mercoledì 20 febbraio 2008

Il lupo, un'icona per la destra (di Luigi G. de Anna)

Articolo di Luigi G. de Anna
Dal Secolo d'Italia di venerdì 15 febbraio 2008

Il lupo, ancora lui sulle pagine dei quotidiani finlandesi. Un paio di settimane fa, a Laitila, nei pressi della mia città, ne è stato ammazzato uno. Era stato ferito, forse da una fucilata, o forse da un altro maschio del branco. Era necessario finirlo. È facile seguire le tracce di sangue sulla neve. E sul giornale ecco la sua foto, stecchito. Un lupo in meno. Non ce ne sono molti attualmente in Finlandia, circa 250, di cui una trentina nella Finlandiasud-occidentale. I lupi si sono comunque moltiplicati negli ultimi anni; del resto una coppia di questi animali può avere, nel corso della sua esistenza, quasi quaranta discendenti. Dalle mie parti è scoppiata la paura del lupo. Se uno di loro ha divorato una pecora, è successo in gennaio a Harjavalta, oppure si è sbarazzato di un cane troppo curioso, come è successo nello stesso mese a Nousiainen, subito gli abitanti della zona cominciano a gridare «al lupo, al lupo!» ed esigono che il branco venga sterminato. La paura naturalmente non è soltanto per l'integrità di Fido o del bestiame, ma soprattutto dei bambini, i quali, ora, vengono accompagnati a scuola in taxi o dai genitori a turno. Insomma, mentre in città si fa la ronda per difendere il cittadino da aggressioni di criminali, in campagna la si fa per proteggere dal lupo. A noi italiani questo atteggiamento sembrerà strano; infatti generalmente riteniamo che il lupo abbia da sempre il suo ricetto nel Profondo Nord, dove vive in comunione con l'uomo che ha imparato a rispettarlo. Niente affatto. Il lupo era prudentemente scomparso dal sud della Finlandia un secolo fa, facendo appunto la sua timida riapparizione in anni recenti. Ma la memoria umana non è così corta come forse il lupo sperava. Potremmo infatti dire che nel Dna di certi popoli, anzi forse di tutti i popoli, esiste un imprint che ci fa scattare obliati meccanismi di difesa quando sentiamo parlare di lupi. Il lupo uccide, ecco il messaggio che la nostra lontana eredità di cacciatori, e di cacciati, ci ha lasciato. E non importa se l'ultima vittima umana del lupo finlandese risale a più di un secolo fa, quando un lupo, probabilmente fuggito da un circo russo, tra il 1880-1881 sbranò 22 bambini da queste parti. E in India e in Afghanistan ogni anno i lupi uccidono ancora diecine di persone, là dove c'è poca cacciagione, ma abbondanza di bambini. Ma è anche vero che ogni anno in Finlandia l’automobile uccide almeno duecento persone e il lupo neanche una. In Europa, il lupo sta ritornando a riappropriarsi dei suoi antichi territori. Nel 2004 nelle Alpi francesi ha fatto fuori duemila pecore. E sono solo un'ottantina di predatori. La guerra contro di lui era iniziata nel medioevo, con Carlo Magno, e si era conclusa nell’Ottocento con il suo sterminio. È proprio il medioevo a rinvigorire il mito del lupo cattivo, infatti a causa della regressione degli abitati, esso arriva a farsi vedere perfino entro le mura di Roma.
Il lupo, ricordo di aver letto in uno dei tanti test del tipo «di quale tendenza politica sei?», veniva definito di destra. Sono pienamente d’accordo. Il lupo di oggi vive in piccoli branchi, è stato scacciato perché politically poco corretto, e si ostina a tornare. Il suo antenato è l’Apollo Licio adorato dagli Iperborei. Un ramo decaduto della famiglia è quello del licantropo, che resta però un aristocratico, visto che per ucciderlo ci vuole una pallottola d’argento. In Turchia ha come parente il “lupo grigio” di recente memoria e i nonni attaccavano i convogli alleati nell’Atlantico settentrionale per ordine dell’ammiraglio Dönitz. A Firenze, noi giovani, venivamo stimolati alla difesa nelle bagarre studentesche dal grido del nostro amico Gerd Hertel, «Lupi!». Tralascio il riferimento ai romanisti perché di calcio non me ne intendo.
Il lupo che nel 2004 ha fatto strage di transalpine pecorelle proveniva dal Piemonte, è stato accertato, probabilmente perché allontanato da chi controlla il territorio. Emigrato nel 1992 alla ricerca di nuovi spazi o perché il proprio habitat era divenuto invivibile. Noi a destra, dicevo, amiamo i lupi, anzi, essi sono parte del nostro patrimonio culturale e della difesa che facciamo dell’ambiente e della natura. Ma se vincerà la sinistra, cosa di cui dubitiamo, non emigreremo in Francia, cosa del resto inutile. Tanto, torneremo.
Luigi G. de Anna (3.8.1946), giornalista e scrittore, si è laureato in Lettere nel 1973 (Università di Firenze). Nel 1988 ha presentato la sua tesi di dottorato: "Conoscenza e immagine della Finlandia e del Settentrione nella cultura classico-medievale". Dal 1997 è professore di Lingua e cultura italiane presso l'Università di Turku, in Finlandia. Gran parte del suo lavoro di ricerca è incentrato sulle relazioni culturali tra Italia e Finlandia. A Turku, De Anna è stato fra i fondatori della Società di Lingua e cultura italiane che pubblica la rivista 'Settentrione'.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Adoro il lupo. Ma non è che la destra c'entri un granché. non credo che il capobranco si chiami Silvio... :)))