Articolo di Ippolito Edmondo Ferrario
Dal Secolo d’Italia di giovedì 6 dicembre 2007
Arrivano in Italia i Detective Caffè. Il prossimo anno a Milano e Roma verranno infatti inaugurati locali alla moda in cui i clienti potranno assistere alla presentazione di libri noir, ascoltare seminari di criminologia, il tutto gustando piatti ispirati al mondo degli investigatori e del cinema poliziesco. A metterli su sarà, naturalmente, la Tom Ponzi, una sigla che è una garanzia. Ne abbiamo parlato con Miriam Tomponzi, (Miriam è riuscita ad adottare come cognome l’intero nome del padre) titolare della famosa agenzia di investigazioni fondata dal padre nel primissimo dopoguerra e che portò per la prima volta in Italia il concetto di “detective privato” fino ad allora esistente solo oltreoceano (ed era legato soprattutto all'icona letteraria e cinematografica del Marlowe di Raymond Chandler e a quella fumettistica di Dick Tracy).
“Mio padre - dice Miriam - iniziò proprio negli anni Cinquanta con investigazioni, oggi tornate molto attuali, nel campo della frode. Fu qui che si mise in luce risolvendo dei casi eclatanti per poi investigare in tutti i campi”. Miriam che attualmente dirige l’agenzia ricorda le primissime frodi, a cominciare quella dei dadi Star contraffatti fino a quella dei farmaci della Squib. Anche il mitico profumo Chanel n.5 non sfuggì alla contraffazione e Tom Ponzi smascherò abilmente la truffa che si stava consumando alle spalle del marchio francese. Ma chi era l'ormai mitico Tom Ponzi? E’ Miriam a tratteggiarne un ricordo, prima ancora di investigatore, di padre severo, ma affettuoso: “Era fisicamente imponente, era dotato di un carisma innato che non era frutto di prepotenza, ma della sua esperienza. Ricordo le sue mani enormi stringere delicatamente mio figlio Tommaso”.
Tom Ponzi, classe 1921, aveva sempre dimostrato fin dalla sua giovinezza un amore per lo sport e la vita avventurosa. Dopo l’8 settembre, giovanissimo, aveva aderito alla Repubblica Sociale Italiana arruolandosi nella Decima Flottiglia Mas e subito dopo la guerra era stato nei paracadutisti. A una mole fisica imponente univa un’agilità e una destrezza da manuale. Tom Ponzi dunque si specializzò nel campo dell’investigazione privata conseguendo incredibili risultati in campo nazionale e internazionale. La politica appassionò sempre questo “fascistone” tutto d’un pezzo che aveva clienti in tutto il jet set internazionale e che partecipava in prima persona alle operazioni sul campo. Memorabile, nell’ambiente politico della destra del dopoguerra, l’episodio in cui Tom Ponzi salvò la vita ai suoi camerati con una prontezza di riflessi incredibile. Durante una delle prime riunioni clandestine del neonato Movimento Sociale Italiano un gruppo di delinquenti tirò nella sede due granate pronte ad esplodere. Tom Ponzi le prese scaraventadole fuori e facendo saltare in aria, peraltro involontariamente, la macchina di un “camerata”, ma salvando la vita a più persone.
Un altro episodio che consacrò Tom Ponzi alle cronache internazionali fu l’intervento a Terrazzano, alla periferia di Milano, nel 1956, quando i fratelli Santato, due psicopatici, presero in ostaggio un’intera scuola minacciando di uccidere i bambini e le maestre. Le trattative durarono giorni e anche l’esercito fu mobilitato fuori dalla scuola. Giornali e televisioni di mezzo mondo rimasero col fiato sospeso. In questa fase di stallo intervenne Tom Ponzi, che armato di una semplice scala entrò nell’edificio e a mani nude mise fuori combattimento i due malviventi. Così Miriam ricorda quei giorni: “Ero piccola, vedo ancora mio padre attraversare il corridoio della scuola dopo l’irruzione. Io e mia madre eravano ad attenderlo, lui si presentò con la camicia sporca di sangue. Mia madre gli chiese se prima di fare quello che aveva fatto aveva pensato ai suoi figli, al richio corso. Lui disse che proprio perché aveva pensato a loro lo aveva fatto”.
