arrivata dopo il rapporto del Viminale e le informazioni arrivate dalle Forze dell’Ordine della Capitale. «Tenuto conto – spiega il prefetto – delle specifiche informative relative a manifeste intenzioni di alcune frange delle tifoserie di provocare incidenti in prossimità dello stadio». Una decisione, conclude il comunicato, «assunta al fine di tutelare al massimo la pacifica convivenza civile, anche con riferimento a un’altra manifestazione che si svolgerà nella stessa giornata».
A Milano, invece, Inter-Genoa, per la prima volta nella storia del calcio italiano, si disputerà con la squalifica di un solo settore dello stadio. Il giudice sportivo Giampaolo Tosel ha comminato la sanzione per gli striscioni esposti e i cori contro i tifosi del Napoli nel match del 6 ottobre. «Napoli fogna d’Italia», «Ciao Colerosi», «Partenopei tubercolosi» sono le scritte incriminate. Decisione contestata dal presidente dell’Inter, Massimo Moratti, ma che è coerente con la tolleranza zero prevista in queste occasioni. Dopo Napoli-Livorno del 26 settembre il San Paolo ha avuto un turno di squalifica perché, oltre a uno striscione offensivo, c’era stato un lancio di fumogeni (il referto ne segnalò tredici) e il fatto che uno dei guardalinee era stato colpito da una bottiglietta d’acqua. Mentre nel gennaio 2006, Roma-Livorno, in curva sud era apparsa una svastica, una scritta nazista e uno striscione che tirava in ballo l’olocausto accomunando laziali e livornesi. In quel caso, il giudice Maurizio Landi scelse invece la squalifica dell’intero stadio Olimpico per un turno.
Vincenzo D’Amico, campione della Lazio dello scudetto stagione 73/74 e commentatore di Raisport, non si meraviglia del fenomeno di desertificazione: «Il governo aveva detto che con la nuova legge avrebbe riportato le famiglie allo stadio? Mi pare che stia accadendo esattamente il contrario». D’Amico non è stupito neppure della sistematica demonizzazione della categoria ultras: «È facile e va di moda prendersela con i ragazzi delle curve. Sono il bersaglio più comodo». E la caccia agli striscioni “politicamente scorretti”? «Basterebbe leggerli prima. Un maggiore controllo sarebbe sufficiente per evitare decisioni singolari come quelle sullo stadio di San Siro». L’ex calciatore di Lazio, Torino e della nazionale azzurra, non si fa troppe illusioni: «Oggi con tre euro compri una partita in televisione, la guardi dal divano di casa senza rischiare di finire in mezzo ai tafferugli. Se non è la morte del calcio allo stadio, poco ci manca». Del resto, ricorda D’Amico, «per le società di calcio il prezzo del biglietto non è più la voce principale negli introiti». Inevitabile il paragone con il passato: «Negli anni Settanta ho vissuto periodi difficili come la tragedia di Paparelli nel derby, ma in quel caso era dipeso da un razzo sparato da un irresponsabile e non la pianificazione di agguati come accade adesso». È questa la strada per debellare la violenza negli stadi? D’Amico invita a una riflessione di buonsenso: «Non credo che risolva molto alla lunga. Il fenomeno della tifoseria nasce dal malcontento verso la società. Chi ha problemi nella vita, la domenica sarà sempre allo stadio, per sfogarsi».
Nonostante l’evidenza, i dirigenti del calcio minimizzano e cercano di esorcizzare la crisi con dichiarazioni d’intenti. Così il presidente della Figc, Giancarlo Abete, sulla questione violenza insiste nel dire: «Vorremmo sempre gli stadi pieni». Mentre dall’altra parte il presidente della Lazio, Claudio Lotito, motiva così la squalifica senza precedenti della sola curva dell’Inter: «È stata una nostra richiesta quella di non chiudere tutto lo stadio ma solo il settore che ha dato problemi». La decisione di far chiudere dei settori dello stadio per punire gli striscioni razzisti degli ultras, spiega Lotito, «non è un provvedimento che va contro le società, tutt’altro». Il patron biancoceleste insiste nel definirlo «un provvedimento tampone per una situazione d’emergenza e serve per mettere in condizione le società di non giocare a porte chiuse. Meglio una situazione di questo genere che giocare con lo stadio completamente chiuso». Sul problema di come evitare comunque infiltrazioni in altri settori dello stadio di quella parte di che dovrebbero essere tenuti fuori, Lotito si accontenta di dire che «questi sono problemi che subentreranno successivamente. In questo momento dobbiamo cercare di risolvere i problemi dell’emergenza. Dopo si affronteranno le cose in modo più organico». Mentre sulla scelta di riservare l’Olimpico sabato pomeriggio soltanto agli abbonati romanisti, con onestà, il diessino Enzo Foschi, vicepresidente della commissione Sport della Regione Lazio, ammette: «È l’ennesima dimostrazione di impotenza sia dello Stato sia del sistema calcio, nei confronti di veri e propri delinquenti organizzati che usano l’evento sportivo unicamente per fare violenza». Foschi, pur «condividendo le scelte del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza», dice di aspettare «con ansia il ritorno di un incontro di calcio, magari proprio Roma-Napoli, da vedere tutti insieme sugli spalti, nel rispetto reciproco e dei valori del tifo sano, che ancora oggi non arrende». Ma per il momento quel “tifo sano” di cui parla l’esponente diessino, sabato pomeriggio sarà costretto a vedere il match in televisione.
Valter Delle Donne, 41 anni, è nato a Roma dove vive e lavora. Giornalista al “Secolo d’Italia”, è sceneggiatore per la tv e autore di testi teatrali.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Siamo alle solite. A ogni campionato si riapre il solito dibattito sul problema dell'ordine pubblico negli stadi. Le avvisaglie che qualcosa di grave sarebbe accadute si vedono da anni, chi non ricorda nel 2003 l'aggressione ai danni dei componenti delle forze di polizia durante una partita di calcio ad Avellino. Per non parlare del famoso derby del marzo 2004 interrotto dopo che era stata messa in giro la falsa notizia che un bambino era stato investito da una volante della polizia. Per troppi anni si sono visti presidenti ostaggio di queste tifoserie (in particolare AS Roma, Genoa, Brescia, Atalanta, Fiorentina, Perugia) che concedevano biglietti gratuiti a questi delinquenti organizzati che mettevano a ferro e fuoco le nostre città ogni domenica. A peggiorare le cose ci si sono messi tutti quei gruppuscoli della destra radicale: Meridiano Zero, Movimento Politico ecc che hanno politicizzato le curve degli stadi. Naturalmente anche a sinistra hanno fatto la stessa cosa (basta vedere la curva del Livorno che sembra un raduno di Rifondazione). Tutto questo fa si che sempre più gente si allontani dallo stadio facendo il gioco dei network televisivi e di quegli pseudotifosi che hanno trasformato le curve in una zona franca. Dopo la tragedia annunciata di Catania si sperava in un maggior controllo degli stadi.... E invece abbiamo assistito al solito balletto ipocrita dei politici che condannano l'episodio, al Processo di Biscardi si assiste al solito teatrino dove tutti gridano e nessuno capisce niente. Il problema è che due bambini sono rimasti orfani di padre e questi delinquenti organizzati continuano a infestare i nostri stadi rovinando il gioco più bello del mondo.

