Dal Secolo d'Italia di sabato 29 marzo 2008
I repubblicani americani? Biechi guerrafondai. I democratici? Nobili pacifisti. È questa la vulgata più accreditata nelle interpretazioni made in Italy della politica a stelle e strisce. Quasi un dogma, tanto che di solito non serve a niente ricordare che in realtà sono stati i democratici a scatenare quasi tutte le guerre Usa. Vale la pena, allora, rileggersi il discorso che il candidato John McCain – che ha conosciuto la “sporca guerra” del Vietnam – ha tenuto nei giorni scorsi al World Affairs Council di Los Angeles. «Io detesto la guerra è esecrabile – ha detto McCain – ogni oltre limite. Quando le nazioni cercano di risolvere le loro divergenze con la forza delle armi, ne derivano tragedie incalcolabili. Le vite dei migliori patrioti nazionali sono sacrificate. Soffre e muore moltissima gente innocente...».
E ancora: «Una guerra non è riscattata o glorificata dal valore col quale è combattuta, né dalla nobiltà della causa che essa serve. Quali che siano le conquiste che essa apporta, sono sempre le perdite quelle che il veterano è propenso a ricordare. Soltanto un pazzo o un ciarlatano fa della spietata e feroce realtà di una guerra puro sentimentalismo. Per quanto inebriante possa essere la chiamata alle armi, per quanto giusta la sua causa, dovremo sempre versare lacrime per tutto ciò che va perduto quando la guerra ci impone il suo pesante scotto...». John McCain come Ezra Pound, il quale ripeteva: «La guerra è il sabotaggio più atroce».
E, in effetti, ascoltando il candidato repubblicano e veterano del Vietnam sembra di ascoltare le parole che il poeta americano scrisse in ricordo della generazione perduta nella prima guerra mondiale: «Morirono a migliaia, e i migliori, fra quelli, per una vecchia cagna sdentata, per una civiltà rattoppata». Forse, quindi, è arrivato il momento giusto che cada un altro preconcetto diffuso: è del tutto menzognera l’idea che a destra non si possa che essere a favore della guerra, di qualsiasi guerra. Perché la pace è un valore senza confini: né territoriali né ideologici. Né di destra né di sinistra.
E ancora: «Una guerra non è riscattata o glorificata dal valore col quale è combattuta, né dalla nobiltà della causa che essa serve. Quali che siano le conquiste che essa apporta, sono sempre le perdite quelle che il veterano è propenso a ricordare. Soltanto un pazzo o un ciarlatano fa della spietata e feroce realtà di una guerra puro sentimentalismo. Per quanto inebriante possa essere la chiamata alle armi, per quanto giusta la sua causa, dovremo sempre versare lacrime per tutto ciò che va perduto quando la guerra ci impone il suo pesante scotto...». John McCain come Ezra Pound, il quale ripeteva: «La guerra è il sabotaggio più atroce».
E, in effetti, ascoltando il candidato repubblicano e veterano del Vietnam sembra di ascoltare le parole che il poeta americano scrisse in ricordo della generazione perduta nella prima guerra mondiale: «Morirono a migliaia, e i migliori, fra quelli, per una vecchia cagna sdentata, per una civiltà rattoppata». Forse, quindi, è arrivato il momento giusto che cada un altro preconcetto diffuso: è del tutto menzognera l’idea che a destra non si possa che essere a favore della guerra, di qualsiasi guerra. Perché la pace è un valore senza confini: né territoriali né ideologici. Né di destra né di sinistra.
Conan non sono io, né so di quale collega sia lo pseudonimo. Sta di fatto che i suoi corsivi sono sempre interessanti e intelligentemente "provocatori". Li pubblico (e raccolgo) qui con l'intento di sottrarli alla breve vita dei quotidiani e confidando di alimentare - se vi va - un confronto sui contenuti.
2 commenti:
Mi viene in mente il primo Rambo di Ted Kotcheff, un uomo che per la patria da tutto, combatte una guerra sporca nel Sud Est Asiatico e fa il suo dovere. E quando rientra in patria la società americana lo respinge perchè è un perdente. La guerra del Vietnam rovinò un'intera generazione quelli che non morirono e tornarono in patria vennero messi ai margini perchè per la società americana i perdenti non esistono.
Giovanni
Una figura interessante, McCain.
Ma se fossi americano, voterei Obama.
Posta un commento