martedì 6 novembre 2007

Torna Tolkien, e non è solo una favoletta (di Errico Passaro)

Articolo di Errico Passaro
Dal Secolo d'Italia di venerdì 2 novembre 2007

E' dopo lunga attesa I figli di Hurin di John Ronald Reuel Tolkien (Bompiani, pagg. 336, euro 20), con una postfazione di Gianfranco de Turris dedicata all’analisi dell’opera e del protagonistaTùrin e un breve contributo di Quirino Principe, già curatore della prima edizione italiana de Il Signore degli Anelli. Come è noto dalle anticipazioni data anche da questo giornale, la narrazione è anteriore alla Terza Era, in cui si colloca la vicenda de Il Signore degli Anelli. Siamo nella preistoria della Terra di Mezzo, e, se la vicenda di Bilbo, di Frodo e di Aragorn è un mito, qui attingiamo al mito del mito. Seguiamo, quindi, la genealogia di Hador, da cui discendono gli eroi di Dorlòmin, la tragica Battaglia delle Innumerevoli Lacrime (riflesso autobiografico dell’esperienze di guerra dell’autore), le nozze di Hùrin e Morwen ed il destino di Tùrin loro figlio. Lasciata l’ultima pagina di questo romanzo, è stato detto, il lettore potrà ritornare alla rilettura de Il Signore degli Anelli scoprendo nuove e prima inavvertite vie d’accesso.
Sotto il punto di vista più squisitamente letterario, da Adam Tolkien traiamo alcuni spunti sulla creazione dell’opera. Sappiamo, così, che alcune versioni e brani della storia di Hurin erano stati pubblicati in varie opere (Il Silmarillion, i Racconti incompiuti, i Racconti perduti, The Lays of Beleriand, ecc.). Il contenuto di The Children of Hùrin è stato redatto in parte partendo da questi testi ancora esistenti e, in particolare, da come appare nei Racconti incompiuti. Anche il formato del libro, come testo indipendente e completo privo del commento ad interruzione del racconto modifica considerevolmente l’esperienza di lettura. Il testo nel suo insieme è “nuovo”, poiché è un rimontaggio di testi pubblicati e di altri brani inediti.
Impazza nel mondo degli appassionati il dibattito sulla reale validità dell’opera. Siti specialistici e blog ospitano le reazioni contrastanti dei fan. I critici contestano a Christopher Tolkien che non tutti gli abbozzi devono essere necessariamente pubblicati e che, se l’autore ha abbandonato certe versioni, un motivo di fondo ci sarà: completare, a volte con interventi invasivi, ogni singola bozza di lavoro lasciata dal padre fa sospettare un interesse maggiore per gli incassi che non per il valore letterario e gli esiti artistici. Al contrario, i sostenitori ricordano che dei quattro figli di John Ronald Reuel, Christopher, è sempre stato quello più implicato nel mondo secondario dellaTerra di Mezzo, che ha seguito da presso sia durante la gestazione del Signore degli Anelli che nella sistemazione (mai portata a termine da Tolkien padre) del Silmarillion: il suo osservatorio sull’universo fantastico tolkieniano è posto in una posizione decisamente speciale che lo autorizza ampiamente al lavoro di elaborazione e ricucitura degli inediti di papà.
Personalmente, abbiamo trovato in questa opera la conferma delle ascendenze pagane della mitopoiesi tolkieniana, di contro alla vulgata che ha contestualizzato nell’ispirazione cattolica la lotta tra il bene e il male che fa da sfondo a tutta l’opera dello scrittore. Atmosfere nibelungiche, norrene, a tratti shakespeariane, ci hanno ricordato in certi passaggi i bagliori da finis guerrae de Le benevole di Littell. Omicidi, suicidi, incesti, combattimenti sanguinosi conditi di sentimenti forti, fatalismo, angoscia, tragedia amplificano le sensazioni da teatro elisabettiano trasposto su un fondale di fantasia eroica, tanto da far dire ad alcuni critici inglesi che sarebbe un libro da vietare ai minori.
Mentre si consumano acerrime polemiche tra filologi puristi ed esegeti meno intransigenti, il volume vive di vita propria e sviluppa affari rilevanti e iniziative a catena. Qualche notizia spicciola sul libro e su quello che gli gravita intorno: l’audiobookdi The Children of Hùrin, con la voce dell’attore Christopher Lee, dura 7 ore e 52 minuti ed è disponibile anche su Itunes; poco prima dell’uscita del volume, a far montare l’attesa dei lettori, è stata anticipata su Bol.it la copertina del libro; è prevista del volume un’edizione deluxe di 368 pagine al costo di 300 euro, che in America è uscita in 10.000 copie, per la firma di Christopher Tolkien e Alan Lee; sono in commercio anche “ex libris” dell’opera, mentre un concorso fra gli appassionati ha messo in palio alcune preziose copie autografate del libro; la Bbc ha pubblicato un video dedicato all’uscita, comprendente una vecchia intervista a J.R.R. Tolkien ed una recente al nipote Adam (che ha assistito suo padre Christopher nella pubblicazione dell’opera) e all’illustratore del libro Alan Lee; già si parla di una trasposizione cinematografica, quando ancora deve essere pianificata quella de Lo Hobbit. La valanga promozionale ha conquistato anche le platee più scettiche: su Repubblica, giornale che non ha mai mostrato particolare riguardo per l’opera tolkieniana, è stato pubblicato uno stralcio del romanzo a doppia pagina.
Tutto questo fermento dimostra che, a dispetto del tempo trascorso dalla sua prima apparizione e della fortuna di film, giochi e videogiochi ispirati alla mitologia della Terra di Mezzo l’opera di Tolkien rimane un punto di riferimento intergenerazionale, che accomuna figli del dopoguerra, sessantottini e generazione del riflusso. Con le parole spese da Paolo Gulisano in una recente intervista, «Tolkien mostra che la letteratura dell’immaginario può essere specchio dei gusti degli umori, della condizione psicologica dell’epoca moderna, espri esigenze profonde dell’animo umano. E, come analiticamente dimostrato nella raccolta di saggi Albero di Tolkien, curata da Gianfranco de Turris per Larcher e oggi in nuova edizione per Bompiani, Il Signore degli Anelli e, in misura differenziata, le opera collaterali come la presente, hanno segnato la cultura del nostro tempo, per cui oggi non possiamo non dirci tutti “figli di Hùrin”.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Molto interessante. Io ho una bella collezione delle opere di Tolkien, in inglese "of course"!
Ciao,
V.