Anonimo ha detto...

Scusa se te lo chiedo, ma sei mai andato allo stadio? Intendo in un settore dei popolari, o magari in trasferta... Hai mai conosciuto uno dei pericolosissimi ultras? Quello che scrivi mi sembra un concentrato di notizie prese dai quotidiani. Presidenti ostaggi delle tifoserie? Ma stiamo scherzando? I biglietti gratuiti sono sempre esistiti. Specialmente nel tanto osannato modello inglese. Come si può pensare a portare allo stadio la famiglia quando i costi da sostenere richiederebbero un mutuo! Ai tifosi più presenti, da sempre sono stati riservati biglietti gratuiti e agevolazioni dalle società. Ma è possibile che si debba sempre parlare per sentito dire. Ricordati che latinissimi presidenti moralizzatori non hanno esitato un secondo a chiedere ai famosi ultras teppisti di fare chiassate quando ne hanno avuto bisogno per risolvere problemi finanziari e istituzionali. Ha ragione Vincenzo D'amico a dire che fa molto comodo cercare e trovare i responsabili dei tanti problemi che ha il calcio, condannando così senza appello giovani che scambiano la loro voglia di ribellione con la delinquenza comune. E se è delinquenza comune non servono né leggi speciali (ah l'italietta delle leggi speciali) né decreti. I soldi che girano nel dorato mondo del pallone dovrebbero essere investiti anche per dare un'educazione ai giovani, non per far arricchire i soliti noti.
Mi limito qui e mi scuso con Roberto per il mio tono che, forse si percepisce, è un po' 'alterato'. L'Italia è sempre più il Paese dei perbenisti, dei benpensanti e dei Cazzullo. Di destra e di sinistra.

Anonimo ha detto...

