lunedì 19 novembre 2007

Belli e possibili, la generazione post ideologica si impone al cinema con i volti di Vaporidis e Capotondi

Dal Secolo d'Italia, edizione domenicale del 18 novembre 2007

La notizia: dal 9 novembre è uscito nelle sale Come tu mi vuoi, film con Nicolas Vaporidis (26 anni) e Cristina Capotondi (27 anni). Sì, proprio loro, già protagonisti del primo Notte prima degli esami, storia di un gruppo di studenti degli anni Ottanta alle prese con l’esame di maturità. Ovvero l’aggravante della recidiva. Ed è stato subito trionfo. Nei tre giorni dello scorso fine settimana la pellicola ha raccolto oltre due milioni di euro e si è guadagnata la vetta nella classifica del box office. Non solo Scamarcio, pertanto. Il cinema italiano è vivo (e in salute)… ma non lotta insieme a noi. La critica militante se ne faccia una ragione, una volta per tutte. Via quei musi lunghi, quelle smorfie pensose. Diano una salutare sforbiciata a quel pedante rincorrersi di distinguo... Sì, il film ha sbancato al botteghino ma il “merito” – scrivono e pensano “colpa” – è dell’imponente campagna pubblicitaria… Escano dalla redazioni, piuttosto, e vadano a goderselo nelle disprezzate multisala, il successo della nuova commedia romantica italiana dichiaratamente post ideologica. Abbiano il coraggio di mischiarsi al pubblico, composto da ciurme di ragazzini sghignazzanti ma non solo. Ridano, ché ridere non è peccato. Festeggino le nostre giovani star capaci di “battere” fenomeni internazionali come l’immaginifico Ben Stiller (con il divertentissimo Lo spaccacuori). Un po’ di nazionalismo cinematografico, suvvia. Non stiano lì, armati di matite rosse e blu, a fare le pulci alle loro dichiarazioni. Hanno osato paragonarsi alla coppia Matroianni-Loren. Non sia mai! Pronti a sottolineare con il sopraciglio alzato «gli stereotipi narrativi e il campionario di luoghi comuni di un college movie in sala amatriciana». Pellicole di “genere”, liquidate tout court come “giovaniliste”. Quasi che il luogo comune più becero non fosse proprio quello che vorrebbe rappresentare i giovani di oggi come la «bamboccioni generation».
La storia: ricordate quella del brutto anatroccolo? Ripensatela nella Roma di oggi e il gioco è fatto. Giada (Cristina Capotondi) è la classica secchiona determinata e orgogliosa, poche possibilità economiche, aspetto dimesso (raccapricciante il maglione della nonna) e decisamente bruttina. Una cozza, per dirla alla romana. «Un ragno al limone» per Riccardo (Nicolas Vaporidis) e i suoi amici, figli di papà parcheggiati alla Sapienza, certamente più “impegnati” a frequentare discoteche trandy piuttosto che lezioni universitarie. Per interpretare Riccardo, Vaporidis ha abbandonato il clichè del bravo ragazzo, che lo aveva reso famoso nei film di Fausto Brizzi (Notte prima degli esami 1 e 2), per trasformarsi nella sua antitesi, un giovane viziato e perdigiorno, un playboy sbruffone ma decisamente affascinante, un personaggio travolgente che vorrebbe essere negativo ma finisce per ispirare simpatia per la sfrontata schiettezza che anima anche il giovane attore: «La vita va presa per il culo, senza stare sempre sulla difensiva. Apprezzo chi si mette in gioco, anche se non è sicuro dei risultati». Un po’ come fa l’irriverente Accio Benassi ne Mio fratello è figlio unico, film di Daniele Luchetti tratto dal romanzo Il fasciocomunista di Antonio Pennacchi, che ha lanciato definitivamente un altro giovane attore rivelazione, Elio Germano. «E’ stato stimolante – ha confessato Vaporidis – incarnare un personaggio che, se lo incontrassi per strada, lo prenderei a pugni. La sfida è stata dargli una speranza, un’anima». Parole simili a quelle pronunciate da Elio Germano sul fascistone Accio e che ricordano anche quelle di Riccardo Scamarcio quando si misurò – non senza imbarazzo – nel ruolo del destrorso Step nella trasposizione cinematografica del mocciano Tre metri sopra il cielo, capofila del filone giovanilista. Anche qui un destro simpatico e fascinoso, ohibò, non sia mai.
