Dal Secolo d'Italia di venerdì 5 ottobre 2007
Se è vero che gli artisti, meglio di altri, riescono a incanalare i fiumi in piena dell'immaginario collettivo; se è vero che gli artisti riescono ad assorbirne istintivamente i segni fondamentali, allora bisogna sicuramente raccontare di nuovo il ruolo che il Msi ha avuto nell'inconscio degli italiani del secondo dopoguerra. Sta infatti per uscire per Rizzoli Il libro dei sogni di Federico Fellini, una raccolta di disegni e racconti del grande regista immaginifico: tra una Sofia Loren e una Mina, tra un Gianni Agnelli e un Aldo Moro, appare anche il breve racconto di un sogno nel quale Fellini parla con Giorgio Almirante. Al grande regista seduto fellinianamente sul water, appare un Almirante che gli legge la lettera di una mamma che piange suo figlio militante di destra, morto per mano della polizia o di avversari politici.
Era il 1975, in pieni anni di piombo, e indubbiamente il disegno e il racconto di Fellini dimostrano quanto il Movimento sociale e i suoi simboli, facendosi beffa di qualsiasi "arco costituzionale", fossero primi attori dell'immaginario collettivo degli italiani.
D'Altra parte vent'anni prima, alla metà degli anni Cinquanta, anche Pier Paolo Pasolini parlava alla Fiamma missina: «Una sorta folla empie l'aria / d'irreali rumori. Un palco sta / su essa, coperto di bandiere / del cui bianco il bruno lume fa un sudario, il verde acceca, annera come il rosso come di vecchio sangue. Arista / o tetro vegetale guizza cerea / nel mezzo la fiammella fascista». Pasolini passeggiava per le strade di Roma e rimase colpito e suggestionato dall'entusiasmo e dal popolo missino.
Fellini e Pasolini, due grandi artisti, a dimostrare che una certa destra e i suoi leader sono stati sempre a pieno titolo dentro l'immaginario nazionale. Il resto, il tentativo di racchiuderla in un polo escluso, l'antifascismo militante, la ghettizzazione erano solo merce strumentale per una meschina politica politicante.
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