Si allo stadio ci sono andato se lo vuoi sapere. L'ultima volta che ci ho messo piede fu durante il derby del 21 marzo 2004 che venne interrotto a causa dei disordini fatti scoppiare dagli ultrà della Roma poi non ci sono piu' entrato e sappiamo chi ringraziare. Io non parlo per sentito dire io parlo di gente che ho visto entrare dentro gli stadi nonostante la diffida e l'obbligo di firma al commissariato, parlo di una partita interrotta e del fatto che quel giorno io tornai a casa dopo mezzanotte. Questo non è sentito dire sono i fatti. In quanto a me io l'abbonamento l'ho sempre pagato (visto che lavoravo durante l'estate) e la SS Lazio non mi ha mai concesso biglietti gratuiti (neanche durante gli anni d'oro di Cragnotti). Capi ultras non li ho mai conosciuti perchè io non frequento ne le curve ne i bassifondi di solito vado in Tribuna. Non so tu ma una persona che va allo stadio e poi lancia uno scooter dagli spalti o accoltella un altro tifoso è un teppista e basta e non deve essere giustificato in alcun modo.

Roberto Alfatti Appetiti ha detto...

Non scusarti e non "limitarti", Fabrizio. Se posto questi articoli sul blog è proprio perchè auspico un confronto, meglio ancora se serrato.
Grazie a tutti.

:)

Anonimo ha detto...

Caro Roberto noi abbiamo un calcio malato. Se oltre agli scandali ci mettiamo persone come per esempio l'utente Fabrizio che cerca di giustificare i tifosi che quando vanno allo stadio invece di guardare la partita sfasciano tutto allora conviene chiudere bottega.

Anonimo ha detto...

L'"utente" Fabrizio va allo stadio da quando ha sette anni. Ora ne ha quaranta. Non parlo per sentito dire e non difendo chi va a fare il delinquente allo stadio. Ma tutti i 'santini' che sparano a zero sul calcio farebbero bene a darsi un'occhiata attorno. Mi sembra molto banale chiudere gli stadi come è capitato quando un poliziotto ci ha rimesso la vita, anzi minacciare di sospendere il campionato e i tanti blablabla di maestri della chiacchiera inutile, e poi dover far marcia indietro e riaprirli perché gli interessi economici che stanno dietro al calcio non hanno consentito di tenere ben stretto quel pugno di ferro che avrebbe dovuto risolvere la situazione. Che pena. O no? Non sarebbe stato meglio chiudere tutto?
Ho sempre detto che non giustifico e non appoggio chi va allo stadio a creare disordini. Sappiamo che ci va a prescindere. Ma altrettanto fermamente ritengo che i mali del calcio siano tantissimi altri e far pagare gli ultras (che non sono tutti delinquenti) - ma poi che parola è ultras? ultras de che? saranno tifosi, no? - colpe generalizzate mi sembra stupido. La nostra società è malata. Le violenze familiari, con relativi omicidi, sono arcinote. E che significa? Allora 'chiudiamo' le famiglie così non si verificheranno più ammazzamenti. Anzi chiudiamole per legge. Mi sembra molto sciocco, molto forcaiolo.
Ho sempre detto che la gioventù va educata. Né troppo capita, né colpevolizzata.
Tagliare le teste non risolve il problema. Le teste vanno cambiate.

Anonimo ha detto...

Ah, scusami ma ritengo davvero di poco conto quello che hai detto circa le curve e i presunti bassifondi. Allo stadio vado nei settori popolari e nelle tribune, senza sentire odoracci che disturbano la mia sensibilità. Forse un po' più di umiltà non guasterebbe. Mio padre mi avrebbe preso a schiaffoni se avessi solo pensato qualcosa del genere. Ma forse il mio è pensiero che viene dai bassifondi e nemmeno ti sfiora. Concludo, spesso ho visto più teppisti mascherati in giacca e cravatta di quanti ce ne siano nei 'bassifondi' dei quali beatamente parli. Ma non fa niente. Ciao Roberto, un abbraccio!

Anonimo ha detto...

Se avevi letto bene l'intervento noterai che io avevo criticato tutte le trasmissioni come il processo di Biscardi dove non fanno altro che strillare e non trovare soluzioni. Quando è morto l'agente Raciti a Catania l'idea di chiudere gli stadi era buona finchè non fosse entrato un pò di sale nelle zucche degli imbecilli che ogni domenica provocano gli scontri. Fosse stato per me lo avrei già fatto già dai tempi del derby interrotto del 21 marzo 2004. E' grave soprattutto che i nostri politici si facciano ricattare dagli interessi economici. E' grave che in Italia non si riescano a fare leggi che impediscano l'ingresso di questa gente allo stadio. I teppisti in giacca e cravatta di cui tu parli li incontro spesso anche io visto che lavoro al Comune di Roma ma non è con questi esempi che si risolve il problema.