Quando il padre, scoperti gli insuccessi universitari, taglierà i fondi di Riccardo riducendoli a soli 1000 euro al mese (battuta che fa esplodere la sala in una risata, ché 1000 euro rimangono una cifra enorme per uno studente normale), lui metterà in atto un piano ignobile: sedurre Giada per evitare di pagarle le ripetizioni di economia politica. Strategia che però non gli impedirà di innamorarsi della ragazza, della quale si vergogna per l’aspetto poco… cool. Sembra quasi una citazione di Grease, la prima commedia romantica giovanile del ’78, un genere – quello dei “teenmovies” – che in America è ancora molto diffuso e non è considerato necessariamente superficiale. Durante le vacanze estive, il protagonista Danny (John Travolta) fa amicizia con Sandy (Olivia Newton-John), una ragazza carina ma impacciata nei modi e nel modo di vestire. Quando, a distanza di poche settimane, si ritroveranno nella stessa scuola, Danny fingerà indifferenza, perché lui è un duro e davanti agli amici non può mostrare cedimenti sentimentali. Sarà Sandy a trasformarsi, cambiando look e sfidandolo sul suo stesso terreno. Altrettanto farà Giada, che diventerà una bomba sexy costringendo Riccardo a studiare da solo e a inseguirla. Morale del film: i poveri rivendicano la loro superiorità morale solo finché non hanno l’occasione di entrare nel cerchio dorato dei vip? No, ma di sicuro è la superiorità morale (presunta) di certa sinistra a far guardare con malcelata sufficienza al nuovo cinema italiano. Certo, si tratta di prodotti commerciali e, diciamolo pure, un po’ furbetti, ammiccanti, che strizzano l’occhio al pubblico degli adolescenti piuttosto che incedere nella sin troppo facile denuncia sociale. Sulla discordanza tra i pareri “severi” dei critici e il responso entusiasta del pubblico si è espresso anche Volfango De Biasi, il giovane regista romano (classe ’72) del film. L’autore, al suo primo lungometraggio, respinge le critiche al mittente. «Il film parla un linguaggio vicino ai giovani, che è in sintonia con loro e che è cattivo, politicamente scorretto. Sono stanco del politically correct, credo che il mondo che c’è là fuori sia abbastanza crudele, anche peggio di come appare nella pellicola. E penso che il compito della commedia, al di là dell’entertainment, sia anche quello di lasciare un gusto amaro. Di far riflettere, magari suscitando un po’ di polemica». A chi gli rimprovera una sceneggiatura “all’americana”, banalizzante e stereotipata, risponde: «Lo stereotipo è il nostro ponte con il pubblico, quel terreno comprensibile da entrambi in cui è facile capirsi. A differenza di certa critica, ho molto rispetto per l’intelligenza dello spettatore».
Rispetto che dimostrano di avere anche gli altri giovani attori italiani. In una recente intervista, lo stesso Vaporidis – che per modelli ha «Mastroianni per la leggerezza con cui ha saputo affrontare i ruoli più diversi, Edward Norton e Sean Penn» ed è anche autore di un romanzo, Bravissimo a sbagliare – ha detto: «Certa gente pensa che io, Carolina Crescentini (ventisettenne attrice di Notte prima degli esami – Oggi e del più recente Cemento armato, sempre con Vaporidis, ndr), Silvio Muccino, Riccardo Scamarcio, Laura Chiatti, Elio Germano, siamo spuntati dal nulla, ma io ho fatto il primo provino a sei anni». «Il nostro è il tentativo di dare visibilità a una generazione poco considerata. Stavolta i protagonisti sono 25-30enni, questa è sì una commedia giovanilista ma non buonista perché affronta temi scomodi». Vaporidis difende i suoi film sino ad azzardare un “la storia mi darà ragione”: «Tra vent’anni i critici ci riscopriranno. Nel frattempo potrebbero almeno cercare di capire, liberi da pregiudizi, il fenomeno dei film che piacciono ai più giovani».