Certamente Miriam non ha nulla da invidiare al padre in quanto a grinta e professionionalità: paracadutista con più di 180 lanci all’attivo, esperta di wind –surf, prima di seguire le orme del padre decise di intraprendere altre strade. E’ stata inviata in Afghanistan per quattro anni per l’Economist, ha indagato sulla tratta delle bianche e ha girato il mondo per approfondire le tematiche legate al mondo della sicurezza. Ma soprattutto lei stessa, insieme al padre, visse in prima persona l’esperienza di essere vittima della violenza criminale. Ciò che non ti uccide, ti tempra, sembrerebbe essere il motto di famiglia. Negli anni settanta Miriam studiava medicina a Genova. Una sera col padre stavano rientrando a bordo della loro auto nella villa di famiglia a San Michele di Pagana, nel Tigullio. Un nucleo delle brigate rosse cercò di sbarrare loro la strada. Ci fu un inseguimento in cui Tom Ponzi ebbe la meglio. Arrivarono a casa dove trovarono i fili del telefono tagliati. A quel punto Tom Ponzi mise in mano alla figlia una pistola ed entrambi respinsero con un conflitto a fuoco quello che era il secondo tentativo di rapimento da parte delle BR. Fu anche a seguito dell’episodio che Miriam decise di trasferirsi all’estero dove poteva girare liberamente e senza scorta. Tornando ai giorni nostri, l’agenzia Tomponzi offre innumerevoli servizi a tutti coloro che credono nella sicurezza come valore primario e, dalle cronache di ogni giorno, si capisce che i clienti non mancano.
Miriam è categorica: “Rispetto ad altri paesi in Italia manca una cultura della sicurezza. Un esempio lampante sono le assunzioni. Ci sono persone che vengono assunte in industrie, ricoprendo anche ruoli importanti, fornendo curriculum fittizzi, o comunque passando da un’azienda all’altra senza che nessuno controlli se a questo passaggio corrisponda anche un passaggio di segreti industriali. Noi ci occupiamo anche di questo”. Certamente il dilagare della criminalità comune riguarda tutti e la Tomponzi investigazioni si sta interessando anche alla creazione di un progetto denominato Serenity, in collaborazione con altri enti, allo scopo di creare del personale di fiducia che possa essere impiegato nella vita di tutti i giorni.
“Assistiamo a casi di assunzione di badanti che poi sfruttano la loro posizione all’interno di una casa per ricattare, rubare e arrivare al sequestro delle persone anziane che hanno in cura. Casi spesso che non vengono alla luce, minisequestri lampo che si esauriscono con cifre intorno ai ventimila euro di riscatto e in poche ore”, continua Miriam che con una nota di rammarico ricorda i tempi in cui Tomponzi si poteva permettere di sfidare la sorte e sventare una rapina con un bleffe. Un sera rientrando a casa Tom notò due tipi sospetti che fuori da una banca si praparavano alla classica spaccata. Si appostò per poi sbucare all’improvviso fingendo di avere in tasca una pistola. I due quella sera non finirono in cella. Li convinse ad andare a cena con lui e quell’incontro per loro fu la salvezza. A distanza di anni i due aspiranti rapinatori riconobbero di aver dato una svolta alla loro vita grazie a Tom Ponzi, incontrato una sera sulla loro strada. Chiediamo a Miriam come si possano prevenire, nella vita di tutti i giorni, certe situazioni. Sorvolando sulla microcriminalità che è un problema nazionale, di uno Stato assente, lei risponde che dovremmo puntare sull’educazione dei giovani. "C'è troppo assenteismo da parte dei genitori unito a un finto ammodernamento del ruolo educativo. Quando poi ci si rivolge a un investigatore per informarsi sulle abitudini di un figlio e sulle compagnie che frequenta potrebbe già essere tardi...".