Nulla a che vedere con i reality, fabbrica di senza talento. Carolina Crescentini – due film in arrivo per lei: Demoni di Dio di Giulio Montaldo e Parlami d’amore di Silvio Muccino – ci tiene a sottolinearlo: «Io vengo da anni di accademia e provini. Per mantenermi ho lavorato nei pub fino all’alba. E penso sempre che noi attori abbiamo una grande responsabilità: immagino la gente che esce di casa stravolta dal lavoro per vedere un film, non trova parcheggio, fa la fila al botteghino… e sono ossessionata dall’idea di deluderli». La stessa Cristina Capotondi, malgrado la giovane età, l’aria sbarazzina e fresca da ragazzina, è una professionista con una lunga gavetta alle spalle, altro che «Jodie Foster de noartri», com’è stata ingenerosamente definita. Come Giada, ha studiato scienze della comunicazione (laureandosi con 110 e lode). Ha lavorato in tv già dal ’93 anche se la popolarità l’ha raggiunta grazie agli spot del gelato Maxibon Motta (firmati da Daniele Luchetti). Figlia, cinematograficamente parlando, di Massimo Boldi in Vacanze di Natale ’95 (regia di Neri Parenti), si è affermata come volto televisivo in serie brillanti come Anni ’50 (’98) e Anni ’60 (’99). Sino al successo sul grande schermo con Notte prima degli esami. Rifiutato coraggiosamente il sequel del film di Brizzi, non ha esitato a mettersi alla prova con un film difficile come I Vicerè di Roberto Faenza, tratto dal romanzo di De Roberto e da qualche giorno nelle sale italiane.
Un altro giovane attore che non ha paura di sfide difficili è Claudio Santamaria, 33 anni, già interprete di film importanti come Romanzo criminale di Michele Placido. L’11 e il 12 novembre l’attore ha interpretato su Raiuno Rino Gaetano, il cantautore calabrese scomparso in un incidente d’auto nel ’81, nella fiction tv Ma il cielo è sempre più blu. Un personaggio trascinante e alternativo davvero in un’epoca di alternativi di professione. Un incompreso, troppo a lungo sottovalutato. «Non commerciale» l’aveva bollato la direzione artistica della Rca. Fino al successo di Ma il cielo è sempre più blu (’74). Gianni Boncompagni ha ammesso recentemente: «Nun te reggae più mi piaceva da morire, Mio fratello è figlio unico e soprattutto Gianna erano canzoni decenni avanti a noi che scrivevamo (magari) In ginocchio da te, Non son degno di te». E Santamaria si è spinto sino a interpretare le sue canzoni, dimostrando tutto il coraggio e la determinazione dei nostri giovani attori. Presto Vaporidis sarà protagonista di Questa notte è ancora nostra di Paolo Genovese e Luca Miniero, un film che uscirà in primavera e vedrà nel ruolo di attori persino Franco Califano e Giovanni Floris. Due domande, spontanee. Perché tornare a far incazzare (per via del titolo) Antonello Venditti? E ancora: non è che certa critica è rimasta qualche decennio indietro? I “centoautori”, prima ancora di chiedere alla politica più attenzione per il cinema, cerchino di conquistare quella del pubblico. Un pubblico che non vuol essere né ammaestrato né preso per mano e portato chissà dove, che vuole – semmai – riconoscersi, divertirsi e riflettere, ma liberamente. Perché, citando una frase del famoso (e bellissimo film del 2001) L’ultimo bacio, con Stefano Accorsi e Giovanna Mezzogiorno, riuscitissimo manifesto sulla crisi del trentesimo anno, «La normalità è la vera rivoluzione».

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Bentornato Roberto,

Sarà anche rinato il cinema italiano ma più lo guard e più preferisco i film di Quentin Tarantino. Se gente come la Capotondi e Scamarcio ci devono rappresentare all'estero allora mi vergogno di essere italiano.

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