Certamente Miriam non ha nulla da invidiare al padre in quanto a grinta e professionionalità: paracadutista con più di 180 lanci all’attivo, esperta di wind –surf, prima di seguire le orme del padre decise di intraprendere altre strade. E’ stata inviata in Afghanistan per quattro anni per l’Economist, ha indagato sulla tratta delle bianche e ha girato il mondo per approfondire le tematiche legate al mondo della sicurezza. Ma soprattutto lei stessa, insieme al padre, visse in prima persona l’esperienza di essere vittima della violenza criminale. Ciò che non ti uccide, ti tempra, sembrerebbe essere il motto di famiglia. Negli anni settanta Miriam studiava medicina a Genova. Una sera col padre stavano rientrando a bordo della loro auto nella villa di famiglia a San Michele di Pagana, nel Tigullio. Un nucleo delle brigate rosse cercò di sbarrare loro la strada. Ci fu un inseguimento in cui Tom Ponzi ebbe la meglio. Arrivarono a casa dove trovarono i fili del telefono tagliati. A quel punto Tom Ponzi mise in mano alla figlia una pistola ed entrambi respinsero con un conflitto a fuoco quello che era il secondo tentativo di rapimento da parte delle BR. Fu anche a seguito dell’episodio che Miriam decise di trasferirsi all’estero dove poteva girare liberamente e senza scorta. Tornando ai giorni nostri, l’agenzia Tomponzi offre innumerevoli servizi a tutti coloro che credono nella sicurezza come valore primario e, dalle cronache di ogni giorno, si capisce che i clienti non mancano.
Miriam è categorica: “Rispetto ad altri paesi in Italia manca una cultura della sicurezza. Un esempio lampante sono le assunzioni. Ci sono persone che vengono assunte in industrie, ricoprendo anche ruoli importanti, fornendo curriculum fittizzi, o comunque passando da un’azienda all’altra senza che nessuno controlli se a questo passaggio corrisponda anche un passaggio di segreti industriali. Noi ci occupiamo anche di questo”. Certamente il dilagare della criminalità comune riguarda tutti e la Tomponzi investigazioni si sta interessando anche alla creazione di un progetto denominato Serenity, in collaborazione con altri enti, allo scopo di creare del personale di fiducia che possa essere impiegato nella vita di tutti i giorni.
“Assistiamo a casi di assunzione di badanti che poi sfruttano la loro posizione all’interno di una casa per ricattare, rubare e arrivare al sequestro delle persone anziane che hanno in cura. Casi spesso che non vengono alla luce, minisequestri lampo che si esauriscono con cifre intorno ai ventimila euro di riscatto e in poche ore”, continua Miriam che con una nota di rammarico ricorda i tempi in cui Tomponzi si poteva permettere di sfidare la sorte e sventare una rapina con un bleffe. Un sera rientrando a casa Tom notò due tipi sospetti che fuori da una banca si praparavano alla classica spaccata. Si appostò per poi sbucare all’improvviso fingendo di avere in tasca una pistola. I due quella sera non finirono in cella. Li convinse ad andare a cena con lui e quell’incontro per loro fu la salvezza. A distanza di anni i due aspiranti rapinatori riconobbero di aver dato una svolta alla loro vita grazie a Tom Ponzi, incontrato una sera sulla loro strada. Chiediamo a Miriam come si possano prevenire, nella vita di tutti i giorni, certe situazioni. Sorvolando sulla microcriminalità che è un problema nazionale, di uno Stato assente, lei risponde che dovremmo puntare sull’educazione dei giovani. "C'è troppo assenteismo da parte dei genitori unito a un finto ammodernamento del ruolo educativo. Quando poi ci si rivolge a un investigatore per informarsi sulle abitudini di un figlio e sulle compagnie che frequenta potrebbe già essere tardi...".
Ippolito Edmondo Ferrario, classe 1976, vive e sopravvive a Milano, dove si diletta a fare il mercante d'arte. Giornalista e scrittore, ha pubblicato numerosi libri dedicati a Triora, il famoso paese delle streghe, di cui è cittadino onorario, i noir Il pietrificatore di Triora col quale ha dato vita al detective Leonardo Fiorentini, suo alter ego, e Il collezionista di Apricale... e le stelle grondano sangue (rispettivamente Fratelli Frilli Editori, 2006 e 2007).
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